Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 4/4/2014, 4 aprile 2014
«SOLDI, POLITICA E ALLEANZE DI CAMORRA COSÌ COMANDAVANO I FRATELLI COSENTINO»
NAPOLI — In quell’area della provincia di Caserta dove la camorra casalese non ha mai smesso di gestire potere e affari anche se i grandi capi sono tutti all’ergastolo, per fare impresa ci volevano tre cose: i soldi, gli agganci politici e, appunto, la camorra. C’era un imprenditore che questa regola non voleva ficcarsela in testa, e Giovanni Cosentino — fratello del ben più noto Nicola, e con lui e con l’altro fratello, Antonio, titolare della ricchissima Aversana Petroli — dovette spiegargliela come si fa con un bambino: «Chi ha più forza quello spara... Dove ci vuole la politica c’è mio fratello Nicola; dove ci vogliono i soldi ci sto io e dove ci vuole la forza c’è pure la forza». Quell’imprenditore si chiama Luigi Gallo, voleva aprire un distributore di benzina a Villa di Briano, uno di quei paesi dove valgono ancora le tre regole che lui si illudeva di poter ignorare. Gliel’hanno impedito: con le intimidazioni della camorra, gli sgambetti della politica e l’insostenibile concorrenza dell’azienda dei Cosentino.
Come siano riusciti a farlo lo raccontano le 220 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare con la quale il giudice delle indagini preliminari di Napoli Isabella Iaselli, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Borrelli, dei suoi sostituti Antonello Ardituro e Fabrizio Vanorio e del sostituto della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio, ha fatto arrestare ieri l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi e i suoi fratelli Giovanni e Antonio. In totale i provvedimenti emessi dal gip sono tredici, e nell’elenco dei destinatari ci sono pure Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di quel Michele Zagaria che insieme con Carmine Schiavone è stato — e probabilmente ancora è — il più potente boss casalese, e che è riuscito a rimanere latitante per sedici anni prima di essere arrestato nel dicembre del 2011.
Il potere assoluto
dei Cosentino
Dalle indagini nate proprio dalle denunce di Gallo, e condotte dai carabinieri della compagnia di Caserta, guidati dal colonnello Giancarlo Scafuri, emerge uno scenario di potere assoluto dei Cosentino. L’assoggettamento ai loro voleri era vastissimo e a svariati livelli. Non solo sulla complicità dei camorristi, potevano contare Nicola e i suoi fratelli. Anzi, se lo scenario disegnato dalla magistratura sarà confermato dai futuri sviluppi giudiziari, si potrà dire che il rapporto tra i Cosentino e i Casalesi era pressoché a livelli paritari, mentre Nicola e i suoi fratelli potevano disporre del totale asservimento di tecnici e amministratori locali, di funzionari della Q8 (assolutamente estranea alle vicende oggetto di indagine) operanti sul territorio casertano, e perfino di funzionari dello Stato.
La riunione
in prefettura
Nel 2002 toccò all’allora sindaco di Villa di Briano Raffaele Zippo scoprire fin dove i Cosentino potevano spingersi pur di bloccare l’iniziativa imprenditoriale di Gallo, che se fosse riuscito ad aprire il distributore di benzina avrebbe impedito a loro — per le leggi vigenti all’epoca — di fare altrettanto poco lontano, rappresentando quindi una insopportabile concorrenza. Gallo stava facendo le cose in regola, e aveva perciò chiesto e ottenuto le necessarie autorizzazioni dagli uffici tecnici del Comune. Fu allora che Zippo fu convocato in prefettura, dove trovò nell’ufficio del viceprefetto dell’epoca Maria Elena Stasi (successivamente eletta in Parlamento con Forza Italia e oggi tra gli indagati di quest’inchiesta) Nicola Cosentino. Ecco come l’ordinanza ricostruisce quell’episodio, sintetizzando quanto messo a verbale dallo stesso Zippo: «Dopo circa due o tre mesi dalla sua elezione ricevette una telefonata dalla prefettura di Caserta nel corso della quale un incaricato lo invitò a recarsi a Caserta il giorno dopo, in quanto il prefetto voleva parlargli. Fu ricevuto da un viceprefetto donna, la quale era in compagnia di Cosentino Nicola. La donna rimase in silenzio, ma parlò il Cosentino, il quale testualmente gli disse: “Tu devi allontanare il tecnico comunale, Nicola Magliulo, perché è indiziato di reati di concussione. Questo Magliulo mi sta dando fastidio. Se mi fai questo piacere ti sarò riconoscente, posso anche darti una mano politicamente, ti sto vicino, se ti serve qualcosa vieni qua”». Il tecnico Magliulo era quello che aveva rilasciato a Gallo la concessione edilizia e non era indiziato di niente.
Le pressioni
dei Casalesi
L’accusa principale contestata ai fratelli Cosentino è quella di estorsione per le modalità con le quali avrebbero impedito a Gallo di portare a compimento la sua impresa. I giudici parlano di «un vero e proprio sistema criminoso capace di incidere profondamente sul regolare andamento del mercato», e sottolineano come, in questo senso, si sia «rivelato decisivo il potere politico di Nicola Cosentino e quello criminale promanante dal rapporto stabile che l’ex parlamentare ha potuto vantare con il clan dei casalesi». Clan che partecipa attivamente nell’impedire a Gallo di andare avanti nei lavori per il distributore di benzina. Affamandolo prima con una richiesta estorsiva di dieci milioni di lire, e poi imponendogli imprese collegate ai casalesi per i lavori di sbancamento dell’area dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto, e forniture di materiale edilizio a costi altissimi ed evidentemente fuori mercato.
Le condizioni
capestro
Un modo per riuscire ad aprire il suo impianto, Luigi Gallo l’avrebbe avuto, ma sarebbe stato suo per modo di dire e soprattutto per pochissimo tempo. Perché, con la logica del più forte che ha soldi, potere politico e appoggi criminali, Giovanni Cosentino gli prospettò una serie di condizioni per lasciarlo in pace. Avrebbe dovuto, scrive il gip, «consentire l’apertura di un distributore di Gpl dei Cosentino nell’area di servizio; accettare i Cosentino quali soci e/o compartecipanti all’attività di distribuzione degli altri carburanti; estinguere una posizione debitoria del tutto estranea al rapporto fra Gallo e la Q8 a mezzo di finanziamenti che la Q8 avrebbe erogato al Gallo per il tramite dei Cosentino, che a loro volta avrebbero iscritto ipoteca sull’area di servizio, ciò anche nella prospettiva di un prevedibile inadempimento del Gallo, che avrebbe determinato il definitivo passaggio dell’area di servizio in capo ai Cosentino».