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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

«NON CHIAMARE, SONO ALL’ESTERO». LA UE CANCELLA LA TASSA-ROAMING


L’inferno sono gli altri, quando compaiono sul display del telefono. Qualunque sia il nome in rubrica, vorrà qualcosa. Se è un figlio vorrà che tu gli faccia una ricarica (il Nobel per la matematica andrà a chi saprà calcolare le infinite volte in una sola stagione in cui un figlio finisce il credito sul cellulare). Se è un marito vorrà sapere dovo sono le camicie e, per sentirsi dire «Nel cassetto delle camicie in cui stanno da vent’anni», chiamerà te che sei in riunione o in viaggio. O magari in una sala operatoria dove stai intervenendo su un paziente a cuore aperto. Se è un capufficio, vorrà chiederti «un pezzo sulla fine del roaming, ma che sia geniale». L’inferno è sul display. Che almeno sia gratis.
Dalla fine del 2015, dunque, non si paga più per ricevere telefonate quando ci si trova all’estero. L’abbattimento dei costi vale solo nei Paesi europei, per la verità, dove erano già piuttosto bassi e ogni compagnia telefonica aveva ormai delle opzioni forfettarie per le quali ricevere e telefonare ti costava più o meno quanto in Italia. Tuttavia, il passaggio ha la potenza simbolica che ha sempre tutto ciò che prima si pagava e ora è gratis (gratis è quella parola magica per cui, coi bollini della raccolta punti del supermercato, smaniamo per accaparrarci delle pirofile che non avremmo mai comprato e che non useremo mai).
Dalla fine del 2015, nulla sarà più come prima. Tanto per cominciare, non imprecheremo quando accenderemo il telefono appena atterrati (di nascosto, perché non possiamo mica aspettare che si aprano le porte dell’aereo come da regolamento, abbiamo urgenze improrogabili quali la scelta del ristorante per stasera). Finora, dei dieci messaggi di cui ricevevamo notifica riaccendendo, otto erano della compagnia telefonica. Che ci spiegava quale fosse il prefisso estero, e quale la tariffa, e quali i numeri per attivare la segreteria, e altre mille cose che, anche se andavamo all’estero tre volte a settimana, ci notificava ogni volta. A spese nostre, giacché anche ricevere un sms aveva un costo. Quegli sms lì erano la versione industriale delle chiamate a carico del destinatario che, trent’anni fa, facevamo ai nostri genitori quando eravamo in viaggio.
Oggi no. Oggi i figli che si trovano all’estero protestano se li chiami, perché gli stai consumando il credito (che comunque hai pagato tu), e i figli che ti chiamano – dall’estero, o da casa quando sei in viaggio tu – lo fanno per la solita ragione: devi far loro una ricarica, perché dovunque si trovino l’avranno comunque finita. Dalla fine del 2015 non potranno più colpevolizzarti per averli fatti restare senza credito – con quella tua unica chiamata di cinque secondi per sapere se fossero vivi o morti dopo quindici ore di silenzio dall’atterraggio – ma comunque avranno bisogno di una ricarica. Il vantaggio sarà che, senza i costi di roaming, potrai tenerli al telefono – prima di dire «va bene» e fare ciò che vogliono da te – per lunghi minuti in cui spiegar loro com’era verde la nostra valle quando dovevamo fare le interurbane con un sacchettino di gettoni. Penseranno di avere dei genitori rimbambiti, ma tanto lo pensano comunque.
Infine, dalla fine del 2015, sarà più facile volere bene all’amico delle Brooks Brothers. Ne abbiamo tutti uno: quand’eravamo giovani voleva un orologio Swatch, se è femmina vorrà certi dolcificanti senza aspartame. Insomma, quello che quando vai all’estero ti chiede di portargli qualcosa, e tu gli dirai ancora di sì, ma non come ora. Ora, per un altro anno e mezzo, funziona che t’incarichi dell’acquisto e lui, invece di tacere ed essere grato, si preoccupa dei dettagli. Hai fatto attenzione alla misura di collo? È slim-fit? Non avrà mica i bottoncini? Il telefono squilla immancabilmente mentre sei nel negozio; la prima volta fingi di non sentirlo, ma lui insiste. Sa che sei lì. Gli avevi detto che saresti andato a prendergliela subito prima di ripartire. Alla fine rispondi, calcoli mentalmente quanto ti stia costando la telefonata, e sbotti che comunque quelle camicie lì ormai si trovano anche in Italia. Certo, ma costano di più, ti precisa lui. Mentre tu stai pagando la differenza in scatti alla risposta.