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 2014  aprile 03 Giovedì calendario

IO, CLIENTE INGANNATO DALLE BABY SQUILLO


Pubblichiamo la lettera di Dens, uno dei clienti che è entrato nell’appartamento dove ricevevano le due baby escort dei Parioli. Il suo racconto è pieno di elementi che poteva conoscere solo chi ha frequentato la casa di viale Parioli: la planimetria dell’appartamento e l’aspetto fisico della ragazza. Dens sa di far parte della lista di clienti finita al vaglio dei pm.

Sì, sono stato in quell’appartamento. Ho più di 35 anni e sono single, lavoro normale, vita normale, amici e palestra. Una sera di ottobre mi è venuta voglia di compagnia, ma senza complicazioni, cene, inviti, cinema o altro. Ho pensato: chiamo un’escort. Scorro le inserzioni del noto sito, cerco quelle che offrono servizi non lontano da casa mia. Ecco, trovata: 19enne romana. Offre prestazioni in auto, zona Salaria. Chiamo. Risponde una ragazza. Gli chiedo se ha la macchina. “No, abbiamo una casa” dice. Mi metto in macchina e vado. La vedo. E una ragazza bruna, parecchio alta, con tacchi altissimi, seno prorompente in bella mostra (ha una maglia con uno scollo profondissimo). Mi dice che c’è una sua amica in casa, ma di non badarci. Lei (l’altra) non “lavora”. Infatti, c’è un’altra persona. È seduta al tavolo, mi dà le spalle, non vuole mostrarsi. Beh. L’annuncio era chiaro, parlava di una sola ragazza. Scoprirò, quando lo scandalo è scoppiato, che di norma lavoravano entrambe. Entro in una casa molto piccola, due stanze separate da un bagno. Poi, la bruna mi dice con inflessione molto romana, “mi devo fumare la sigaretta”. La guardo. Non è il tipo che piace a me. È coatta, volgare, dai modi spicci. Per tutto il tempo maneggia il suo smartphone, che a un certo punto squilla. È un cliente. Gli dice “fai presto che noi tra un po’ andiamo. Il regalino è 150 euro!”. Poi si rivolge a me: “A te te faccio ‘o sconto! Però, una cosa veloce, che sta a’ venì n’altro.” Inizio a pensare che, da un momento all’altro, qualcuno busserà alla porta, il cliente che ha appena chiuso. Deciso me ne vado: “Senti - le dico - ho cambiato idea. Me ne vado. Devo anche prelevare. Ho anche lasciato la macchina fuori posto”. Pochi giorni dopo scoppia la bomba. Sono sicuramente tra gli intercettati e tra fotografati dai carabinieri. Le ragazze hanno riconosciuto i clienti dalle foto. E se hanno riconosciuto anche me? Ma sono ragazzine, come ho fatto a non accorgermene? Sono uomo di mondo, ho fatto la vita da studente fuori sede, il liceo, ho amiche, parenti e vicine di casa di 16 anni. E, invece, non ho avuto il minimo dubbio. Era tanto truccata, si comportava come una navigata professionista, aveva scritto che aveva 19 anni, mi ha detto della casa. Come se una qualsiasi minorenne potesse affittare un appartamento. Sapete qual è la verità: la tizia in questione recitava bene la sua parte, voleva passare per 19enne e ci riusciva. Lo so, i minori vanno sempre protetti. Regola sacrosanta. Ma se il minore in questione riesce per spigliatezza, sfrontatezza e un fisico da maggiorenne a passare per un’adulta? Me la sono bevuta. Non dormo da novembre, sono stanco, impaurito. Il mio nome potrebbe diventare pubblico. Che dico alla mia famiglia? Sarò chiamato in Procura. Dovrò raccontare la mia versione, sperando che sia creduta. Ho delle prove di tutto quello che ho scritto, tranne il fatto di non aver consumato il rapporto. Gli inquirenti mi crederanno? È solo uno sfogo. Vedo il mare ingrossarsi davanti a me e non so se riuscirò a superare la tempesta.
Dens