Gianni Clerici, la Repubblica 3/4/2014, 3 aprile 2014
“ZUGA” E LA DAVIS FAVOLA DI BORGATA NEL SACRO TEMPIO DI WIMBLEDON
ESCO dalla conferenza stampa pomeridiana dei miei amici inglesi, e uno di loro, Neil Harman, del Times, mi domanda se abbia per caso assistito ad un match tra Gran Bretagna e Italia, nel 1922. Mi alliscio la barba bianca, e lo informo che fui respinto, come raccattapalle, al primo degli incontri, quello di Roehampton del 1922, nel quale furono massacrati il mio prozio Cesare Colombo, e il Conte Balbi di Robecco, un nobile genovese conosciuto per il suo talento nel distruggere racchette, altro che il ligure Fognini.
Ma ero già un vecchio Scriba all’incontro giocato allo All England and Croquet Club, quello del 1976, e me lo ha ricordato l’annuncio della prossima uscita della biografia di Tonino Zugarelli, per i tipi di Ultra Sport. Tonino Zugarelli, soprannominato Zuga, fu infatti l’eroe di quel match, in un periodo in cui non era facile, in Italia, inserirsi in uno squadrone del quale facevano parte Panatta e Barazzutti, due dei cinque italiani capaci di raggiungere i First Ten, con Pietrangeli e gli avi De Morpurgo e De Stefani. Zugarelli, del quale sarà interessante leggere, sarebbe probabilmente divenuto campione del mondo o quasi, non fosse stato privo della metà del pollice della destra, indispensabile nello spingere il manico sul rovescio, ma non meno utile nel rinserrarlo, insieme all’indice, sul diritto. Giunto al tennis attraverso gli umili sentieri dei raccattapalle, Zuga si segnalò tra l’altro raggiungendo la Finale degli Internazionali romani del ’77, battendovi tra l’altro Pecci, vincitore di Parigi, e Dent, finalista dello Australian Open. E perse di un filo da Gerulaitis, altro creativo due volte vincitore a Roma.
Nel famoso match contro la Gran Bretagna Zuga finì in campo casualmente, in seguito ai pianti di Barazzutti e di Panatta, vittime l’uno di lombaggine e l’altro di un male al braccio. Nuovo all’attività di capitano, Pietrangeli riuscì a convincere almeno Adriano, per preferire Zuga al doppista Bertolucci. E, con sorpresa, confesso, di chi l’aveva visto fin lì a disagio sui prati, Zugarelli adattò perfettamente il suo rovescio monco alla riarsa erba di Wimbledon, e attaccando senza sosta, sottomise Taylor, un mancinaccio allora celebre per la velocità del servizio. Non pago di questa, per molti inattesa, affermazione, nella terza giornata Zuga, indietro di due set, riuscì nella prodezza di tre successivi 6 a 1 contro John Lloyd, quello che sarebbe diventato Mr. Evert, marito cioè di Chris. Ma certo Zugarelli non sarà avaro di aneddoti, su su fino alla vittoria contro il Cile, nella quale non fu schierato se non a risultato per noi vittorioso, e giocò tanto controcuore da buttare il match.
Aspettiamo dunque con curiosità questa biografia, dopo quelle di Panatta, di Pietrangeli felicemente firmata da Lea Pericoli, e della Schiavone, della Santangelo, della Pennetta. E Barazzutti?