c.d.c., Corriere della Sera 3/4/2014, 3 aprile 2014
IL RITORNO DI MICHAEL MOORE. CONTRO GM
(c.d.c.) «Hanno effettuato un’analisi costi-benefici e concluso che rimborsare le famiglie delle vittime sarebbe stato meno costoso che installare nelle auto un componente il cui prezzo è 10 dollari». Parola di Michael Moore, il regista premio Oscar che sull’Huffington Post ha attaccato General Motors e i suoi manager chiedendo per loro la pena di morte. «Sono contrario alla pena di morte, ma a ogni regola corrisponde un’eccezione e in questo caso spero che i criminali di General Motors vengano arrestati e costretti a pagare per la loro decisione premeditata di far rischiare vite umane solamente per accaparrarsi pochi soldi». La casa automobilistica dallo scorso febbraio ha richiamato 2,6 milioni di auto per un difetto all’accensione dopo che 12 persone sono morte nel corso di 23 incidenti. Una questione su cui l’amministratore delegato Mary Barra ha risposto anche al Congresso Usa giustificandosi sul perché i richiami di vetture difettose sono stati rimandati per anni. La manager, da pochi mesi al timone della casa automobilistica di Detroit, ha parlato anche al «Wall Street Journal», per spiegare che d’ora in poi, per la prima volta, i dirigenti di Gm riceveranno comunicazione di problemi collegati alla sicurezza immediatamente e dovranno ampliare i ritiri se lo riterranno necessario. «La verità viene fuori solo ora — ha scritto Moore — forse perché a guidare Gm c’è una mamma. E ora è lei quella che sta mostrando la faccia in Congresso».