Tino Oldani, ItaliaOggi 4/4/2014, 4 aprile 2014
LA SINISTRA SBAGLIA A SOTTOVALUTARE IL «DUDÙ ACT» PER IL WELFARE ANIMALE IN ITALIA I PROPRIETARI DI CANI SONO 7 MILIONI (14,5 CON I GATTI) E VOTANO
Prendere sottogamba il «Dudù act», o peggio scherzarci sopra come una trovata disperata di Silvio Berlusconi per racimolare voti alle prossime europee, può essere l’ennesimo errore della sinistra e di tutti gli avversari dell’ex Cavaliere. Le 54 slide confezionate da Renato Brunetta e inviate il primo aprile ai deputati di Forza Italia per indottrinarli sulla materia, vengono da lontano, e confermano, una volta di più, l’abilità di Berlusconi non tanto nel «capire la pancia degli italiani», bensì nel creare dal nulla un nuovo mercato elettorale, coltivarlo con metodo, e attingervi a piene mani al momento giusto: le elezioni. Fateci caso. Da circa due anni, il Tg5 che va in onda la domenica all’ora di pranzo trasmette regolarmente un ampio servizio in difesa degli animali, con l’immancabile dichiarazione di Michela Vittoria Brambilla, che per prima ha portato i temi animalisti nel bagaglio politico di Berlusconi e di Forza Italia, facendo una concorrenza sistematica ai movimenti animalisti in scena da anni, quasi tutti vicini alla sinistra.
Su input della Brambilla, non c’è una sola mostra canina in Italia o nel mondo che sfugga alle telecamere del Tg5, con l’immancabile esaltazione dell’affetto che i cani sanno trasmettere agli uomini e alle donne che ne hanno cura. «Un affetto non sempre ricambiato», sostiene Brunetta nella premessa del «Dudù act», per cui si rendono necessarie alcune riforme per garantire il «welfare animale», ovvero «la salute e il benessere dell’animale domestico». Sempre su Canale 5 va in onda, ogni sera, Striscia la notizia, che sovente dà ampio spazio alle denunce di Edoardo Stoppa, specializzato nel trovare casi di maltrattamenti inflitti agli animali: canili sovraffollati e ridotti come lager; allevamenti dove cavalli, mucche, pecore e agnelli sono tenuti prigionieri nel luridume, denutriti e malcurati, fino a morirne; traffici clandestini di cani di razza da vendere in Italia o di animali da destinare ai laboratori come cavie, con immagini sempre crude. Una difesa sistematica (per molti aspetti condivisibile) di quelli che la Brambilla e Brunetta ora definiscono «i diritti» degli animali, muovendo a compassione i telespettatori che li amano
I numeri in ballo sono di tutto rispetto. Il Tg5 e Striscia la notizia hanno una audience media di circa 5 milioni. Molti di questi rientrano tra i 7 milioni di italiani che, secondo l’Eurispes, posseggono un cane, e tra i 7,5 milioni che hanno un gatto in casa. Altre fonti stimano in almeno dieci milioni i proprietari di cani: donne e uomini per lo più avanti con l’età, che hanno trovato in un animale domestico un rimedio alla solitudine. Dunque, una platea potenziale di circa 15 milioni di persone, sensibili ai temi animalisti. Con le sue tv, Berlusconi ha coccolato e coltivato questa platea per due anni, e ora ha deciso di passare all’incasso politico, forse incoraggiato da qualche sondaggio mirato.
Di sicuro, tra coloro che posseggono un cane o un gatto, molti votano a sinistra e si identificano con Massimo D’Alema che porta a spasso Penelope, il suo labrador nero. Che cambino idea in seguito al «Dudù act», è da escludere. Ma anche quelli che già votavano Berlusconi non hanno certo bisogno dei suggerimenti di Brunetta sui cani per rifarlo: sono voti già acquisiti. E visto che non sarà con Dudù che si potrà portare via voti a Grillo, non resta che un quarto aggregato: i tantissimi italiani che nei sondaggi si astengono, oppure hanno deciso di non votare più perché delusi dai politici, vale a dire un buon 50 per cento degli elettori. Tra di loro, vi sono certamente anche milioni di proprietari di cani e gatti, ed è sulla loro passione per i quattro zampe piuttosto che sulla rivoluzione liberale promessa e mai attuata, che Berlusconi punta per convincerli a uscire dall’indecisione e averne il voto.
È solo così che si spiega la seconda fase. Nella prima, con le tv, Berlusconi ha creato dal nulla un nuovo bacino elettorale, giocando sui sentimenti. Con la seconda, va al sodo. Le 54 slide di Brunetta sono la piattaforma politica e culturale di una campagna elettorale a cui gli altri partiti, sinistra in testa, si presentano impreparati. C’è lo studio accurato dei modelli di «welfare animale» messi in pratica in altri paesi, a cominciare dall’Inghilterra, dove il primo provvedimento a tutela di cani e gatti risale al 1882, a cui è seguito l’Animal welfare act. C’è il modello americano. C’è la normativa europea, e c’è la legge italiana che nel 2013 l’ha recepita con norme ancora più restrittive, vietando la vivisezione e l’allevamento (ma non l’utilizzo) di cani, gatti e primati destinati agli esperimenti scientifici. Un risultato di cui la Brambilla si è intestata il merito. Attirandosi però le critiche degli scienziati che si sono visti privati di colpo della cavie di laboratorio.
Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, sostiene che «è diventato impossibile fare ricerca bio-medica in Italia». Il motivo? «Abbiamo recepito una direttiva europea peggiorandola. Vietando gli etero-trapianti non potremo più sperimentare tumori sui topi, trasferire elementi di maiale, non potremo più condurre studi sulle droghe e saremo impediti anche nell’uso o meno di un’anestesia: una vera stupidaggine». Insomma, per Garattini «non potremo competere con altri progetti europei di ricerca». Forse ha pure ragione. Ma purtroppo per lui i ricercatori sono pochi sul mercato elettorale, uno zero virgola qualcosa messi a confronto con milioni di animalisti. E il Berlusca avrà pure dei difetti, ma ha sempre dimostrato di saper fare bene i conti.