Giovanni Bignami, La Stampa 4/4/2014, 4 aprile 2014
Guerra fredda anche nello spazio Giovanni Bignami Speriamo che sia una notizia farlocca, anche se è del New York Times
Guerra fredda anche nello spazio Giovanni Bignami Speriamo che sia una notizia farlocca, anche se è del New York Times. Un memorandum riservato della Nasa parla di nuove direttive internazionali per la collaborazione spaziale con i Russi, dopo l’intervento di Putin in Crimea. La Nasa, dice il Nyt, sospende ogni contatto con la Russia dello spazio, incluse trattative sui progetti in corso e futuri, visite di personale americano e perfino e-mail, teleconferenze e videoconferenze. C’è anche il nome dell’autore della direttiva: nientemeno che Michael F. O’Brien, il vice-amministratore per le relazioni internazionali. Dal quale, almeno finora, non si riportano smentite o commenti. Speriamo che sia farlocca, dicevo, anche perché la notizia è completata dalla seguente perla: si interrompono sì tutti i rapporti spaziali, tecnici o commerciali che siano, tranne, naturalmente, l’accesso (andata e ritorno) alla Stazione Spaziale Internazionale (Ssi). E vorrei vedere: ricordiamo che, da quando ha dovuto mettere in pensione lo Shuttle (vecchio di 40 anni), la Nasa non ha più modo di mandare in orbita esseri umani, compresi i propri astronauti alla Ssi. Per farlo, deve ricorrere ai Russi, ed alla loro cara vecchia capsula Soyuz, uno scomodissimo resto dell’era post-Gagarin. Brutta e scomoda finché si vuole, ma molto affidabile perché provata da innumerevoli voli, la Soyuz, lanciata con vettore russo da Baikonur, è l’unico modo per andare e tornare dalla Ssi. Naturalmente, gli affari sono affari: un posto sulla Soyuz ad ogni non-russo costa oggi 70 milioni di dollari: prendere o lasciare. E, giusto una settimana fa, un astronauta Nasa è partito, insieme con due russi, per la Ssi, dove ora si trova. Fossi in lui, guarderei dal finestrino un po’ preoccupato. Cosa succede, mi chiederei, se i russi dicono «nyet» ad ulteriori passaggi Usa sulla Soyuz, vista l’attitudine della Nasa (almeno secondo il Nyt)? Più in generale, se Putin decidesse che può fare a meno dei 70 milioni per astronauta americano, come farebbe la Nasa a gestire la (largamente sua) Ssi? Lo stesso, peraltro, si potrebbe applicare anche agli astronauti Esa, e quindi anche italiani, se partisse questa specie di gioco al massacro spaziale. Per fortuna c’è il Cospar, il Comitato mondiale per la ricerca spaziale, che oggi presiedo. Da tempo avevamo pianificato proprio a Mosca, in agosto, la prossima assemblea generale, dove arriveranno più di 5000 scienziati da tutto il mondo. Potrebbe essere un eccellente terreno di incontro al di sopra delle parti. Con una certa emozione mi appresto, nei prossimi giorni, ad incontrare su questo argomento proprio Vladimir Putin. Ha risposto subito con un suo personale invito alla mia domanda di un incontro, inviata a nome di tutto il Cospar. Non so cosa dirà lui, naturalmente, ma certo io, a nome di tutti i ricercatori e tecnici dello spazio mondiale, gli chiederò di aiutare il nostro lavoro, per definizione pacifico e costruttivo. Spero che sappia come fare, ma, soprattutto, spero che non abbia letto il Nyt di ieri, o almeno che non lo abbia preso sul serio.