Sergio Romano, Corriere della Sera 4/4/2014, 4 aprile 2014
L’UOMO VA SU MARTE MA CHI LO PROTEGGE?
Riduzione della massa ossea, esposizione a vari tipi di cancro, assorbimento massiccio di radiazioni, effetti di lungo periodo sul corpo umano della microgravità e di alcune reazioni chimiche che sono ancora del tutto sconosciute. Cominciando a impostare le prossime tappe dell’esplorazione dello spazio, a partire da una possibile missione su Marte, la Nasa s’è scontrata subito — oltre che con i problemi tecnologici e i costi siderali d’una simile impresa — con quesiti etici senza precedenti: qual è la soglia oltre la quale non è lecito esporre astronauti a rischi per la salute e per la loro stessa sopravvivenza? Qual è il tempo massimo ammissibile per una missione lontano dalla Terra? Negli anni scorsi questi limiti sono stati già esplorati — o forzati — più volte: i primi voli spaziali e gli allunaggi, ovviamente, comportavano rischi senza precedenti per l’uomo. E la resistenza dell’organismo a una prolungata assenza di gravità è stata già studiata nelle missioni di molti astronauti rimasti a bordo della stazione spaziale internazionale per diversi mesi. Ma ora le 187 pagine del rapporto del Berman Institute of Bioethics, un centro che analizza i quesiti etici legati all’evoluzione tecnologica, rappresentano uno dei primi tentativi dell’uomo d’affacciarsi sulle frontiere dell’ignoto, di ridefinire i confini morali del suo agire alla luce delle nuove possibilità tecniche.
Fin qui, ci siamo mossi a tentoni. Davanti alla bioingegneria che consente di modificare le caratteristiche somatiche del nascituro e, in prospettiva, anche d’usare la genetica per mettere al mondo bimbi non solo più belli ma, potenzialmente, anche più intelligenti, gli Stati hanno opposto divieti basati su considerazioni etiche. Ma poi, quello che accade in cliniche e laboratori specializzati, è difficilmente controllabile. Pian piano, si sta creando una certa assuefazione all’idea che la tecnologia è destinata ineluttabilmente a cambiare l’uomo e i suoi comportamenti: privacy violata nei modi più vari coi fan della civiltà digitale che tendono a considerarla, ormai, un concetto obsoleto; pretesa di sostituire il pensiero analitico, i processi deduttivi, con gli algoritmi e le analisi numeriche basate su big data ; la vita scandita dai messaggi e dai dialoghi sui social network che ti costringono a vivere con uno smartphone perennemente tra le mani (presto sostituito dagli occhiali digitali). Elon Musk, il visionario imprenditore delle auto elettriche Tesla e delle navette spaziali di SpaceX è, secondo il fondatore di Google, Larry Page, l’uomo dalle idee geniali al quale i miliardari filantropi dovrebbero regalare i loro capitali. E il fatto che l’idea di Musk sia quella di costruire una colonia di 80 mila uomini, pronti ad andare su Marte senza biglietto di ritorno, non colpisce neanche più. Tutti proiettati verso un futuro di promesse infinite, ignorando abitudini e vincoli di un passato che a molti pare già storia remota. Salvo quando la Crimea, occupata dai carri armati di Putin, spinge la Nasa a interrompere ogni collaborazione tecnologica con Mosca. Così, da un giorno all’altro, anche fra astronauti russi e americani che lavorano insieme sulla stazione spaziale internazionale, spunta un muro che riporta le lancette della storia al Diciannovesimo secolo. Anche tra le stelle.