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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

IL TEDESCO, LINGUA DA DIFFIDARE


I tedeschi sono la rovina d’Europa con la loro mania dell’austerità. Esportano troppo e non comprano abbastanza all’estero. E sono sempre i meno pronti a obbedire quando il Mister President di turno invita a partecipare a qualche crociata mondiale in nome della democrazia a stelle e strisce da imporre con le armi a chi preferirebbe vivere a modo suo. Ora «The Guardian» scopre un nuovo bersaglio: la lingua di Goethe, troppo complicata e sessista.

In un articolo apparso la settimana scorsa si propone o si consiglia di abolire gli articoli Der, maschile, die, femminile, e il Das, per il neutro. Perché Spiegel, specchio, è maschile, e das Haus, la casa, è neutro? Non c’è alcuna logica nell’attribuzione di un sesso alle cose, e dietro si nasconde il secolare maschilismo dei tutori della lingua che da sempre sono signori professori.

L’inglese è più semplice, quindi più democratico. Si usa, come tutti sanno, solo il «the», immutabile per femminile e maschile, plurale e singolare. Anche in tedesco, per la verità, il plurale diventa identico per ogni genere, un «die» che semplifica la vita a chi sta imparando la lingua. Per l’autore dell’articolo sul «Guardian» si arriva all’orrore del neutro das per Mädchen, ragazza. Nasconderebbe un orribile sessismo: una giovinetta senza uomini non apparterebbe neanche al genere femminile. Rimane un ambiguo neutro. Qui, veramente, il critico britannico commette un clamoroso autogoal. È sempre insidioso avventurarsi nel campo della filologia e dell’etimologia se non si è esperti sul serio. Mädchen è neutro perché è un diminutivo, indicato dal suffisso «chen». Lo stesso avviene se si passa da Hund, cane, a Undchen, cagnetto. L’equivalente inglese non è «girl», ma «Maid», e basta leggere Shakespeare e i giochi di parole dal bizzarro all’osceno che compie con il termine, anche in «Giulietta e Romeo», per intuire che anche nella testa del commediografo si tratta di un neutro.

Certamente i generi sono rivelatori. Tod per i tedeschi è maschile, e rende difficile rendere certe favole e racconti in lingue dove diventa femminile. Per non parlare dei giochi poetici tra sole e luna: per Frau Merkel, Mond è maschile, e Sonne, il sole, femminile. Un «chiar di luno» è certamente meno romantico. Ma ci sono studi ponderosi e seri per spiegare le differenze tra i popoli che adorano «la» sole, e gli altri che all’italiana ne parlano al maschile. Perché per noi patria è femminile e per i teutonici Vaterland è un neutro? Ma sia l’italica madre patria che la patria senza sesso di Bismarck e di Hitler di tanto in tanto mandano i suoi figli a morire in guerra.

Perché mai sarebbe sessista una lingua che distingue tra Cancelliere, Bundeskanzler, il titolo di Helmut Kohl, e Frau Bundeskanzlerin, signora cancelliera per la signora Merkel? Il Guardian sarebbe favorevole a usare il das per entrambi, Cancelliere diventerebbe un neutro, buono per tutti. A parte le disquisizioni linguistiche, che io trovo divertenti e che probabilmente altri trovano noiose e prive di senso, mi sembra preoccupante la posizione del «Guardian», che non è isolato. Tra una lingua elegante ma complicata e un’altra in apparenza più semplice (l’inglese lo è solo al primo livello), bisogna spianare tutto verso il basso.

Una difficoltà sarebbe antidemocratica? Lo stesso è purtroppo già avvenuto con il corsivo che, seguendo l’esempio americano, viene abolito in diverse scuole. I bambini imparino a scrivere solo in stampatello, tanto nessuno più scrive a mano. E aboliamo anche i congiuntivi che sono una complicazione: servono solo a segnare una differenza di classe tra chi li usa e chi ne è incapace? E i tedeschi scontano i pregiudizi negativi: si può avere fiducia in un popolo che ha tre articoli invece di due, o di uno solo? Dietro il «das» si nasconde il germe del nazismo?