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 2014  aprile 02 Mercoledì calendario

DISOCCUPAZIONE AL 13% PERSI MILLE POSTI AL GIORNO – [È IL TASSO PIÙ ALTO MAI REGISTRATO DALL’ISTAT, 3,3 MILIONI I SENZA LAVORO - LA QUOTA DEI GIOVANI SENZA IMPIEGO ARRIVA AL 42%]


ROMA
Il tasso di disoccupazione vola al 13 per cento in febbraio contro l’11,8 per cento del febbraio 2013: è la percentuale più elevata mai raggiunta dal 1977 e sottintende il maggior incremento su base annua tra i paesi di Eurolandia ad eccezione di quelli fatti registrare a Cipro (dal 14,7% al 16,7%) e in Grecia (dal 26,3 al 27,5%). Nell’Eurozona la disoccupazione attualmente è all’11,9 per cento, in lievissima riduzione rispetto al 12% di un anno prima.
Nel nostro paese invece oltre al tasso di disoccupazione in aumento, con un numero di senza lavoro oramai pari a 3 milioni 307 mila persone (272mila in più in un anno con un incremento del 9 per cento) continua a scendere anche il numero degli occupati: nel solo mese di febbraio sono andati perduti 39mila posti di lavoro mentre nell’arco dei dodici mesi si registrano 365mila occupati in meno (in pratica mille occupati in media in meno ogni giorno). Secondo l’Istat infatti gli occupati a febbraio sono 22 milioni e 216mila e il tasso di occupazione è sceso al 55,2% (si tratta del tasso minimo dal 2000) con un calo di 0,8 punti percentuali in un anno. Quanto ai giovani, quelli che hanno un lavoro sono meno di un milione e, rispetto allo scorso anno, se ne contano oltre 100mila in meno: gli occupati tra i 15 e i 24 anni sono 923mila, in diminuzione dell’1,4% su gennaio, ovvero di 13mila unità, e del 10,4% su base annua, con 107mila ragazzi in meno a lavoro. Per contro i disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 678mila e la loro quota sul totale dei ragazzi occupati o in cerca di lavoro è ora al 42,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 3,6 punti nel confronto tendenziale. Infine, resta stabile il numero degli inattivi, con un tasso di inattività pari al 36,4 per cento.
Il dato Istat sulla disoccupazione è «sconvolgente, perdiamo mille posti al giorno, questo è il problema» ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi da Londra. «Ci sono segnali di ripresa ma non sono sufficienti: l’Italia faccia quello che deve fare, bisogna correre». E il premier promette: «Vedrete come tornerà sotto la doppia cifra la disoccupazione. È un obiettivo che possiamo raggiungere». Parole che sembrano una risposta anche all’allarme lanciato dai sindacati, con il leader della Cisl Raffaele Bonanni che avverte: «Chi ha responsabilità di Governo deve indicare una via d’uscita concreta di fronte a queste cifre drammatiche». L’ottimismo di Renzi trova sostanzialmente in linea il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Quello sulla disoccupazione, spiega, «è un dato assolutamente allineato alle previsioni». Per il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, i dati dimostrano «non solo che il decreto lavoro va cambiato ma che il Governo dovrebbe anche cambiare verso alla sua agenda, rimettendo al centro la creazione di lavoro». Gli economisti sottolineano che i dati di febbraio sull’occupazione con il segno meno davanti significano che i primi segnali di ripresa non sono ancora tali da garantire il necessario rafforzamento dei flussi in entrata sul mercato del lavoro e anche il Cnel stima che occorrerebbe un ritmo d’incremento del Pil pari a circa il 2 per cento l’anno, per riuscire a riportare la disoccupazione verso l’8 per cento. C’è infine chi, come gli economisti Stefano Fantacone, Petya Garalova e Carlo Milani, avanza su la Voce.info il sospetto che la Commissione europea stia sottostimando l’impatto del ciclo economico avverso sul deficit pubblico italiano e pecchi perciò di un eccesso di rigore, assumendo tra le ipotesi per l’Italia un tasso di disoccupazione "d’equilibrio", cioè compatibile con la stabilità dei prezzi, pari nel 2015 addirittura all’11 per cento. «Si tratta di un’indicazione difficilmente accettabile» concludono gli esperti.

MAI COSÌ MALE DAL 1977
Il tasso di disoccupazione a febbraio ha raggiunto il 13%, il dato più alto da quando l’Istat ha iniziato le serie trimestrali, nel primo trimestre 1977. A preoccupare è soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile, fermo a livelli altissimi: oltre 42,3 giovani su cento in età da lavoro sono in cerca di occupazione (solo Grecia e Spagna stanno peggio).
Anche gli altri indicatori del mercato del lavoro languono: il tasso d’occupazione (la quota di chi ha un lavoro) è al 55,2%, il tasso minimo da primo trimestre del 2000, ovvero da 14 anni. Il tasso di inattività (chi non è occupato né cerca lavoro) è al 36,4% (+0,1 punti su base annua).
Rossella Bocciarelli