Vittorio Sabadin, La Stampa 4/4/2014, 4 aprile 2014
Da qualche giorno trema buona parte del continente americano e ci si domanda se non stia per accadere qualcosa di più devastante
Da qualche giorno trema buona parte del continente americano e ci si domanda se non stia per accadere qualcosa di più devastante. Una nuova scossa di 6,5 gradi della scala Richter è seguita quasi subito all’impressionante terremoto (8,2) di martedì scorso in Cile e ieri nella stessa zona, al largo della città di Iquiqe, c’è stato un altro sisma di 7,6 gradi, senza conseguenze. Giorni fa erano stati colpiti San Francisco (6,9), Los Angeles per due volte (5,1) e il parco dello Yellowstone nello Wyoming (4,8). In Cile sono state distrutte 2500 case, ma le vittime sono limitate a sei. Il Paese da tempo ha imposto severe norme antisismiche per le nuove abitazioni e la popolazione è stata istruita su che cosa fare quando la terra trema. Giustamente, la presidente Michelle Bachelet si è detta fiera di come i cileni hanno reagito: per paura di uno tsunami, 900 mila persone sono state evacuate lungo tremila chilometri di costa. Ogni volta che si verifica in una zona abitata un terremoto di scala rilevante, la reazione è la stessa. Ci si domanda se le scosse che lo hanno preceduto o seguito siano collegate, se le autorità non nascondano qualcosa e se ci si debba preparare all’avverarsi di una catastrofica profezia biblica. Ma basterebbe guardare ogni giorno la mappa del mondo nella quale lo United States Geological Survey segnala i terremoti appena avvenuti per rendersi conto che non c’è da preoccuparsi. O meglio: non ci sono ragioni per preoccuparsi di più. Ogni anno, si verificano sulla Terra 14 mila terremoti superiori ai 4 gradi, circa quaranta al giorno. Quelli più forti di 6 gradi sono 150, uno ogni tre giorni. Il 90% avviene nel «Ring of Fire», l’anello di fuoco che parte da Capo Horn, risale la costa americana del Pacifico, devia verso la Russia, scende lungo il Giappone e le Filippine, costeggia la costa Est dell’Australia e termina in nuova Zelanda. In questo anello ci sono linee di congiunzione delle placche tettoniche e il Cile si trova in una delle zone peggiori, proprio sopra la Placca Nazca che cerca di infilarsi sotto la Placca Sudamericana, sollevando sempre più la Cordigliera delle Ande. Queste enormi masse di litosfera si muovono di pochi centimetri all’anno una contro l’altra, restano in tensione come per decidere chi deve passare per prima e alla fine si sbloccano, generando i terremoti. La maggior parte si verificano in fondo al mare o in zone disabitate. Quelli di cui ci accorgiamo sono pochi e ne veniamo a conoscenza quando colpiscono città o zone popolate. Ci spaventano non solo per l’alto numero di vittime che hanno causato nella storia, ma anche perché siamo convinti di vivere in un pianeta stabile e ogni scossa, ogni frana, ogni inondazione mette in dubbio questa certezza. Non c’è invece nulla di più instabile della Terra e dell’universo di cui fa parte, ed è solo la relativa brevità della nostra vita a creare l’illusione. La Terra si muove e rimodella le sue forme da miliardi di anni, senza curarsi dei suoi più recenti, fragili e impauriti abitanti. Se ci fosse un modo di prevedere i terremoti si potrebbero certamente risparmiare molte vite umane, ma la scienza non ha fatto passi avanti in questo campo. Nemmeno le proiezioni statistiche sono utili e il movimento delle placche tettoniche è valutabile nel lungo termine, ma imprevedibile quando si tratta di eventi sismici. Sappiamo che ce ne sarà uno devastante a San Francisco, ma non possiamo dire quando. Qualcuno ha provato con le macchie solari, gli allineamenti planetari e le fasi della Luna, senza fare ovviamente meglio degli scienziati. Gli unici che sembrano accorgersi dell’arrivo di un terremoto sono gli animali. Da un po’, sul web, si rincorrono strane testimonianze in base alle quali i bisonti, i coyote, gli orsi e le antilopi dello Yellowstone, il parco che si trova sopra un supervulcano di 55 per 72 chilometri, se ne starebbero andando. Ma, se fosse vero, un ranger ce lo avrebbe sicuramente detto. Speriamo bene.