Angela Antetomaso, MilanoFinanza 3/4/2014, 3 aprile 2014
RENZI PIACE PERCHÉ SA ASCOLTARE
Davide Serra, fondatore della società di gestione Algebris, è stato tra i primi consiglieri del premier Matteo Renzi. Pochi come lui conoscono bene sia il nuovo primo ministro che la piazza finanziaria londinese.
Domanda. Come è stata la visita di Renzi a Londra, come è stato accolto dalla comunità finanziaria?
Risposta. C’è stato un forte interesse e una valutazione molto positiva. Negli ultimi 2-3 mesi non ho mai visto così tante persone interessate a investire in Italia. In Italia c’è la moda, ci sono prodotti unici. In molti non riescono a spiegarsi come sia possibile che nel paese il livello della disoccupazione sia così alto.
D. Come vedete la situazione qui da Londra?
R. C’è desiderio di investire in Italia. Ma si vuole anche che vengano tolti tutti i vincoli introdotti da leggi allucinanti. Noi abbiamo sei volte il numero delle leggi che ci sono in Inghilterra, per completare un processo occorre un tempo quattro volte più lungo. Ormai c’è una macchina pubblica che diventa vessatoria e pone veti a tutto. C’è bisogno dell’approvazione del Tar, della Provincia, della Regione, del Comune, della Comunità Montana. Tutti passaggi dove si può porre un diritto di veto. Non si riesce più a fare impresa, e quindi la gente scappa e va a investire altrove. Un esempio lampante. Il primo parco di divertimento sponsorizzato Ferrari sarà fatto in Spagna, non in Italia. Si scappa perché non se ne può più. La gente vuole lavorare, fare impresa, assumere. E invece deve riempire i moduli di qualche burocrate, magari assunto negli ultimi 30 anni grazie a vecchi politici che volevano comprare voti.
D. Renzi ha buone idee. Riuscirà a metterle a frutto e a metterle in pratica?
R. Io ci credo. La cosa che più mi ha colpito di Renzi è la concretezza. Ascolta, non è arrogante. Forse avrò un bias positivo perché è un mio coetaneo. Ma anche nell’incontro qui a Londra ha dimostrato di essere capace di ascoltare, senza fare lezioncine, ed essere concreto.
D. Uno di voi?
R. Una persona normale, in gamba e competente. Vuole fare ed è disposto a rischiare. Non un politico che dice sì a tutti. In 20 anni non si è fatto nulla, abbiamo avuto crescita zero, mentre tutto il mondo correva. Ci sono 60 milioni di Italiani, ci stiamo a preoccupare di 200 politici a Roma che potrebbero perdere lo scranno di senatore? Ma stiamo scherzando?
D. Cosa può imparare l’Italia dalla Gran Bretagna?
R. Io sono italiano nel cuore e imprenditore a Londra. La flessibilità è positiva, ma in Italia fa paura. Flessibilità vuol dire che nei momenti di magra si stringe la cinghia, mentre quando l’economia va bene si assume. Se c’è flessibilità negli investimenti, questo diventa un fattore positivo: tutti rischiano di più. In Italia non si rischia. C’è un apparato burocratico, dove se tu rischi sei un delinquente perché c’è qualcosa che non va.
D. Renzi ha detto che gli imprenditori devono tornare a essere imprenditori, non devono avere paura di fare industria, di rischiare. Cosa ne pensa?
R. Bisogna essere onesti. Alcune delle privatizzazioni fatte in Italia, sono state profitto per alcuni individui e debito per lo Stato. Per esempio, Telecom Italia, che era una delle aziende di telecomunicazioni più belle d’Europa, è stata distrutta dalla gestione di alcuni privati. Secondo me il vero tema è che ci vuole vera imprenditoria: gente che vuole rischiare, che sta sul mercato, che non si focalizza solo sull’Italia ma che pensa a prodotti globali per competere nel mondo. Ci sono due tipi di imprenditori. Alcuni fanno un prodotto, lo vendono per il mondo e sono in grado di competere con tutti. Poi, c’è l’imprenditore che è stato legato alla politica degli ultimi 20 anni, dove si è preso un monopolio di Stato. Lo ha privatizzato, si è preso tutti i profitti della rendita, non ha reinvestito nulla nel Paese. Guarda caso questo personaggio, tutti i giorni, sta con qualche politico, perché deve proteggere la rendita. Non lo si può definire un imprenditore.