Annamaria Piacentini, Libero 2/4/2014, 2 aprile 2014
GIULIO BASE PORTA SULLO SCHERMO PIERO CHIARA
Vedendo il film diretto da Giulio Base Il Pretore, tratto dal romanzo di Piero Chiara abbiamo avuto la conferma che l’uso di una carica per avere prestazioni sessuali in cambio di favori di ogni genere, dagli anni 30 ad oggi non è cambiato. «Come spesso non lo è neanche la giustizia italiana», osserva il regista, che mette in scena dal 3 aprile il pretore di Luino Augusto Vanghetta (Francesco Pannofino). Che, dopo 15 anni di carriera, giustifica così i suoi errori: «Sono un acuto osservatore delle schifezze umane, ma le pene corporali sono il sale dell’educazione fascista. L’uomo viene dalla donna, e dalla donna vuole tornare». Usa il potere in ogni settore: copre gli imprenditori colpevoli di abuso edilizio, tradisce la moglie Evelina (Sarah Maestri) affetta da anoressia, con donne di tutte le età nel suo studio in Pretura, frequenta una casa di tolleranza e coltiva la sua passione per il teatro. Ha scritto una commedia dal titolo L’amore è un’equazione e come protagonista ha scelto una ricca signora (Eliana Miglio) ex tenutaria di bordello, con amicizie che contano. Ma è rispettato da tutti, anche dal Podestà e dal parroco. Perché in quel piccolo paese di provincia, tutti sono un po’ colpevoli di qualcosa, tutti hanno bisogno del pretore e sono disponibili a spingere le proprie donne nelle sue braccia. Ma chi la fa l’aspetti, dice un vecchio proverbio. Vanghetta assume un giovane avvocato (Mattia Zàccaro Garau) per avere più tempo da dedicare ai suoi stravizi, e fa un grave errore. «Negli anni 80 avevo letto tutti i libri di Chiara», prosegue il regista. «L’abilità con cui raccontava la grande provincia italiana con le sue debolezze e le sue bugie,come in Venga a prendere il caffè da noi, mi aveva colpito subito. Non è stato facile realizzare il film che sottolineava l’aspetto piccante, ma anche divertente di un personaggio pieno di difetti». La scelta di Pannofino? «Mi serviva un uomo grasso... sporco», risponde, «ho lasciato un finale aperto. C’è da chiedersi: chi è la vittima di questa storia, e chi il colpevole? ». Prossimo film? «Mio papà, con Giorgio Pasotti e Donatella Finocchiaro. Parla di paternità non anagrafica o di sangue. I due si scelgono , come è accaduto anche a me. Ho tre figli. Con la prima non ho un legame di sangue, ma sono io , a tutti gli effetti, il suo papà».