Stefano Bartezzaghi, L’Espresso 4/4/2014, 4 aprile 2014
CIRCONCISO SARÀ LEI
Il deputato del MoVimento 5 Stelle Davide Tripiedi è giovane e dicono che sia la prima volta che interviene in Parlamento. Sceglie come incipit quella mossa retorica che promette «sarò breve», un’apertura classica e anche una «captatio benevolentiae» verso l’uditorio. Ma il deputato sceglie di ribadire la sua promessa di brevità (e così, minimamente, già la infrange) e aggiunge quello che nel contesto appare come un sinonimo: «Sarò breve e circonciso». Ilarità. Il presidente di turno, il forzista Simone Baldelli, lo corregge sbagliando (due volte) anche lui: «Coinciso, quella è un’altra cosa». Né circonciso, né coinciso: Tripiedi voleva essere conciso, cioè non solo breve ma anche essenziale. Lo scambio di «conciso» con «circonciso» non è inedito. È stato reso celebre da Diego Abatantuono ma è altresì un piccolo classico della letteratura degli stupidari, assieme alla moglie che ha il marito «sifilitico» («filatelico, Marisa: filatelico!») o «non sono molto afferrato in materia» o «è stato un miserunderstanding». Giovanni Trapattoni lo ebbe a variare genialmente, quando disse: «Sia chiaro che questo discorso resta circonciso qui tra noi». Se ne potrebbero trarre dolenti - e noiose - opinioni sul livello dei nostri parlamentari. Più interessante è forse notare che quello della circoncisione non segue la tendenza maggiore dei lapsus, che va dal difficile al semplice. La parola giusta, «conciso», è infatti più breve e anche più semplice di quella effettivamente pronunciata, «circonciso». È probabile che «circonciso» qui risulti da una sovrapposizione inconscia proprio fra «conciso» e «circoscritto», o addirittura «circostanziato». Ma il fatto di sbagliare passando dal semplice al più difficile forse è segno di uno sforzo espressivo che ricade nella deformazione comica di cui, come e prima di Abatantuono, un maestro riconosciuto è il capo politico di Tripiedi.
Anagramma = Davide Tripiedi = di’, devìa, pèrditi.