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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

IL CANTO DELL’USIGNOLO A ORBETELLO CHE ANNUNCIA GLI UCCELLI MIGRATORI


ORBETELLO (Grosseto) — Era ancora notte quando l’usignolo ha iniziato a cantare all’improvviso nell’oasi di Orbetello. «È stato un concerto magico — racconta Fabio Cianchi, il responsabile delle riserve naturali del Wwf in Maremma —. Era appena arrivato, quell’usignolo: è stato il suo primo gorgheggio, un modo speciale per annunciare la primavera e il Grande arrivo».
Basta alzare gli occhi al cielo per capire che cosa sia realmente il Grande arrivo. Sulla laguna di Orbetello, illuminata da un chiarore pallido, aironi rossi, nitticore e tarabusini, eleganti trampolieri arrivati dall’Africa, si specchiano. Ed è uno spettacolo vederli, nascosti dietro un capanno, attraverso le lenti del binocolo. Stanchissimi, eppure fieri, dopo migliaia di chilometri, si riposano qualche giorno prima di riprendere il loro volo verso il Nord. «Ne arrivano a migliaia in questi giorni — continua Cianchi —. I più avventurosi si spingeranno sino alla Siberia e all’Alaska, altri decideranno di fermarsi prima, nel Nord Europa». Nelle oasi del Wwf maremmane trovano il loro Eden, la porta magica di passaggio da un emisfero all’altro. Volando.
Sulla laguna, che la fioritura delle alghe ha trasformato in un improbabile tappeto, un «combattente» sembra camminare sull’acqua. «I maschi sono già arrivati, ne abbiamo contati duemila, poi toccherà alle femmine», spiega sorridendo Fabio. Non s’incontreranno tra le meraviglie della Maremma, non amoreggeranno nell’oasi, questi uccelli dal lungo becco appuntito e dalle piume cangianti. I maschi, tra pochi giorni, torneranno a volare, sempre verso settentrione. Sceglieranno il nido migliore e se lo contenderanno con gli altri compagni, con la rituale violenza dei combattimenti. Poi arriveranno le femmine e il tempo della nidificazione sarà scandito da leggeri battiti di ali.
I «ragazzi del Wwf» hanno iniziato il censimento di primavera. Una faticaccia, ricompensata dallo spettacolo della natura. Stanno lì ore e ore a spiare i migratori che arrivano a volte in formazione, altre volte solitari: li contano, in certi casi si divertono a dare loro qualche nome di persona. Non è solo uno spettacolo, è un’educazione. Nella laguna di Orbetello ci sono centri didattici frequentati ogni anno da ragazzi di tutte le scuole. Pedagogia della natura. Un paio di giorni fa una comitiva si è spinta nella palude senza far rumore. E ci è rimasta sino a notte stregata dallo spettacolo dei cavalieri d’Italia, i fieri trampolieri, dagli aironi, dai chiurli, dai totani mori e dalle pantane. È un’oasi strategica quella di Orbetello, un grande aeroporto di mille ettari dedicato alle rotte migratorie.
Ieri nel cielo della laguna volavano falchi di palude, e il biancone, una piccola aquila divoratrice di serpenti, sfiorava le acque. Dietro una siepe, che delimita i campi dove sono fiorite le orchidee, c’erano due nidi di airone. Ma adesso questo non è più il loro regno. L’ha conquistato un usignolo, il primo ad aver annunciato la primavera. Cantandola. Come un’antica ode.