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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

STROMBERG: QUESTA ATALANTA SEMBRA LA MIA

Glenn Stromberg viaggia più ora che ha festeggiato i 54 anni di quando giocava: commentatore del calcio inglese per SVT – canale pubblico svedese – e Viasat, l’attività di import di prodotti di cucina italiani del suo Paese, il sito personale. Bergamo è però la sua casa, dove abita con la moglie Simona e le tre figlie, Erika, Ylenia e Giulia. L’Atalanta è la squadra della sua vita: 8 stagioni, 273 presenze, capitano delle tre avventure europee in cui la prima, nel 1987-88, vide i bergamaschi, in quell’annata in serie B, arrivare in semifinale di Coppa delle Coppe. Furono fermati dal Malines. L’ultima partecipazione risale alla Coppa Uefa 1990-91: Atalanta eliminata ai quarti dall’Inter. Nel 2014, a Bergamo si torna a sognare l’Europa.
Stromberg, che cosa accomuna l’Atalanta di ieri a quella di oggi?
«Lo spirito. La mia Atalanta era una squadra di combattenti, ma anche di discreta qualità tecnica. Quella attuale ha l’animo della provinciale, con una base di giocatori interessanti: Bonaventura, Cigarini, Denis, De Luca».
Colantuono può essere accostato a Sonetti, Mondonico e Giorgi, gli allenatori di quegli anni?
«Penso proprio di sì. Colantuono ha trovato il feeling giusto con Bergamo e sa gestire bene una squadra che sa di essere la miglior provinciale del calcio italiano, ma aspira a qualcosa di più».
L’Europa che cosa rappresenta quindi?
«Una magnifica evasione. Quelle tre partecipazioni alle coppe furono un’avventura straordinaria. E se chiedi all’atalantino doc le gare della sua vita, ti risponderà le semifinali con il Malines».
I giocatori che possono arrivare lontano?
«Bonaventura, che ha già messo piede in Nazionale. Poi Cigarini e De Luca. Denis è determinante».
Qual è stata la chimica che ha reso splendido il rapporto Stromberg-Bergamo?
«Quando arrivai, nel 1984, il vostro era il campionato più bello del mondo. Da voi c’erano tutti i migliori: Maradona, Platini, Falcao, Zico, Rummenigge. L’Italia mi apparve bellissima. Mi conquistarono il modo di vivere, la cucina, le atmosfere».
L’estate scorsa c’è stato l’episodio della festa con la goliardata del carrarmato atalantino che calpestava un’auto con i colori della Roma.
«Ho già detto che non sapevo nulla. Mi chiesero di salire su quel carro, ma non potevo immaginare una cosa del genere. Mi spiace perché la Roma è sempre stata la mia seconda squadra. La seguivo dai tempi di Liedholm. Ci sono andato spesso, la adoro».
Si ritirò presto, nel 1992.
«Non volevo trascinare i miei anni in campo. Nel 1991 ebbi un problema al collo. Mi ripresi, tornai a giocare e nell’aprile 1992 annunciai il ritiro. Persi l’Europeo in Svezia, ma il mio fu un atto di onestà».
Come è cambiata l’Italia da allora?
«In politica c’erano problemi allora e ci sono oggi. La diversità è la crisi economica. Oggi si vedono più persone in difficoltà, ma voi italiani avete una dote: nei momenti peggiori, date il meglio di voi stessi. Se posso dare un consiglio, pensate ai giovani: non togliete loro la possibilità di sognare».
E’ cambiata anche la Svezia: un morto a una gara di calcio non si era mai visto.
«La Svezia non è più il paradiso degli anni Settanta perché l’abbassamento della pressione fiscale che aveva raggiunto livelli insostenibili ha indebolito lo stato sociale e l’immigrazione non è stata gestita bene. Il calcio ha sbagliato a sottovalutare il fenomeno. I nostri dirigenti dicevano “certe cose da noi non accadranno mai” e invece si sono verificate».
Che cosa avrebbe fatto Stromberg se non avesse scelto il calcio?
«A scuola ero bravo in matematica e ho sempre avuto la passione per la Borsa».
Segue la Premier e vive a Bergamo: Italia-Inghilterra al Mondiale?
«Italia più forte, Prandelli perfetto come c.t.».