Marco Fattorini, Linkiesta 2/4/2014, 2 aprile 2014
LA COMUNICAZIONE DORATA DI ANAS
Roma, quartiere San Giovanni. Sampietrini che intarsiano la strada e palazzi ottocenteschi a decorare i viali. Una berlina scura con la paletta che sbuca sul cruscotto si ferma davanti al portone di uno stabile per attendere l’arrivo del passeggero. Lo raccontano i residenti, lo verifica pure Linkiesta che alla buon’ora passeggia da quelle parti. Chi vive lì ci ha fatto l’abitudine: «Sono quasi dieci anni e talvolta sul tettuccio della macchina c’è anche il lampeggiante». In molti si sono chiesti chi fosse il destinatario di un trattamento così particolare, quel misterioso personaggio prelevato al mattino e riportato a casa la sera da quella che sembra un’autoblu con autista, munita di quelli che paiono i segni distintivi solitamente in dotazione alle forze dell’ordine (luce blu e paletta). «Si sono alternate auto e autisti, ma la personalità è sempre la stessa. Un alto funzionario dello Stato o un magistrato a rischio?».
Il passeggero si chiama Giuseppe Scanni, giornalista professionista classe 1949 con un passato importante nel Psi, collaboratore di Bettino Craxi e responsabile degli affari internazionali del partito, un ventaglio di relazioni con i socialisti europei ed editorialista per Il Giornale, Il Tempo e L’Opinione. Ha lavorato all’ONU ed è stato decorato al Quirinale con l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Dal 2006 è il direttore delle relazioni esterne e dei rapporti istituzionali di Anas, la holding partecipata al 100% dal ministero dell’Economia che gestisce la ragnatela stradale italiana. Anche al netto di Scanni - per alcune fonti la necessità di prelevarlo e riportarlo a casa dipenderebbe da problemi di salute -, nei mesi in in cui il governo Renzi vende le autoblu all’asta su Ebay e dichiara guerra agli stipendi dei manager pubblici, il colosso delle strade continua a mettere su asfalto Land Rover Freelander, Ford Mondeo, Volkswagen Passat e Lancia Thesys per il trasporto dei propri manager. Secondo quanto riferisce Wikispesa, l’enciclopedia sugli sprechi edita dall’Istituto Bruno Leoni, godono di un’auto di servizio personale con autista il numero uno di Anas Pietro Ciucci, i condirettori generali, i direttori centrali e regionali oltre al sopracitato Giuseppe Scanni. Gli altri dirigenti devono accontentarsi della condivisione di autisti e parco auto a disposizione degli uffici.
Anas gestisce 25.000 chilometri di strade e ha in pancia oltre 6.000 dipendenti, 190 dei quali dirigenti. Amministratore unico è Pietro Ciucci, presidente e amministratore delegato. Ex direttore generale dell’IRI, già nei cda di Alitalia e Banca Popolare di Roma, Ciucci è stato tra i grandi sponsor del ponte sullo stretto di Messina, guidando fino a maggio 2013 anche l’omonima società concessionaria per la progettazione e la realizzazione dell’opera. A capo dell’Anas dal 2006, con lui il gestore ha raggiunto per la prima volta nella sua storia di spa l’utile di bilancio. Nel 2012 Ciucci guadagna 750.000 euro, cui segue una determinazione del Cda per stabilire nel 2013 un compenso di 301.000 euro. Eccesso di zelo? Dal 1° aprile 2014 è entrato in vigore il decreto ministeriale 166/2013 che fissa un tetto di 311.658,53 euro per l’amministratore delegato e 93.497,56 euro per il presidente, questione che il gigante delle strade aveva già risolto. Al contrario del collega delle Ferrovie Mauro Moretti, il capo di Anas non ha alzato le barricate e in un’intervista a La Repubblica rilancia: «Sono rimasto a lavorare con impegno se possibile ancora maggiore, anche se non nego che occorre fare chiarezza su questo tema, cercherei di evitare giudizi affrettati e ingiusti su professionisti che in gran parte dei casi si sono meritati la posizione che ricoprono dopo decenni di duro lavoro. E forse sarebbe il caso di guardare al metodo, alle regole per determinare la giusta retribuzione».
Il limite di legge ai superstipendi non ha però effetti nelle compagini che emettono strumenti finanziari e proprio lo scorso agosto lo statuto di Anas è stato modificato con l’introduzione della possibilità di emettere strumenti finanziari. Nel colloquio con La Repubblica Ciucci avverte: «L’applicazione di un tetto comporterà nell’ambito delle società distorsioni gravi, avverrà facilmente che il capo azienda possa avere un compenso inferiore ai suoi collaboratori diretti». In Anas questo non avviene, ma i condirettori generali possono superare i 200.000 euro mentre i direttori centrali o regionali godono mediamente di un trattamento economico vicini ai 200.000 euro, con i semplici dirigenti che intascano circa 100.000 euro annui. Wikispesa annota che nonostante le statuizioni del decreto legislativo 33/2013 «Anas non ha ancora pubblicato compensi, curricula e redditi di tutti i propri dirigenti, non risultano trasparenti nemmeno le composizioni delle commissioni di gara, gli importi degli affidamenti diretti, le consulenze, le procedure di nomina ecc». Sul proprio sito internet il colosso delle strade ha dedicato un’apposita sezione alla “Trasparenza”, ma secondo l’Ibl si tratta di «dati generici e non approfonditi, spesso anche lacunosi».
A proposito di trasparenza, in casa Anas la comunicazione è uno dei biglietti da visita su cui il management spinge da anni. Oltre al servizio Twitter, alle infoline (c’è un numero dedicato alla Salerno-Reggio Calabria) e ai servizi del “CCIS Viaggiare informati”, l’Anas si è dotata di web tv e radio. Realizzato da un’azienda esterna, lo studio Carlo Mameli, il canale on demand offre come prodotto di punta il telegiornale delle infrastrutture, in onda su internet dal 23 gennaio 2014, dal lunedì al venerdì. Oltre alle informazioni sul traffico il palinsesto prevede anche eventi aziendali, conferenze del presidente, meeting dei dirigenti e premiazioni, compresa la presentazione di una ricerca commissionata all’Ispo di Renato Mannheimer dal titolo “L’atteggiamento verso le grandi infrastrutture e l’immagine di Anas presso la popolazione degli opinion leader”. Secondo Il Fatto Quotidiano il sondaggio è costato almeno 100.000 euro mentre la tv richiederebbe 177.000 euro annui solo per regia e produzione, con cinque o sei giornalisti dell’ufficio stampa impegnati. Sempre il giornale di Padellaro fa la conta delle attrezzature in dotazione alla rete casalinga: «Telecamere digitali, studio in chroma key, studio di montaggio, sala operativa, pareti radiocomandate di apertura e chiusura degli ambienti, vetri che si oscurano con un clic. Roba da televisione di punta e materiali nell’ordine di centinaia di migliaia di euro».
Oltre alla tv c’è la testata giornalistica online “Le strade dell’informazione” dove lavorano una ventina di persone più una decina di collaboratori. È la comunicazione di Giuseppe Scanni che intervistato a gennaio dall’ufficio stampa del colosso stradale tracciava la linea: «Il web non costa quasi nulla e ci consente di arrivare in qualsiasi parte d’Italia a costi accettabili, abbiamo creato un network informativo complesso, Pietro Ciucci ci chiese di avere il massimo della trasparenza e di pubblicizzazione dei sistemi aziendali. D’altronde la nostra mission è costruire e manutenere, aiutando a garantire la sicurezza stradale». Dall’asfalto all’etere l’attenzione di Anas all’immagine aziendale è una costante e l’enciclopedia dell’Istituto Bruno Leoni la descrive così: «Un’enorme struttura a staff del presidente Ciucci di circa 50 unità tra funzionari, autisti e impiegati, quattro dirigenti e un direttore centrale. E una struttura apposita si occupa di inaugurazioni ed eventi di rappresentanza». Nel 2009 andarono via 500.000 euro tra pubblicità, sponsorizzazioni, partecipazioni a fiere e congressi. Ma nelle intenzioni di Anas l’esercito delle relazioni esterne «assicura la tutela e la valorizzazione dell’immagine aziendale presso gli stakeholder, attraverso la definizione e la realizzazione di piani promozionali e la gestione dei rapporti con il mondo dell’informazione e della cultura».
Intanto nel paese reale ballano anche altri dati. Come «i cantieri della vergogna» sulla Statale 131 in Sardegna dove ritardi, appalti e inchieste della magistratura complicano un dossier in predicato di sfornare nuove polemiche. Riesumata negli ultimi mesi da un emendamento della Lega, spicca l’eterna querelle sul pedaggio da far pagare o meno alle migliaia di romani che percorrono il Grande Raccordo Anulare, anello stradale che dà ossigeno alla mobilità della Capitale ed è gestito da Anas. Infine si trascina il calvario della Salerno-Reggio Calabria che dopo la promessa inevasa dell’ex ministro Passera («chiusura dei cantieri entro fine 2013») vede aggiungersi nuovi capitoli a una storia infinita: a gennaio 2014 si registravano 13 chilometri di cantieri aperti e 58 non ancora finanziati per i quali servono 3 miliardi di euro. E su questi numeri non c’è comunicazione che tenga.