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 2014  aprile 02 Mercoledì calendario

NON CHIAMATEMI LA LE PEN ITALIANA


Roma, aprile
«Quando mi dicono che sembro sempre imbronciata ci resto male». Imbronciata? «Sì, che sembro cupa, corrucciata. Non è che sono arrabbiata». E cos’è, invece? «È che quando sono in soggezione mi concentro molto. È il mio modo di sconfiggere la paura di non essere all’altezza». Giorgia Meloni, unica vera erede di Giorgio Almirante, Gran Mogol della destra italiana e veterano di Salò, è una donna complessa. La sua essenza è concentrata sul tavolino del suo ufficio alla Camera: da una parte una vecchia stampa dell’inno di Mameli («Il motto di Fratelli d’Italia è In nome del popolo sovrano», dice, orgogliosa), dall’altra la sua foto mentre bacia, estasiata la nipotina Vittoria neonata («Ora ha cinque anni ed è una vera iena»).
In mezzo, comunque la si pensi politicamente, c’è un pezzo di vita non da tutti: l’infanzia senza un padre, uscito di casa quando Giorgia aveva 12 anni e mai più tornato, la folgorazione per il Fronte della Gioventù, i lavoretti per aiutare la mamma a pagare i conti, la vicepresidenza della Camera a 29 anni, il ministero a 31. E quell’addio al Pdl per fondare Fratelli d’Italia, il partito che in molti vedono come il Front National nostrano e che nelle ultime amministrative, in Francia, ha trionfato.
Magari le porta fortuna, molti dicono che lei è la Marine Le Pen italiana.
«Il solito provincialismo: dobbiamo sempre guardare a un modello straniero».
Politicamente siete vicine, è un fatto.
«Condivido la sua guerra al potere finanziario, alla tecnocrazia. Come lei sto dalla parte del popolo, sempre. Ma siamo diverse».
In cosa?
«Per dirne una lei ha ereditato il partito dal padre, io no. Col mio non ci parlo da quando avevo 12 anni. Direi che conta».
Lei parla spesso di “orgoglio italiano”. Anche Renzi, sa?
«E poi chiama le norme sul lavoro jobs act, in inglese. Ma per favore...».
Ha detto che Grillo è monarchico.
«Meglio dittatoriale. Un movimento che ti caccia se dissenti non è democratico». Al centrodestra resta solo Berlusconi?
«Se il Cavaliere scendesse ancora in campo sarebbe come se Maradona giocasse i prossimi Mondiali. Basta, ha fatto il suo tempo».
Potrebbe subentrare Marina. O Barbara.
«Mah. Non mi piacciono le successioni dinastiche in politica».
Già, lei si è fatta da sé. È stata la più giovane consigliera provinciale, il primo segretario donna di un’associazione giovanile di destra, il più giovane vice presidente della Camera, il più giovane ministro. Un curriculum da secchiona.
«Se intende i secchioni tristi, no. Ma è vero che sono una precisina, che studio. L’approssimazione mi fa stare male».
Ansia da prestazione?
«Da morire».
E quando è ansiosa che fa? «Divento irascibile».
Non mi dica che arriva a frustare i suoi collaboratori.
«Je faccio fa’ ’na vita, poràcci... Ma se esagero so anche chiedere scusa. E poi rido spesso, i miei amici mi trovano pure divertente. Chi sono i miei amici? Gli stessi che frequentavo nel Fronte della Gioventù, vent’anni fa».
E la prima persona che chiama se ha bisogno di sfogarsi?
«Mia sorella Arianna, la sento almeno due volte al giorno. È la persona più importante della mia vita».
La mamma?
«Mi segue, partecipa, è orgogliosa, vorrebbe proteggermi. Legge qualche brutto commento sulla mia pagina Facebook e mi chiama per dirmi: “Li devi querelare!”. E io: “Eddai mamma su, macché querelare...».
Una tosta, sua madre. La passione per la destra viene da lei.
«Sì, mi spinse a iscrivermi al Fronte della Gioventù. Ma la passione era nata a scuola».
E sì che vivevate alla Garbatella, quartiere di Roma storicamente rosso.
«Appunto. Io quelli che nun te facevano parlà perché eri di destra non li potevo vedere, mi facevano una rabbia...».
Si irrita quando le danno della fascista?
«Mi fa sorridere. Quando arrivano al fascista è perché non sanno più che dire».
Mai fatto il saluto romano? «Nel Fronte degli Anni 90? Ma si figuri, mai».
Campi Hobbit?
«L’ultimo, nel 1993 a Castel Sant’Angelo».
Con il Signore degli Anelli sulle bancarelle?
«Il Signore degli Anelli è il libro più bello che abbia mai letto».
Da ragazza lavorava a Porta Portese.
«Banco dei dischi. Quando qualcuno me lo rinfaccia so che ho di fronte un figlio di papà che non ha mai lavorato in vita sua. Sennò avrebbe un altro rispetto per il lavoro».
Il complimento più bello ricevuto?
«“La politica non ti ha cambiato”».
Proviamo: la spesa la fa lei?
«Come no. Ma è facile, io sto sempre a dieta: mangio hamburger e passato di verdure».
Cosa non le piace, negli altri? E cosa ama?
«Odio la meschinità, apprezzo il coraggio ».
Un’idealista.
«Preferisco andare a casa che fare la figura di una che s’è venduta».
La cosa più coraggiosa che ha fatto?
«Presiedere la seduta della Camera a 29 anni davanti a 630 belve. Volevo morì».
Da due anni sta con l’autore televisivo Renato De Angelis. Che ne pensa lui di una donna così impegnata?
«Sta benone. Lui è uno che ha bisogno di spazio, tra i due quella appiccicosa sono io».
Ha 36 anni. Ai figli ci pensa?
«Certo che ci penso, e li voglio assolutamente. Però oggi il mio lavoro è totalizzante. Dovrò rallentare».
Ci sta pensando?
«Non proprio, ma se arrivano sono felice».
E il matrimonio?
«Lo vorrei in chiesa, con l’abito bianco. Il problema è che la sola idea mi terrorizza ».
Colpa della sua esperienza familiare?
«Non credo sia quello. È il mio carattere che mi frega: se ti giuro che ti amerò per sempre poi lo devo fare. Un bell’impegno ».
Il più geloso tra lei e Renato chi è?
«Io. Non mi fido mai, gli faccio passare una vita d’inferno, controllo tutto».
Anche il cellulare?
«Ehhh, insomma, sì. Ma questo mica lo scrive, vero?».