Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 03 Giovedì calendario

LE DISPOSIZIONI ANTI-CASTA CONTENUTE NELLO STATUTO ALBERTINO


La voglia di abolizione del Senato si traduce con una limitazione della democrazia popolare, alla pari dell’abolizione delle Province. Non si abolisce nulla, si toglie il voto agli italiani che non potranno più decidere chi dovrà popolare quelle istituzioni.
Renzi non ha mostrato particolare fantasia: basta dare uno sguardo allo Statuto Albertino per rendersi conto che il nuovo Senato rischia di essere molto simile a quello del Regno d’Italia. A quei tempi i senatori potevano essere scelti solo tra 21 categorie di persone, tutti già appartenenti alla nomenclatura di allora, non eletti ma nominati a vita dal re. Non era mai prevista l’elezione dei senatori direttamente da parte degli elettori, stesso meccanismo dell’imposizione dall’alto: il potere per grazia ricevuta e non come espressione di una volontà popolare.
Non c’è solo Renzi a essersi ispirato allo Statuto. La ripetuta nomina di presidenti del consiglio e di senatori a vita con mansioni non di immagine ma pienamente operative, di personaggi non decisi dal popolo, è una pratica molto utilizzata negli ultimi anni.
Lettera firmata


Subito una notazione, o forse meglio una battuta sullo Statuto di Carlo Alberto, del 1848. All’articolo 50 stava così scritto: «Le funzioni di senatore e di deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità». Questo, per dire che lo Statuto Albertino prevedeva una disposizione, diciamo così, anti-casta e ante litteram valida per entrambi i rami del Parlamento e che almeno per questo aspetto il nuovo Senato a costo zero progettato dal governo Renzi ha preso qualcosa di buono da quel vecchio Statuto e dal Senato subalpino che ne derivò. La sua obiezione di fondo è che la scelta di abolire il modello di Senato così come l’abbiamo conosciuto e sperimentato finora limita la democrazia popolare, con gli elettori che non potranno più scegliere i propri rappresentanti. Innanzitutto, credo su questa riforma il confronto politico sarà ampio e che il testo cambierà (alcuni punti non convincono anche me). In secondo luogo noto che del "Senato delle autonomie" farebbero comunque parte (come nel caso dei sindaci) rappresentanti eletti con il volto popolare. Ma credo, in generale, che l’abolizione del bicameralismo perfetto, vista l’esperienza, sia un passo opportuno e che una buona democrazia è tale solo se è efficiente.
@guidogentili1