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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

L’incubo degli economisti i prezzi scendono e inchiodano l’economia Per le famiglie ci sono più svantaggi che vantaggi Francesco Spini Che cosa è la deflazione? È l’esatto contrario dell’inflazione

L’incubo degli economisti i prezzi scendono e inchiodano l’economia Per le famiglie ci sono più svantaggi che vantaggi Francesco Spini Che cosa è la deflazione? È l’esatto contrario dell’inflazione. Anziché salire, i prezzi scendono. Si direbbe che è un fatto positivo per chi fa la spesa tutti i giorni. È così? Sulle prime la deflazione potrebbe sorprendere positivamente chi va al supermercato, in quanto mese dopo mese si trova a pagare di meno la spesa. Ma le conseguenze sono pesanti. Le aziende produttrici si ritrovano con ricavi e redditività in calo. Il rischio è che reagiscano tagliando produzione e occupazione. Dunque i salari. Così anche se le famiglie pagano meno la spesa alla lunga si possono ritrovare con un reddito inferiore o addirittura senza più un reddito. Dunque ridurranno ulteriormente gli acquisti. Cosa succede nei beni durevoli, quelli generalmente più costosi? Sono quelli che registrano l’impatto immediato negativo più forte. Dal momento che i prezzi continuano a scendere, non viene mai il giorno giusto per acquistare. In questo modo i consumi si bloccano: perché comprare oggi se domani lo stesso prodotto costerà di meno? Chiaro che l’effetto sui conti delle società è ancora più veloce che nei beni di largo consumo, i ricavi scendono, il mercato si ingessa. Che cosa capita a chi ha un debito? In termini reali l’indebitamento aumenta. Mettiamola così: se ho un debito che è pari a 100 e una carota vale 1, il mio debito equivale a 100 carote. Ma se la carota arriva a valere 0,5, allora il mio debito raddoppia: per pagarlo dovrò rinunciare a più carote del previsto. Lo stesso accade al debito degli Stati? «Combattere la deflazione è più complicato per chi, come l’Italia, ha un debito pari al 130% del prodotto interno lordo», dice l’economista dell’Università di Parma Francesco Daveri. Mentre il calo dei prezzi può portare a una prolungata stagnazione economica - come avvenuto in Giappone - una delle soluzioni è stimolare l’economia attraverso la mano pubblica, con politiche espansive della domanda. È un rimedio efficace? Non del tutto, perché «l’utilizzo di politiche fiscali espansive spesso non si traduce in maggiori consumi», avverte Daveri. Sovente, anziché spendere tali soldi, le persone tendono a risparmiare, non sapendo fino a quando il fenomeno si protrarrà, con un ulteriore avvitamento dei consumi e, nel contempo, un considerevole aumento del debito pubblico. Cosa ci si può aspettare su quest’ultimo versante? Secondo un’analisi condotta dal Telegraph, da settembre i prezzi sono scesi mediamente dell’1,5% in Europa e del 5,6% in Italia. Una tendenza che, secondo il quotidiano britannico, entro il 2018 potrebbe far innalzare gli indicatori di debito del 10% in Francia, del 15% in Italia e del 24% in Spagna. Cosa succede invece per gli investimenti? In un clima di deflazione le Borse beneficiano dei tassi in calo ma alla lunga subiscono la stagnazione dell’economia e la caduta dei profitti. Discorso diverso per le obbligazioni: gli investitori, in quanto creditori, possono godere di rendimenti reali più elevati oltre ad apprezzamenti in conto capitale con ulteriori cali dei tassi di interesse. È vero che la Bce ha poche armi da opporre alla deflazione? Se può fare relativamente poco con la leva dei tassi, già vicini allo zero, la Bce può ricorrere a politiche non convenzionali, sulla scia di quanto ha già fatto l’americana Federal Reserve. Negli ultimi anni mediante l’acquisto di titoli di Stato (il cosiddetto «quantitative easing»), la Fed ha di fatto stampato moneta per aumentare la liquidità circolante, agevolare le banche e stimolare la ripresa.