Fabrizio Massaro, Corriere della Sera 3/4/2014, 3 aprile 2014
SORGENIA, LE BANCHE CONVERTIRANNO I CREDITI
Il summit di ieri delle banche creditrici di Sorgenia ha deciso la linea dura nei confronti della società elettrica e dell’azionista di controllo, la holding Cir della famiglia De Benedetti. Per riequilibrare il gruppo, gravato da 1,86 miliardi complessivi di debiti di cui 600 milioni considerati in eccesso, si procederà a una conversione dei crediti in azioni.
Il lavoro dell’advisor scelto dalle 21 banche creditrici, Rothschild, è ancora in corso ma sembra che nel giro di qualche giorno la nuova linea delle banche verrà formalizzata alla società guidata da Andrea Mangoni: l’orientamento dei principali creditori — Mps 600 milioni, Intesa Sanpaolo 371, Unicredit 180, Ubi 180, Bpm 177, Banco Popolare 157 — sarebbe di convertire in azioni 400 milioni di debiti di Sorgenia su 818 milioni totali di debito non garantito (il grosso dell’esposizione è stato contratto in project financing per la costruzione delle centrali a ciclo combinato). Altri 200 milioni saranno invece trasformati in debito convertendo.
È questa la risposta del fronte dei creditori alla indisponibilità dei vertici di Cir — Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini — ad elevare la disponibilità di nuovo capitale in Sorgenia dai 100 milioni messi sul piatto nell’ambito di un aumento di capitale da complessivi 190 milioni richiesto dalla società elettrica.
Ora si tratta di mettere a punto i dettagli di questa operazione, che non è affatto semplice. Proprio le difficoltà evidenziate da alcune delle banche creditrici, quelle meno esposte, avrebbero rallentato l’iter. La soluzione di assumere il controllo di un gruppo energetico mettendo in forte minoranza l’azionista Cir (il partner austriaco Verbund si è già ritirato svalutando a zero il suo 46% circa complessivo) è vista come l’extrema ratio, visto che si tratterà poi di gestire un gruppo industriale comunque carico di oltre 1,2 miliardi di debiti. Inoltre si vuole trovare la strada giuridicamente meno invasiva: piuttosto che a una procedura concorsuale, sia pure soft, tra le ipotesi c’è quella di un aumento di capitale riservato alle banche. Nel frattempo le banche hanno sbloccato 65 milioni di linee di credito operative per non far bloccare definitivamente l’azienda durante la fase della ristrutturazione.
Intanto ieri sempre nell’ambito del gruppo Cir, la controllata L’Espresso ha emesso un bond convertibile da 100 milioni (con cedola del 2,625% annuo) che servirà a rimborsare — insieme con fondi che la società ha disponibili — un bond da 227 milioni in scadenza nell’anno.
Fabrizio Massaro
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