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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

GLI ARRESTI SCATENANO RABBIA E IRONIA «ORA RIVOLTA FISCALE»


Oltre a una vasta notorietà, ai 2 milioni 360 mila voti dichiarati e ai guai giudiziari (i 24 arresti ordinati dalla Procura di Brescia) gli indipendentisti veneti con il plebiscito digitale di Gianluca Busato hanno conquistato anche la loro roccaforte. Su Castelbrando, un’antica fortezza trasformata in hotel a 5 stelle nel comune di Cison di Valmarino, sventolerà presto la bandiera di San Marco. È stato Massimo Colomban, fondatore del colosso industriale veneto Permasteelisa, a mettere il castello a disposizione di partiti e movimenti che chiedono la secessione nel corso del talk serale in diretta di Rete Veneta cui hanno partecipato, oltre allo stesso Busato, ingegnere trevigiano, anche Alessio Morosin di Indipendenza veneta e Luca Azzano Cantarutti di Veneti Indipendenti, entrambi avvocati. Il prossimo primo maggio sarà con tutta probabilità occasione del primo raduno della galassia venetista nel castello «per festeggiare il lavoro a modo nostro » ha suggerito Cantarutti. Facile prevedere che saranno molti i militanti dei movimenti che prenderanno parte al grande raduno. Dove i dieci delegati dello Stato veneto e indipendente proclamato venerdì scorso in Piazza dei Signori a Treviso spiegheranno il loro job act e lanceranno la disobbedienza fiscale totale. «Prima demolisco i miei capannoni con la ruspa per non pagare l’Imu!», annuncia gridando un imprenditore che ha fatto irruzione negli studi dell’emittente, «e poi vengo anch’io a far baldoria!».
La rabbia e l’indignazione per quella che il governatore Luca Zaia ha definito una retata a orologeria avvenuta a poche ore dall’approvazione del referendum istituzionale stanno montando a vista d’occhio. I social network (su Facebook la pagina sarcastica “Artigiani veneti che costruiscono tanki mortali” ha superato i 10mila mi piace) e le emittenti locali sono lastricati di messaggi che gridano allo scandalo, che chiedono l’immediata scarcerazione dei “patrioti”, che parlano di uno Stato centrale capace di scendere a patti con la mafia, di abolire il reato di clandestinità e di svuotare le carceri, terrorizzato dall’onda indipendentista che dal Veneto potrebbe arrivare anche in Friuli Venezia Giulia e in tutto il Nord. Spaventato a tal punto «da lanciare un avvertimento con la cattura di un gruppo di innocenti e inventandosi reati gravissimi a carico di uomini come Franco Rocchetta che non farebbero male a una mosca». Non mancano sui siti online le parodie che simulano assalti fantozziani al Campanile, ben diversi da quello al Campanile dei Serenissimi di 17 anni fa. Così si vedono Paolo Villaggio e il ragionier Filini che vanno all’assalto su improbabili macchine da guerra. «Passiamo dal salame alla dinamite», hanno titolato i giornali riportando un’intercettazione telefonica dei separatisti. «Ma è un modo di dire!», bercia un padovano che vuole l’indipendenza «trovatemi le armi, non ci sono cannoncini ma un tubo di ferro, più facile che sui cingolati scoprano vino, polenta e osei!». Fioccano gli sms contro Renzi che mette le mani sul titolo quinto per togliere autonomia anche alle Regioni virtuose. E al telefono un anziano chiede quali attentati potrebbe mai poter compiere la casalinga Maria Marin, cui era andato un assegno del Fondo veneti schiacciati dalla crisi, frutto della colletta dei telespettatori per le famiglie passate dal benessere alla miseria. Il marito viene assediato dai giornalisti: «Mia moglie capo dell’eversione veneta? Ma non fatemi ridere!». A poche ore dal blitz dei carabinieri che a Casale di Scodosia, nel Padovano, ha portato alla scoperta di una ruspa trasformata in tanko... «Ma quale tanko! È un carro allegorico per carnevale! », hanno protestato in molti via sms, Busato, Morosin e Cantarutti ospiti di Rete Venata hanno ipotizzato l’unione dei gruppi che vogliono la secessione. In Consiglio regionale è finalmente passata la proposta di legge 342 per il referendum consultivo che consentirà a 5 milioni di veneti di rispondere alla domanda «Volete una Repubblica Veneta indipendente e sovrana?». Ma ora c’è chi nel veneziano Palazzo Ferro Fini, affacciato sul Canal Grande, propone un secondo referendum con cui ci si potrà esprimere non sull’indipendenza ma su una maggiore autonomia locale. Gennaro Marotta, consigliere regionale dell’Italia dei valori, propone addirittura un’altra soluzione: annettere il Veneto al Trentino- Alto Adige per avere automaticamente uno statuto speciale. «Laciateci votare», taglia corto una signora vicentina «chi vi dice che non vinca il no all’indipendenza?».
«Ma questo Stato - twitta un indignato speciale - non ha niente di più serio di cui occuparsi? Chiudono mille aziende al giorno, i giovani se ne vanno all’estero, la gente muore di fame e questi perdono tempo a inseguire fantasmi!».