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 2014  aprile 02 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ARRESTO DEGLI INDIPENDENTISTI VENETI


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Erano pronti a una deriva violenta per una rivolta popolare in armi", con una "iniziativa eclatante" da mettere in atto a ridosso delle elezioni europee di fine maggio. Niente a che vedere, quanto a determinazione, con l’esperienza - fallita - dei Serenissimi nel 1997: quella di oggi sarebbe stata molto più aggressiva. Non solo. I secessionisti sarebbero stati anche in trattative con la criminalità albanese per l’acquisto di armi leggere. E tra gli obiettivi da raggiungere, ci sarebbe stata pure la creazione di un ’direttorio’ che avrebbe avuto il compito di negoziare con lo Stato italiano per ottenere la secessione del Veneto.
E’ scattato stamani il blitz dei carabinieri del Ros contro un gruppo separatista ampio e geograficamente variegato - denominato L’Alleanza - accusato di aver messo in atto "varie iniziative, anche violente", per ottenere l’indipendenza del Veneto, e non solo. L’accusa mossa dalla Procura di Brescia è quella di terrorismo (270 bis c.p.). Ventiquattro i provvedimenti restrittivi: tra gli arrestati ci sono cinque donne, di cui una 26enne. Nel complesso, 22 sono finiti in carcere, 2 sono ai domiciliari. Nel totale gli indagati sono 51 e 33 le perquisizioni che hanno interessato il Veneto. Sotto inchiesta sono finiti anche un leader del movimento dei Forconi e l’ex deputato, Franco Rocchetta, già sottosegretario di Stato agli Affari esteri tra il 1994 e il 1995 (video), ora in custodia cautelare.
Gli arresti e le perquisizioni sono stati eseguiti tra le province di Padova, Treviso, Rovigo, Vicenza e Verona e hanno visto impegnati i militari dei vari comandi provinciali dell’Arma. Tra gli indagati figurerebbero alcune persone vicine al noto gruppo dei Serenissimi e il presidente e la segretaria della Life, l’associazione che avrebbe avuto un ruolo particolarmente attivo nel periodo di contestazione dei cosiddetti Forconi dell’8 dicembre scorso. L’epicentro dell’indagine sarebbe Casale di Scodosia, nel Padovano.
Nelle ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip del tribunale di Brescia Enrico Ceravone su richiesta della procura, sono contestati i reati di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Secondo la procura di Bresca l’organizzazione secessionista L’Alleanza ha svolto anche una diffusa attività di autofinanziamento che ha consentito di raccogliere finora non meno di 100mila euro, grazie a singole elargizioni e all’apertura alla Cassa Padana di un conto dedicato alla raccolta dei fondi. Sarebbe anche documentato come alcuni militanti dell’organizzazione si siano adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalità albanese, da destinare ai membri dell’organizzazione
A intervenire sulla vicenda via Facebook è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: nel post, il numero uno del Carroccio attacca lo Stato che "libera i delinquenti e arresta indipendentisti".
Ma secondo le indagini del Ros, le persone arrestate avrebbero fatto parte di un "gruppo riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista che avevano progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale dallo Stato italiano".
Tra gli episodi contestati ai secessionisti c’è anche quello, riferiscono gli investigatori, della "costruzione di un carro armato da utilizzare per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco". Il mezzo è stato sequestrato a Casale di Scodosia. Gli indagati, secondo quanto è emerso nelle indagini, avevano pensato di trasformare un trattore agricolo in una sorta di mezzo corazzato attrezzato con un cannoncino da 12 millimetri, ma durante le fasi di montaggio c’erano stati problemi di calibratura e di recupero dei pezzi per la sua costruzione. I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa che si terrà alle 11 nella procura di Brescia.
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Il Tanko, tuttavia, serviva anche per dare "credibilità" al movimento che, rispetto a quello del ’97 era "cresciuto sotto tutti i punti di vista". A parlare, intercettato dagli investigatori, è Luigi Faccia, già coinvolto nei fatti di 17 anni fa, durante i festeggiamenti per la consegna del primo carro armato artigianale: in tutto, infatti, i mezzi a disposizioni avrebbero dovuto essere ben 6. "Certo - dice Faccia in un incontro all’Arsenale - rispetto al ’97 siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista, abbiamo un’alleanza, abbiamo fratelli che combattono, noi siamo più preparati, abbiamo più esperienza..." E ancora: "Dunque questo Tanko, combattendo... ci dà la possibilità e ci darà la possibilità di essere veramente credibili e soprattutto di aver il controllo del nostro territorio e da là fare il passo finale per la vittoria, per l’indipendenza di noi veneti e di tutti i nostri fratelli alleati".
L’Alleanza, l’associazione sgominata dal Ros, "ha riunito più organizzazioni secessioniste sotto il comune progetto dell’indipendenza dallo Stato italiano": tra queste, secondo gli investigatori, Brescia Patria, Veneto Stato, il movimento indipendentista sardo Disubbidientzia, nonché il movimento dei Serenissimi.
Rappresentanti di questi movimenti, in particolare, si riunirono il 26 maggio 2012 ad Erbusco (Brescia) in quella che gli investigatori definiscono la riunione costitutiva de L’Alleanza. Nel corso delle indagini, sottolineano i carabinieri, sono poi emersi contatti con altre realtà indipendentiste piemontesi, sarde, campane e siciliane, "con l’obiettivo di coinvolgerle nella protesta generalizzata a sostegno dell’azione militare vera e propria".
I dirigenti, secondo il Gip, "teorizzano e mettono in pratica un’operatività su un doppio binario, uno dei quali costituito dal volto pubblico e legale di propaganda politica dei valori indipendentisti o secessionisti e l’altro costituito dalla creazione di una struttura organizzativa segreta, con reclutamenti mirati, i cui veri fini non potevano essere divulgati".
E dunque, prosegue il giudice, "nel programma dell’organizzazione si afferma la necessità di uso della violenza, al fine di provocare e guidate in armi una rivolta popolare, per giungere alla proclamazione della Repubblica Veneta". Ecco perché l’organizzazione sgominata dal Ros non ha "di mira un’azione simbolica o meramente dimostrativa come nel maggio del 1997, ma al contrario ricerca armi leggere e progetta mezzi blindati effettivamente operativi e dotati di armi pesanti costruite ad hoc, con un piano che, pur avendo di mira Venezia ed altre città (tra le quali Brescia), stavolta prevede un’azione militare in senso proprio, con resistenza armata, per di più coinvolgendo al contempo un’ampia platea di manifestanti".
La presenza di questi ultimi, nell’ottica degli arrestati, "dovrebbe rendere impossibile una reazione immediata delle forze dell’ordine": e sulle "prevedibili incertezze della risposta dello Stato", l’organizzazione puntava da un lato ad innescare "un processo insurrezionale più ampio" e dall’altro ad avere "i primi riconoscimenti esteri della nuova realtà politica".
Stando poi a una intercettazione riportata nell’ordinanza di custodia cautelare, il bresciano Giancarlo Orini - tra i secessionisti arrestati - si sarebbe espresso così nel corso di una telefonata: "Più che tagliare il salame, abbiamo bisogno di caricare i candelotti di dinamite".
Ma dal procuratore capo Tommaso Buonanno arriva anche una precisazione: "Non vi sono elementi dice - che evidenzino collegamenti fra queste persone e la Lega Nord. Si tratta di persone che avevano avuto contrasti con il Carroccio". I componenti del gruppo si proponevano "l’indipendenza dallo Stato italiano con il ricorso a metodi violenti e all’insurrezione popolare".
Intanto, a seguito degli arresti, il comitato plebiscito.eu, che ha promosso il referendum online sull’indipendenza del Veneto, ha convocato per stasera alle 19 "una dimostrazione pacifica e democratica, solo con le bandiere del Veneto".

CHI SONO I 24
REPUBBLICA.IT
ROMA - Il blitz dei carabineri del Ros di Brescia, legato alle indagini della procura sui secessionisti veneti, ha portato in carcere, tra gli altri, anche il leader dei Forconi, Lucio Chiavegato. In manette anche l’ex parlamentare della Lega, Franco Rocchetta, fondatore della Liga Veneta e tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto, oltre agli ex Serenissimi, protagonisti del bliz a piazza San Marco a Venezia nel 1997, Luigi Faccia e Flavio Contin.
Tra i 24 secessionisti arrestati compaiono cinque donne tra le quali anche una giovane di 26 anni. Nel gruppo, Patrizia Badii era stata solo ieri ricevuta a Roma dalla commissione Agricoltura del Senato per un’audizione sui problemi degli allevatori. Lo ha riferito all’Ansa Mariano Ferro, già leader del ’Popolo dei Forconi’, e divenuto nei mesi scorsi con la stessa Badii e Chiavegato portavoce del ’Coordinamento 9 Dicembre’, l’ala moderata dei forconi, che ha ancora il presidio a Soave, in provincia di Verona.
Ed è invece Felice Pani, 54 anni di Terralba (Oristano), l’unico sardo arrestato stamani. Pani era un tranquillo commerciante di frutta e verdura fino all’estate del 2008, quando salì per la prima volta agli onori della cronaca per la partecipazione all’occupazione dell’isola di Mal di Ventre (sulla costa centro occidentale della Sardegna) organizzata dall’indipendentista Salvatore "Doddore" Meloni - anche lui di Terralba - assieme al quale piantò sull’isola la bandiera della Repubblica Indipendente di Malu Entu, nel cui governo guidato da Meloni, l’uomo arrestato oggi ricoprì la carica di ’ministro dell’Agricoltura’.
Di seguito l’elenco: Corrado Manessi nato a Brescia l’11.02.1962; Roberto Abeni, nato a Brescia il 17.12.1963; Angelo Zanardini, nato a Sale Marasino (Brescia); Luigi Faccia, nato a Conselve (Padova) il 30.07.1954; Lucio Chiavegato, nato a Bovolone (Verona) il 08.02.1965; Patrizia Badii nata a Scandicci (Firenze) il 20.11.1963; Tiziano Lanza, nato a Bovolone (Verona) il 23.09.1961; Andrea Meneghelli nato a Isola della Scala il 05.03.1966; Luca Vangelista nato a Rivoli (Torino) il 11.07.1963; Corrado Turco nato a Isola Rizza (Verona) il 24.08.1967; Felice Pani , nato a Terralba (Oristano) il 29.01.1960; Stefano Ferrari nato a Bergamo il 28.06.1969; Renato Zoppi nato a Monteforte d’Alpone (Verona) il 16.06.1957.
Nome illustre tra i secessionisti arrestati è quello del fondatore della Liga Venera poi confluita nella Lega Nord, Franco Rocchetta, nato a Venezia il 12.04.1947. Poi ancora: Riccardo Lovato nato a Padova il 14.10.1969; Michele Cattaneo, nato a Brescia il 17.09.1979; Maria Luisa Violati nata a Lendinara (Rovigo) il 29.04.1964; Erika Pizzo, nata a Badia Polesine (Rovigo) il 05.02.1988; Roberto Bernardelli, nato a Milano il 31.01.1949; Elisabetta Adami, nata a Villafranca di Verona (Verona) l’8.02.1947; Maria Marini, nata a Volpago del Montello (Treviso) il 23.08.1957; Marco Ferro, nato a Lendinara (Rovigo) il 25.07.196. Sono invece stati sottoposti agli arresti domiciliari: Giancarlo Orini nato a Brescia il 27.02.1939 e Flavio Contin nato a Casale di Scodosia (Padova) il 05.11.1942.

TWEET DI SALVINI
Aiutano i CLANDESTINI, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di DELINQUENTI con lo svuota-carceri, e arrestano chi vuole l’Indipendenza.
Siamo alla follia.
Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno, sbaglia.

LASTAMPA.IT
PAOLO COLONNELLO

inviato a brescia

«Male che vada, ci troviamo a casa mia a tagliare il salame...». «No, più che tagliare il salame noi abbiamo bisogno di caricare i candelotti di dinamite!». Non scherzavano gli “indipendentisti” veneti e padani mentre, tra un “pota” e l’altro, organizzavano la guerra per separare la Lombardia e il Veneto, ma anche la Sardegna e in seguito la Sicilia, dal resto dell’Italia.



LINGUAGGIO DA BR

“L’Alleanza”, così avevano chiamato il loro gruppo, utilizzando un linguaggio che stava a metà tra quello dell’osteria e quello delle Brigate Rosse: «Il nostro obiettivo è abbattere lo Stato....pota!». Poi avrebbero separato comune per comune, paese per paese, campo per campo. In un domino infinito di separatismi che nelle idee un po’ farneticanti dei 24 arrestati stamattina dai carabinieri del Ros di Brescia avrebbero dovuto portare alla nascita di un nuovo stato padano, armato e «autoritario». Nelle intercettazioni non mancano spunti comici e qualche ingenuità, si ascolta l’esasperazione per le tasse troppo alte e si misura la disperazione per la crisi. Ma, alla fine, c’è davvero poco da ridire. «Allora, Adalberto, sta attento a cosa dovrebbe succedere - spiega in una conversazione Giancarlo Orini, “il presidente”, il vero capo dell’organizzazione: «Bisogna far saltar le banche....Ci sarà una piccola parte di Carabinieri o della polizia che starà dalla parte degli insorti, poi una piccola parte sempre dei Carabinieri o della Polizia o della Guardia di Finanza che starà dalla parte dello Stato...la parte più forte che potrebbe essere l’esercito e gli altri che se ne stanno a guardare... staranno a vedere, stanno a vedere e si metteranno dalla parte dei vincitori, come è successo in altri paesi...». «In Libia», risponde Adalaberto. «In Libia, esatto, zio porco...dai leggi, leggi, poi ci sentiamo».



IL NUOVO SODALIZIO

Da leggere è un’inchiesta del settimanale l’Espresso che parla della “milizia anti tasse del nord-est”. Eredi degli uomini che “fecero l’impresa” della Serenissima, piazzando il famoso “tanko”, ovvero un carrarmato artigianale sotto il campanile di San Marco a Venezia nel 1997, i seguaci di questo nuovo gruppo radunato sotto le insegne di “Brescia Patria”, aveva intenzioni molto più serie e non solo dimostrative. Almeno così emerge dalla lettura degli atti che hanno portato in carcere alcuni personaggi noti, ex militanti della Lega come L’ex parlamentare Franco Rocchetta e altri personaggi sconosciuti, fondatori di un vero e proprio gruppo clandestini armato, in grado di rifornirsi di pistole e mitra attraverso legami con la malavita albanese. Associazione con finalità di terrorismo è infatti l’accusa contenuta nel provvedimento che disegna un quadro inquietante dei malumori più estremi del nord. Da una parte, scrive il gip, «i dirigenti del nuovo sodalizio teorizzano e mettono in pratica un volto pubblico e legale di propaganda», vedi ad esempio l’ultimo referendum farsa per la secessione del veneto, dall’altra costituiscono «una struttura organizzativa segreta, con reclutamenti mirati, i cui veri fini non potevano essere divulgati. Nel programma dell’organizzazione - prosegue il gip bresciano - si afferma la necessità dell’uso della violenza, al fine di provocare e guidare in armi una rivolta popolare, per giunger alla proclamazione della repubblica Veneta. Il nuovo sodalizio non ha un’azione simbolica o meramente dimostrativa, come nel maggio del 1997, ma al contrario ricerca armi leggere e progetta mezzi blindati effettivamente operativi e dotati di armi pesanti costruite ad hoc, con un piano che, pur avendo ancora di mira Venezia e altre città (tra le quali Brescia), stavolta prevede un’azione militare in senso proprio, con resistenza armata, per di più coinvolgendo al contempo un’ampia platea di manifestanti».



IL GOVERNO IN ESILIO

Il momento, insomma, era arrivato. : «Guarda che siamo noialtri che possiamo cambiare la storia...dal ’97 in qua tutti i tentativi politici c’è l’hanno fatta prendere in quel posto...Se qualcuno ha una soluzione migliore della nostra dammi l’indirizzo che mi metto subito a disposizione...» dice nel giugno 2012 Flavio Contin, proprio uno dei “Serenissimi” coinvolto nell’assalto del campanile di San Marco nel ’97. All’epoca venne assolto dall’accusa di terrorismo e adesso è di nuovo indagato per associazione eversiva. ha riallacciato i contatti, è di nuovo attivo e di nuovo sogna una secessione armata. Avevano anche il progetto di evitare la galera attraverso un rifugio all’estero, magari in Svizzera, dove sarebbe stato proclamato “il governo in esilio”. altri due indagati, fermati stamattina, Roberto Abeni e Corrado Manessi, spiegavano le basi teoriche: «Sappi che l’indipendentismo non è né di destra né di sinistra...è trasversale...noi siamo un movimento anticasta, alla Grillo, tanto per essere chiari...e soprattutto il nostro obiettivo è quello di abbattere lo stato italiano di cui non riconosciamo alcuna autorità politica....Che questo sia ben chiaro». Terroristi, li definisce il giudice. E forse non si va lontano: « Quando semini un terrore del genere e qualcuno lo ammazzi davvero...allora vedrai che non c’è più nessuno che lo...lo sai, durante il processo di Torino delle Brigate Rosse...ci voleva la giuria popolare della corte d’Assise...non ne trovavano, li gambizzavano prima...É storia!»


CORRIERE.IT
VENEZIA - Blitz all’alba dei carabinieri del Ros di Brescia, che hanno eseguito 24 ordini di custodia cautelare (due sono arresti domiciliari) - 15 in Veneto - , e 33 perquisizioni, a carico di un gruppo di persone accusate di terrorismo ed eversione del sistema democratico, oltre che alla fabbricazione di armi. Gli arresti riguardano numerosi veneti che militano tra le file del movimento indipendentista, tra cui l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta, gli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin e il leader dei Forconi Lucio Chiavegato. Secondo le indagini del Ros, coordinate dalla procura bresciana le persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale».
Tra gli episodi contestati ai secessionisti arrestati dai carabinieri c’è anche quello, riferiscono gli investigatori, della costruzione di un carro armato del peso di 40 tonnellate «in grado di sventrare un edificio», da utilizzare per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco, probabilmente nel periodo delle elezioni europee. Il mezzo, perfettamente funzionante (tanto che erano state già eseguite anche delle prove di fuoco) è stato sequestrato. La vicenda richiama alla memoria quanto avvenuto il 9 maggio 1997, quando un gruppo di «Serenissimi» diede l’assalto al campanile di piazza San Marco. In quel caso tra gli elementi più scenografici c’era proprio un furgone trasformato in rudimentale carro armato, poi denominato «Tanko», ma che però in quel caso non era in grado di sparare. L’associazione sgominata dal Ros è denominata «L’Alleanza»: «ha riunito più organizzazioni secessioniste sotto il comune progetto dell’indipendenza dallo Stato italiano», tra queste, secondo gli investigatori, Brescia Patria, Veneto Stato, il movimento indipendentista sardo Disubbidientzia, nonchè il movimento dei Serenissimi. Rappresentanti di questi movimenti, in particolare, si riunirono il 26 maggio 2012 ad Erbusco (Brescia) in quella che gli investigatori definiscono la riunione costitutiva del movimento «L’Alleanza».
Obiettivo del Movimento Separatista Veneto e degli arrestati era principalmente la costituzione di uno Stato Veneto Indipendente. L’insurrezione armata avrebbe riguardato, secondo gli inquirenti, anche l’ «insurrezione» di varie regioni del Nord «esasperate dalla crisi economica». Il dato più volte evidenziato dalle forze dell’ordine è quello della «pericolosità» dei Secessionisti.

L’assalto al campanile nel 1997
La «finalità violenta» è dimostrata, hanno ribadito, soprattutto dalla costruzione del tanko e dalla svariate armi sequestrate. «C’erano tutte le condizioni per azioni violente, armate, pianificate nel dettaglio, molto pericolose per l’incolumità pubblica», hanno specificato gli Inquirenti. Secondo le indagini, pare ci siano stati contatti con la criminalità albanese da cui i Secessionisti si erano riforniti di armi. Il progetto indipendentista era portato avanti con riunioni riservate tra case private, aziende e ristoranti degli affiliati e zioni di proselitismo sia per reperire finanziamenti che per «convincere» all’adesione nuovi simpatizzanti. Tutti gli affiliati, dotati di telefoni cellulari riservati esclusivamente all’attività eversiva, erano schedati dall’organizzazione Secessionista e dovevano firmare una sorta di «contratto» con precisi doveri da rispettare per fare parte dell’organizzazione.
Gli ideatori del movimento, secondo quanto rivelato dalle forze dell’Ordine, avrebbero ipotizzato anche attentati dinamitardi sulla scia dell’esperienza altoatesina, che poi sono stati scartati, «non per un motivo si sicurezza pubblica, ma per non compromettere il progetto finale». Qualche giorno fa Luigi Faccia aveva commentato sul sito Indipendenza: «Sempre più persone, soprattutto giovani hanno a cuore il gesto dei Serenissimi in piazza San Marco. Ritengono che si debba ripartire da lì, da quel gesto eroico che è valso molto di più di trent’anni di venetismo all’acqua di rose e di inutili elezioni politiche»
Secondo quanto si è appreso, gli arresti e le perquisizioni sono state eseguite tra le province di Padova, Treviso, Rovigo, Vicenza e Verona (Verona 9 arresti, Treviso 2, Rovigo 3, Padova 3) e hanno visto impegnati i militari dei vari comandi provinciali dell’Arma. Tra gli indagati figurerebbero alcune persone vicine al noto gruppo dei Serenissimi e il presidente e la segretaria della Life, l’associazione che avrebbe avuto un ruolo particolarmente attivo nel periodo di contestazione dei cosiddetti forconi dell’8 dicembre scorso. L’ «epicentro», sempre secondo quanto si è appreso, sarebbe Casale di Scodosia, nel Padovano dove sarebbe stato trovato il «tanko». L’ex sindaco Renato Modenese (Comune commissariato, appresa la notizia ha commentato: «Con la crisi sono cose che possono capitare») Gli indagati, secondo quanto è emerso nelle indagini, avevano pensato di trasformare un trattore agricolo in una sorta di mezzo corazzato attrezzato con un cannoncino da 12 millimetri, ma durante le fasi di montaggio c’erano stati problemi di calibratura e di recupero dei pezzi per la sua costruzione.
Intanto, il movimento Plebiscito.eu ha rinviato la mobilitazione in sostegno degli arrestati annunciata la mattina: «Sono stato contattato dalle forze dell’ordine - ha spiegato il leader Gianluca Busato sul sito www.plebiscito.eu - che mi hanno comunicato il divieto di manifestare per questa sera in Piazza San Marco. Mi hanno anche comunicato che in caso di manifestazione non autorizzata saranno tenuti a reprimerla, anche con la violenza». Così la mobilitazione è stata spostata a venerdì 11 aprile alle 19 in piazza dei Signori a Vicenza «per evitare - così ha spiegato ancora Busato - una repressione violenta da parte dello Stato italiano».
E intanto la Lega Nord ha annunciato una manifestazione domenica 6 aprile a Verona alle ore 18 per protestare contro gli arresti e l’indagine anti-indipendentista». «Pacificamente liberi - dice il segretario Matteo Salvini -. Lo Stato libera mafiosi e clandestini, e processa le idee».


«Guarda che siamo solo noialtri che possono cambiare la storia… dal ’97 in qua… tutti i tentativi politici ce l’hanno fatto prendere in quel posto… Se qualcuno ha una soluzione migliore della nostra dammi l’indirizzo che mi metto subito a disposizione…», diceva il 15 giugno 2012 Flavio Contin, uno dei Serenissimi coinvolto nell’assalto al campanile di San Marco del 9 maggio 1997, all’epoca assolto dall’accusa di terrorismo e oggi nuovamente indagato per associazione eversiva. Stavolta ha evitato il carcere perché ultrasettantenne, ma molte sue parole intercettate dai carabinieri del Ros sono alla base degli arresti dei suoi presunti complici. «Noialtri siamo sicuri di vincere», proseguiva Contin in quella conversazione. «Bisogna essere realisti ma in maniera fanatica, perché sennò guarda, non ce la facciamo… perché passa tempo... ed abbiamo due nemici: lo Stato italiano e il tempo a disposizione… Sì, davvero… Allora: o ci svegliamo fuori o molliamo tutto… e ci rassegniamo a diventare italiani… come gli altri… Basta, non c’è altra soluzione».
Gesti eclatanti

Uno degli indagati finiti in carcere, Tiziano Lanza, in un colloquio registrato in macchina il 27 gennaio 2013, spiegava a proposito del progetto politico secessionista da propagandare e proporre attraverso gesti eclatanti: «Se incidi il cristallo dell’indivisibilità… lo incidi… l’impatto mediatico sarà una roba bestiale… Niente tornerà più come prima, di questo sono convintissimo…. Dopo l’evento che faremo noialtri può darsi che obbliga lo Stato italiano, quello sì… ma prima di tutte quelle raccolte di firme e compagnia bella, bisogna che tu fai quell’azione lì… dura… violenta …». Dalle frase captate dagli investigatori, l’obiettivo sembrava quello di evitare la galera attraverso il rifugio all’estero dove proclamare una sorta di governo in esilio. A febbraio 2013 lo stesso Lanza confidava al figlio: «Lucio Chiavegato ( il leader dei Forconi del Nord, arrestato anche lui, ndr) è uno che vuole fare carriera politica… ma comunque grazie a lui ho conosciuto queste due persone qua che mi hanno raccontato la loro storia… Adesso c’è un progetto (…) Ci sono trenta gruppi di indipendentisti veneti… però ognuno fa per conto suo… e non sa chi è quello… quello più determinato… Adesso la situazione è molto diversa… c’è un’alleanza straordinaria… Piemonte, Sardegna, Brescia… perfino in Sicilia (…) Ma questa volta nessuno si farà arrestare… Quello che è chiamato Governo veneto non sarà qua ma sarà in un Paese neutrale , uno di questi in cui dobbiamo trovare appoggio… contattare il ministro degli Esteri di quel paese…».

Programmi d’azione

Altri due indagati fermati nell’operazione, Roberto Abeni e Corrado Manessi, sono stati intercettati al telefono il 21 giugno scorso, mentre Abeni raccontava: «Allora io gli ho detto “Sappi che l’indipendentismo non è né di destra né di sinistra… è trasversale… però tu sappi che noi non siamo qua… non siamo un movimento anticasta alla Grillo, tanto per essere chiari… e soprattutto il nostro obiettivo è quello di abbattere lo Stato italiano che noi non riconosciamo come… di cui non riconosciamo nessuna autorità politica né morale e civile… Che questo sia ben chiaro, altrimenti…” (…) Il tuo obiettivo dev’essere quello di abbattere lo Stato italiano». Inquietanti, per gli inquirenti, suonano le parole con cui sempre Lanza svelava a una ragazza i programmi d’azione: «Intanto cominciamo con riprenderci quello che abbiam ripreso con la forza… Ma verranno a prenderci le teste di cuoio com’è accaduto nel ’97… Sì, è vero, potrebbe essere… ma questa volta sono i mezzi molto più grossi e sparano davvero… Volete venire lo stesso? Noi non dichiariamo guerra, ma se voi volete… Il monopolio della violenza ce l’avete solo voi… questa volta non si porteranno via la bandiera calpestata come hanno fatto nel ’97… Non ci manderanno i siciliani a prenderci... (…) Saremo noi che dalla Svizzera o da un’altra capitale europea che ci ospita… in conferenza stampa diremo quello che vogliamo… Ascolteranno anche i veneti… “ma sono veneti armati”… Contro uno stato di merda del genere cosa vuoi fare… c’è da stare solo alla regola del fucile…». E ancora: «Io voglio arrivare a poter dire loro: Andatevene dall’Italia e chiedete perdono per 147 anni di crimini contro la nostra popolazione e di ruberie… andatevene e vivrete… rimanete e morirete… perché noi instaureremo veramente il clima di terrore… sai come ci divertiremo… finalmente la mafia anche qua… finalmente il loro sistema importato anche qua… Ah, tu hai fatto un decreto legge … Cioè tu cos’è? Sei il giudice? Ah tu sei quello che ha firmato il pignoramento… Ah… Io so dove abiti… tuo figlio si veste sempre di rosso… tua moglie prima di andare via gli fa una bella carezzina sulla testina gialla… “io vi denuncio”… Tu cos’è che fai? … Quando semini un terrore del genere e qualcuno lo ammazzi davvero… o per lo meno lo segni bene… allora vedrai che non c’è più nessuno che… lo sai durante il processo di Torino delle Brigate rosse… ci voleva la giuria popolare della Corte d’assise… non ne trovavano, le gambizzavano prima… È storia».

DAGOSPIA
Adesso si capisce perché Giorgio Napolitano, suo malgrado, ha firmato per la proroga dei manicomi giudiziari. Dovevano metterci ‘sta banda di spostati che volevano costruirsi un panzer e "liberare" il Veneto. Li ha fermati il Ros dei carabinieri, ma loro, che sono dei geni, avevano previsto tutto: "Andremo in tv, faremo dei libri, qualcosa guadagneremo".

Ecco una conversazione captata tra il veronese Tiziano Lanza (1961), arrestato oggi, e una certa Daniela Giordano sulla Toyota Yaris del primo, il 17 agosto 2013

TIZIANO: "Non puoi sapere tu che qui c’è un altro mega arsenale dove stiamo costruendo un altro carro armato gigantesco!
DANIELA: "Veramente?"
T.: "Sì, sì, sì...è quello che stiamo facendo e tu...adesso questa cosa la sai tanto non..."
D.: "Ma Tizi..."
T.: "La sai, l’avrai sospettato, ma insomma, ecco! Che sarà in grado di sparare e di...di distruggere, ma che non lo farà ...però serve per fare come deterrente, non è che la usi la bomba atomica...ce l’hai...e allora io vado in piazza San Marco, se riusciamo ad andarci con un mezzo così gigantesco, invece di otto forse saremo in ottocento, ben equipaggiati, con maschere antigas, qualcuno appostato con mitra e tutto e ci sarà gente anche all’estero, come me, che convocherà la conferenza stampa...eh sai"
a destra flavio contina destra flavio contin

D.: "No, no, certo... si vuol fare un’azione..."
T.: "E quando l’azione sarà fatta, sarà coordinato mezza Italia perché lo faranno anche i piemontesi, lo faranno anche i sardi, ciascuno nel loro sistema ma sarà sincronizzato con la nostra, perfino la ‘Napulitania’, vogliono chiamarsi così".
D. (ride)
T.: "Sì perché ci sono quelli che vogliono ‘Napulitania’ indipendente e ci sono quelli che vogliono il ripristino del Regno delle due Sicilie sotto i Borboni, e non vanno d’accordo tra di loro. Ma io questa cosa qua me la sono segnata, prima di morire la devono pagare...quello che stiamo facendo adesso non lo potranno tirar via (ride) ah ah, immagina di vedere un panzer, te come fai? Sì, questo stiamo costruendo, perché comprarlo nuovo chi è che lo porta e lo prende?"
IL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTOREIL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTORE

D.: "Eh ma no..."
T.: "Te lo devi costruire... è gigantesco ed è qui vicino, infatti la foto di quei leoni lì...è stata fotografata da Eddy, anche lui fa parte...piace lavorarci".
D.: "Lui l’ha vista e ha detto..."
T.: "L’ha fotografata, appena usciti dal cosiddetto arsenale, arsenale che noi chiamiamo la ‘cattedrale"... certo...siamo in un momento fragile perché ti arriva ...una squadra dei Carabinieri, vabbè... ci arrestano tutti, ma che arrivasse perlomeno, uno dice: ‘Beh..ehh.. finiremo sui giornali...cosa vuoi che ti dica...scriverò un libro come le Brigate Rosse. In giro qualcosa guadagnerò".
D.: "Guarda fai un casino, finisci in televisione, poi il libro te lo comprano".

INDIPENDENTISTI, BLITZ ALL’ALBA: 24 ARRESTI - SEQUESTRATO ’TANKO’, IN MANETTE ROCCHETTA
R.Pol per il "Corriere del Veneto"
- Blitz all’alba dei carabinieri del Ros di Brescia, che hanno eseguito 24 ordini di custodia cautelare (due sono arresti domiciliari) - 15 in Veneto - , e 33 perquisizioni, a carico di un gruppo di persone accusate di terrorismo ed eversione del sistema democratico, oltre che alla fabbricazione di armi. Gli arresti riguardano numerosi veneti che militano tra le file del movimento indipendentista, tra cui l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta, gli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin e il leader dei Forconi Lucio Chiavegato. Secondo le indagini del Ros, coordinate dalla procura bresciana le persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale».
Tra gli episodi contestati ai secessionisti arrestati dai carabinieri c’è anche quello, riferiscono gli investigatori, della costruzione di un carro armato del peso di 40 tonnellate «in grado di sventrare un edificio», da utilizzare per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco, probabilmente nel periodo delle elezioni europee. Il mezzo, perfettamente funzionante (tanto che erano state già eseguite anche delle prove di fuoco) è stato sequestrato. La vicenda richiama alla memoria quanto avvenuto il 9 maggio 1997, quando un gruppo di «Serenissimi» diede l’assalto al campanile di piazza San Marco.
IL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTOREIL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTORE
In quel caso tra gli elementi più scenografici c’era proprio un furgone trasformato in rudimentale carro armato, poi denominato «Tanko», ma che però in quel caso non era in grado di sparare. L’associazione sgominata dal Ros è denominata «L’Alleanza»: «ha riunito più organizzazioni secessioniste sotto il comune progetto dell’indipendenza dallo Stato italiano», tra queste, secondo gli investigatori, Brescia Patria, Veneto Stato, il movimento indipendentista sardo Disubbidientzia, nonchè il movimento dei Serenissimi. Rappresentanti di questi movimenti, in particolare, si riunirono il 26 maggio 2012 ad Erbusco (Brescia) in quella che gli investigatori definiscono la riunione costitutiva del movimento «L’Alleanza».
Obiettivo del Movimento Separatista Veneto e degli arrestati era principalmente la costituzione di uno Stato Veneto Indipendente. L’insurrezione armata avrebbe riguardato, secondo gli inquirenti, anche l’ «insurrezione» di varie regioni del Nord «esasperate dalla crisi economica». Il dato più volte evidenziato dalle forze dell’ordine è quello della «pericolosità» dei Secessionisti.
IL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTOREIL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTORE
La «finalità violenta» è dimostrata, hanno ribadito, soprattutto dalla costruzione del tanko e dalla svariate armi sequestrate. «C’erano tutte le condizioni per azioni violente, armate, pianificate nel dettaglio, molto pericolose per l’incolumità pubblica», hanno specificato gli Inquirenti. Secondo le indagini, pare ci siano stati contatti con la criminalità albanese da cui i Secessionisti si erano riforniti di armi. Il progetto indipendentista era portato avanti con riunioni riservate tra case private, aziende e ristoranti degli affiliati e zioni di proselitismo sia per reperire finanziamenti che per «convincere» all’adesione nuovi simpatizzanti. Tutti gli affiliati, dotati di telefoni cellulari riservati esclusivamente all’attività eversiva, erano schedati dall’organizzazione Secessionista e dovevano firmare una sorta di «contratto» con precisi doveri da rispettare per fare parte dell’organizzazione.
Gli ideatori del movimento, secondo quanto rivelato dalle forze dell’Ordine, avrebbero ipotizzato anche attentati dinamitardi sulla scia dell’esperienza altoatesina, che poi sono stati scartati, «non per un motivo si sicurezza pubblica, ma per non compromettere il progetto finale». Qualche giorno fa Luigi Faccia aveva commentato sul sito Indipendenza: «Sempre più persone, soprattutto giovani hanno a cuore il gesto dei Serenissimi in piazza San Marco. Ritengono che si debba ripartire da lì, da quel gesto eroico che è valso molto di più di trent’anni di venetismo all’acqua di rose e di inutili elezioni politiche»
IL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTOREIL CARRO ARMATO DEI SECESSIONISTI VENETI COSTRUITO SU UN TRATTORE
Secondo quanto si è appreso, gli arresti e le perquisizioni sono state eseguite tra le province di Padova, Treviso, Rovigo, Vicenza e Verona (Verona 9 arresti, Treviso 2, Rovigo 3, Padova 3) e hanno visto impegnati i militari dei vari comandi provinciali dell’Arma. Tra gli indagati figurerebbero alcune persone vicine al noto gruppo dei Serenissimi e il presidente e la segretaria della Life, l’associazione che avrebbe avuto un ruolo particolarmente attivo nel periodo di contestazione dei cosiddetti forconi dell’8 dicembre scorso.
L’ «epicentro», sempre secondo quanto si è appreso, sarebbe Casale di Scodosia, nel Padovano dove sarebbe stato trovato il «tanko». L’ex sindaco Renato Modenese (Comune commissariato, appresa la notizia ha commentato: «Con la crisi sono cose che possono capitare») Gli indagati, secondo quanto è emerso nelle indagini, avevano pensato di trasformare un trattore agricolo in una sorta di mezzo corazzato attrezzato con un cannoncino da 12 millimetri, ma durante le fasi di montaggio c’erano stati problemi di calibratura e di recupero dei pezzi per la sua costruzione.
franco rocchettafranco rocchetta
Intanto, il movimento Plebiscito.eu ha rinviato la mobilitazione in sostegno degli arrestati annunciata la mattina: «Sono stato contattato dalle forze dell’ordine - ha spiegato il leader Gianluca Busato sul sito www.plebiscito.eu - che mi hanno comunicato il divieto di manifestare per questa sera in Piazza San Marco. Mi hanno anche comunicato che in caso di manifestazione non autorizzata saranno tenuti a reprimerla, anche con la violenza». Così la mobilitazione è stata spostata a venerdì 11 aprile alle 19 in piazza dei Signori a Vicenza «per evitare - così ha spiegato ancora Busato - una repressione violenta da parte dello Stato italiano».
E intanto la Lega Nord ha annunciato una manifestazione domenica 6 aprile a Verona alle ore 18 per protestare contro gli arresti e l’indagine anti-indipendentista». «Pacificamente liberi - dice il segretario Matteo Salvini -. Lo Stato libera mafiosi e clandestini, e processa le idee».

CASALE DI SCODOSIA
Casale di Scodosia è un comune di 4.829 abitanti della provincia di Padova.
Storia
Il paese è abitato sin dal II millennio a.C. ed è situato in una zona paludosa bonificata solo nel XV secolo, durante la dominazione veneziana, periodo in cui si fa risalire Casa Grompo, che spicca per il suo pregevole poggiolo in pietra. Al periodo tardo-medievale risalgono, invece, la chiesa di S. Margherita con campanile romanico e la pieve di Santa Maria di cui è conservata solo la torre campanaria. In seguito all’annessione all’Austria del 1797, il comune divenne zona di brigantaggio, sorte che condivise con altri comuni della Scodosia come Saletto.
Luoghi d’interesse
Tra gli edifici storici presenti spicca la Villa Correr presso Altaura, edificata nel XVIII secolo con materiali recuperati dalla precedente casa rurale cinquecentesca e si distingue per gli intonaci decorati in terra naturale e per le finestre a medaglioni di vetro, prodotte a Murano. La sfarzosa residenza è ora sede del Museo Etnografico della Scodosia e della mostra nazionale dell’antiquariato.