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 2014  aprile 03 Giovedì calendario

ALDA FENDI – «CONTINUERÒ A DIFENDERE L’ARTE PER ALMENO CENTOVENTI ANNI»


Dai genitori, Edoardo e Adele, Alda Fendi non ha ricevuto solamente la celebre casa di moda che porta il suo cognome, fondata Roma nel 1925 e rilevata agli inizi degli anni Duemila dalla multinazionale francese Louis Vuitton. No, Alda ha ereditato, così come le sue quattro sorelle, alcuni insegnamenti che si sono rivelati fondamentali nella sua vita. «I miei, in particolare mia madre, mi dicevano sempre che noi figlie non dovevamo pensare al guadagno facile, bensì imparare ad aspettare», racconta. «Difatti la nostra azienda, pur essendo uno dei marchi più famosi del mondo, non hai mai avuto fatturati stellari». Anche quest’anno, come fa dal 2001, Alda ha prodotto tramite la sua «Fondazione Alda Fendi - Esperimenti» uno spettacolo ideato e diretto da Raffaele Curi: Oceano Adriatico. Il debutto avverrà questa sera a Roma (Teatro 8 degli ex stabilimenti cinematografici De Paolis, Via Tiburtina n. 521, fino al prossimo 6 aprile) e, per assistervi, è sufficiente prenotare al numero 06/6792597. L’ingresso è gratuito.
In cosa consiste la proposta di quest’anno?
«È un lavoro in cui Raffaele Curi ha fatto confluire visioni, frammenti e fantasmi legati all’infanzia. Quest’anno, poi, ci gioveremo del contributo di Dante Ferretti, il più grande scenografo vivente, vincitore di tre Oscar e maceratese come Curi, il quale ricostruirà un episodio di quando era bambino ».
Come le è venuta l’idea di una fondazione?
«Vendute le mie quote dell’azienda, non avevo voglia di rimanere con le mani in mano e così ho creato questa fondazione che, per mia volontà, durerà almeno 120 anni».
Cioè?
«Ho fatto in modo che abbia un’adeguata copertura economica che ne garantisca la sopravvivenza fino ai primi due decenni del secolo venturo. Volevo che almeno cinque generazioni della mia famiglia avessero la possibilità di vivere a contatto con l’arte».
In che consiste esattamente l’attività della Fondazione Alda Fendi?
«Assieme alle mie figlie, Giovanna e Alessia, produciamo perlomeno uno spettacolo all’anno, con cui cerchiamo di sperimentare utilizzando la tecnologia».
Di cosa si occupava all’interno dell’azienda di famiglia?
«Mi dedicavo soprattutto al disegno e all’allestimento artigianale delle pellicce. Gli americani venivano ad acquistarle da noi, perché in Italia avevamo una cosa che loro non possedevano: una manualità sopraffina ».
Si riconosce nella definizione di «mecenate»?
«Più che una mecenate mi reputo una missionaria dell’arte. Quando ho dato vita alla fondazione ho rilevato una tipografia abbandonata nei pressi della Colonna Traiana. Poiché nel fare i lavori sono riemersi i marmi della basilica Ulpia, ho deciso di far proseguire gli scavi a nostre spese: è così tornata alla luce l’abside orientale della basilica, risalente al 112 d.C.».
Cosa le piace dell’odierna creatività italiana?
«Non molto. Dove sono geni come Visconti e Fellini? In giro non ne vedo».
La grande bellezza ha rinverdito i fasti del nostro cinema.
«Sorrentino è probabilmente il miglior regista italiano vivente ma io il suo ultimo film non l’ho apprezzato molto, mi è parso una visualizzazione ben riuscita di Roma, non certo una fotografia significativa di un momento storico e di una società, com’era stato invece La dolce vita. Mi era piaciuto di più Il Divo».
Nuovi progetti?
«A settembre del 2015 inaugurerò uno luogo che spero diventi un riferimento per l’arte a Roma. Situato in un palazzo dell’antico Foro Boario, sarà uno spazio di 5000 mq progettato dall’archistar francese Jean Nouvel. La ristrutturazione rispetterà, da un punto di vista estetico, l’ambiente circostante, ma all’interno Nouvel potrà lasciare briglia sciolta alla sua eccentrica fantasia. Saranno sei piani interamente dedicati all’arte, con 25 suite una diversa dall’altra e un ristorante con terrazze sulle antichità romane ».