Paolo Calcagno, L’Unità 2/4/2014, 2 aprile 2014
DE GREGORI E IL CINEMA
BUSTO ARSIZIO INCREDIBILE: L’AUTORE E INTERPRETE DI UNA CANZONE DOLCE QUALE «BUONANOTTE FIORELLINO» È UN APPASSIONATO DEI FILM HORROR! Per una volta, il «principe» dei cantautori italiani, Francesco De Gregori, 63 anni, è salito sul palco senza la chitarra e, invece di incantarci alla sua maniera con la storia de La Donna Cannone, ci ha sorpreso con i suoi commenti sull’inquietante vicenda del film di Roman Polanski Rosemary’s Baby.
Convinto dal neodirettore artistico Steven Della Casa, che lo aveva avuto ospite per una settimana nel programma di radiotre Hollywood Party, Francesco De Gregori ha messo da parte la sua aristocratica riluttanza e la sua simpatica pigrizia per salire fino a Busto Arsizio, ospite del 12mo Film-Festival. Il grande autore di Generale, Rimmel e tante altre canzoni, culto di almeno due-tre generazioni, ha fatto da «apripista» agli incontri «La memoria del Cinema», evento pubblico voluto da Della Casa per raccontare al pubblico del Baff i film attraverso la testimonianza di personaggi dello spettacolo che «a vario titolo vi hanno lavorato, o che vi sono legati per motivi differenti».
De Gregori, dal più politico del nostri singer ci saremmo aspettati una scelta più ideologica, da «Blow-Up», Inno alla «swinging London» di Michelangelo Antonioni a «Easy Rider», manifestò Hippy di Dennis Hopper. Perché ha scelto «Rosemary’s Baby»?
«Avevo visto il film all’uscita, nel ‘68, e l’ho rivisto una decina d’anni fa, scoprendo che non è per niente invecchiato, a differenza di ciò che capita di solito, perfino a Blow-Up e a Easy Rider. Amo Autti i film di Polanski, un regista sghembo, fuori dagli schemi. Colpevolmente, non sono mai riuscito a vedere Cul-de-sac, che è introvabile: se qualcuno volesse procurarmelo gli sarei grato per sempre».
«Rosemary’s Baby» è una storia con la protagonista, Mia Farrow, vittima di una setta satanica che le fa partorire addirittura un diavoletto. Le piacciono I film dell’orrore?
«Non lo classificherei fra gli horror-movie. In quegli anni, c’erano film come Lo sguardo di Satana e L’Esorcista che erano davvero spaventosi. Non credo che Polanski volesse mettere paura con questo film. Io lo considero persino divertente, per il modo in cui è girato e il suo tocco di leggerezza. È un film sulla stregoneria, sul paganesimo, sulla religione. C’è persino Paolo VI, il papa che divenne famoso per la sua affermazione sull’esistenza del diavolo. È un film sull’ambiguità. Quando Mia Farrow scopre che è stata tradita dal marito, che ha venduto l’anima al diavolo, e si ritrova circondata dalla congrega satanica che protegge la culla nera con baby-diavoletto, non sappiamo se è vittima di una fantasiosa depressione post-parto o se ci sono davvero le streghe. Tutto, però, nel film è drammatizzante ed è quello il suo fascino. Personalmente, rimasi più spaventato dall’Inquilino del Terzo Piano: mi fece accapponare la pelle».
C’è chi sostiene che «Rosemary’s Baby» sia una forte critica alla società americana: è d’accordo?
«È vero che il medico del personaggio di Mia Farrow le dice che “Questa è una città piena di pazzi”, alludendo all’America incasinata. Ma non credo che Polanski volesse farne un film di critica sociale. In questo senso, è più esplicitamente ostile Il coltello nell’Acqua. Per me, è un film sulla maternità. Alla fine, Mia Farrow prende in braccio il bambino satanico che piange: diavolo o no, lei è la madre. Piuttosto, nel film appare fra i vicini diabolici anche la moglie di Polanski, Sharon Tate, che, poi, fu massacrata assieme ad altri nella sua villa di Bel Air, a Los Angeles, dalla setta satanica di Charles Manson. Quel film, in qualche modo, fu profetico».
E fra i film attuali qual è il suo preferito?
«Ero al Festival “Los Angeles-ltalia”, alla vigilia degli Oscar, c’era anche Paolo Sorrentino: ho fatto il tifo per La Grande Bellezza.
Come è andato «Finestre Rotte», il doc-ritratto che Stefano Pistolini ha girato su di lei?
«Sono risentito con la Rai che lo ha prodotto. Era la mia prima volta sullo schermo e alla Mostra di Venezia avevamo avuto un bello spazio. Eppure, la Rai l’ha mandato in sordina su un canale del digitale terrestre. Inoltre, hanno distribuito il dvd del documentario, ma chi l’aveva acquistato l’ha restituito perché era difettoso».
Ha mai composto musica per il Cinema?
«Composi la colonna sonora di Flirt, di Roberto Russo, con Monica Vitti; poi, feci la musica de Il Muro di Gomma, di Marco Risi, e Nanni Moretti mi consegnò la “sacherina d’oro”. Infine, Gabriele Salvatores, di sua iniziativa, mise due mie canzoni in Turné e in Mediterraneo. Ma comporre musica per il cinema non è il mio mestiere. Non lo rifarei».
Sta preparando un nuovo album?
«Ho selezionato una ventina di pezzi per riproporli in maniera diversa. L’album uscirà a novembre».