Stefano Rizzato, La Stampa 4/4/2014, 4 aprile 2014
“A 5
anni dall’Aquila
l’Italia è tranquilla
solo in apparenza”
Stefano Rizzato
In cinque anni nulla è cambiato. E oggi prevedere i terremoti è una sfida impossibile tanto quanto lo era quella maledetta notte del 6 aprile 2009, quando L’Aquila fu devastata dal sisma. Nulla è cambiato dal punto di vista scientifico, neppure mentre quel terremoto finiva in tribunale, con condanne in primo grado per i sette membri della Commissione Grandi Rischi, sismologi inclusi, rei di essere stati troppo rassicuranti alla vigilia del sisma. «Un verdetto perverso e una sentenza ridicola», commentò allora la rivista Nature.
«Un caso che ha complicato il nostro lavoro», dice oggi Claudio Chiarabba, direttore della struttura terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «In un futuro lontano non so, ma in quello a breve termine non credo arriveremo a poter prevedere un terremoto. La ricerca avanza, sono studi importanti e interessanti, ma negli ultimi vent’anni non si sono fatti grandi passi avanti e nei prossimi venti non credo si arriverà a qualcosa di definitivo».
In Italia, la situazione attuale è tranquilla solo in apparenza. Per capirlo, basta consultare proprio la banca dati dell’Ingv, aggiornata in tempo reale. I terremoti di magnitudo superiore a 3,0 della scala Richter sono stati 80 nel 2012, ben 207 nel 2013, già 46 in questa prima parte del 2014. L’ultimo ieri, in mare, dalle parti di Savona: magnitudo 3,4. «Negli ultimi anni c’è stato un aumento dell’attività sismica di fondo, quella che noi definiamo “di background”, ma anche di questo non c’è un’interpretazione univoca», dice Chiarabba.
«È un’attività sparsa e sporadica, non organizzata in sciami o sequenze e, per ora, il terremoto di ieri al largo della Liguria rientra in questa casistica. Invece da tempo è in corso uno sciame sismico assai vivace in Umbria, nella zona a nord di Gubbio. Tra momenti in cui l’intensità aumenta ed altri in cui sembra diminuire, questa sequenza va avanti da quasi un anno».
Lo sanno bene gli abitanti della zona, da un pezzo costretti a convivere con episodi di entità lieve, ma che spesso si fanno avvertire. Uno sciame sismico era anche quello, distruttivo, dell’Emilia Romagna e di fine maggio 2012. E qualcosa di simile era successo anche sulle Alpi Apuane, in Toscana, lo scorso giugno, per fortuna senza poi episodi drammatici. I precedenti, insomma, sono sia rassicuranti che allarmanti.
«Quando ci sono sciami simili e specialmente in zone sismiche – dice l’esperto – c’è sempre un’attenzione in più e per questo sull’Umbria siamo in costante comunicazione con la protezione civile. Purtroppo, però, una volta di più non abbiamo dati per poter prevedere gli esiti di quest’attività. È come con l’influenza: spesso è solo un’influenza come tante, altre volte qualcosa di più serio».