Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 04 Venerdì calendario

COSÌ TRAMONTA LA SORGENIA DELL’ING


Là dove fino a ieri c’era Cir sulla tolda di comando di Sorgenia ora sono pronte ad accomodarsi Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm. Ovvero le sei banche (delle 21 complessive) più esposte con il gruppo energetico guidato dall’ad Andrea Mangoni (che dovrebbe restare al suo posto), indebitato per oltre 1,8 miliardi. Ad avere il ruolo di maggior peso sarà Rocca Salimbeni, visto che vanta un credito superiore ai 600 milioni, quindi un terzo dell’esposizione totale della società creata nel 1999 dalla holding dei De Benedetti per lanciare la sfida sul mercato energetico e scommettere sulle rinnovabili in Italia e in Francia. L’azienda, che fino al 2011 era il fiore all’occhiello di Cir (garantisce ancora più del 50% del giro d’affari), invece negli ultimi due anni ha sofferto il calo dei consumi energetici e la crisi generale dei mercati. In questo contesto, il fardello del debito e i relativi oneri finanziari hanno inciso significativamente sui conti del gruppo, costretto all’angolo e con una liquidità limitata a qualche mese nonostante l’ultima cessione: 20 milioni per i 5 mw venduti a Contourglobal.
Così, dopo mesi di lunghe trattative tra Cir e istituti di credito, non trovando un accordo sulla manovra finanziaria da 600 milioni e, in particolare, sul cash che doveva garantire la holding dei De Benedetti, gli istituti di credito hanno rotto gli indugi. Anche per evitare la scure dell’asset quality review imposta loro dalla Bce. Arrivati a un punto di non ritorno (Cir offriva cash per 100 milioni, le banche ne chiedevano 130-150 milioni), i legali e gli advisor dei 21 istituti hanno messo a punto la lettera con la proposta di conversione di parte del debito (400 milioni) che sarà recapitata a ore, forse già oggi, al più tardi nel fine settimana. Se come pare non ci saranno rilanci dell’ultima ora da parte della finanziaria, si procederà con l’operazione e il controllo passerà da Cir e dal socio austriaco Verbund alle banche. «I legali sono al lavoro per limare la proposta, che dovrebbe arrivare fra stasera e domani (ieri e oggi, ndr)», hanno dichiarato ieri alcune fonti coinvolte nell’operazione all’agenzia Reuters.
A questo punto la nuova proposta dovrebbe prevedere un aumento di capitale fino a 400 milioni per convertire i debiti in azioni, mentre per altri 200 milioni ci sarebbe la conversione di debiti in strumenti partecipativi. Messe a punto le ultime tecnicality si passerà all’azione e già nei prossimi mesi si potrà assistere al passaggio del controllo.
Ieri, intanto, è stato trovato un accordo quadro per tutti i lavoratori dell’indotto di Tirreno Power (la filiera e quelli impiegati in manutenzioni e pulizie). È quanto è stato deciso ieri nel vertice tra sindacati, Regione Liguria e Provincia di Savona che si è svolto all’Unione Industriali di Savona. L’accordo prevede la cassa ordinaria per quanti hanno diritto e la cassa in deroga per tutti gli altri operai che non hanno una copertura con gli ammortizzatori sociali. La cassa in deroga avrà una copertura di 13 settimane.