Luca sofri, Il Post 3/4/2014, 3 aprile 2014
CORSIVI
No, non intendo disquisire ancora dell’ingresso nell’uso comunissimo sia del termine che della pratica, quello si faceva l’anno scorso, e ormai è andata. Ma siccome sono curioso di equivoci e forzature linguistiche e giornalistiche, mi chiedo da un po’ se esista un limite all’uso della parola, da parte dei media: da mesi vediamo definita “selfie” praticamente qualunque fotografia, da quelle che un tempo chiamavamo banalmente “autoritratto”, a quelle che chiamavamo “autoscatto” (“auto” perché automatica, col timer, o perché te la fai da solo?), a quelle che un tempo chiamavamo “foto” e basta.
Credo che sia una battaglia di civiltà persa, come tutte le battaglie sulla lingua giornalistica e televisiva (vero motore di depravazione della lingua, altro che gli sms con le kappa): ma per ragioni accademiche ho consultato stamattina una mia esperta undicenne, con cui abbiamo convenuto una nostra resistenza, su queste linee:
- un selfie è “un selfie di qualcuno”, non può essere “un selfie” e basta
- quel qualcuno deve essere ritratto nella foto
- (la faccia, di quel qualcuno)
- quel qualcuno deve essere l’autore della foto
- la foto dev’essere fatta con uno smartphone
- la foto può essere fatta con un timer e vale selfie lo stesso
Ecco, voi fate pure.