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 2014  aprile 02 Mercoledì calendario

IPCC (da Wikipedia Usa) The Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) is a scientific intergovernmental body under the auspices of the United Nations,[1][2] set up at the request of member governments

IPCC (da Wikipedia Usa) The Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) is a scientific intergovernmental body under the auspices of the United Nations,[1][2] set up at the request of member governments.[3] It was first established in 1988 by two United Nations organizations, the World Meteorological Organization (WMO) and the United Nations Environment Programme (UNEP), and later endorsed by the United Nations General Assembly through Resolution 43/53. Membership of the IPCC is open to all members of the WMO and UNEP.[4] The IPCC is chaired by Rajendra K. Pachauri. The IPCC produces reports that support the United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), which is the main international treaty on climate change.[5][6] The ultimate objective of the UNFCCC is to "stabilize greenhouse gas concentrations in the atmosphere at a level that would prevent dangerous anthropogenic [i.e., human-induced] interference with the climate system".[5] IPCC reports cover "the scientific, technical and socio-economic information relevant to understanding the scientific basis of risk of human-induced climate change, its potential impacts and options for adaptation and mitigation."[6] The IPCC does not carry out its own original research, nor does it do the work of monitoring climate or related phenomena itself. The IPCC bases its assessment on the published literature, which includes peer-reviewed and non-peer-reviewed sources.[7] Thousands of scientists and other experts contribute (on a voluntary basis, without payment from the IPCC)[8] to writing and reviewing reports, which are then reviewed by governments. IPCC reports contain a "Summary for Policymakers", which is subject to line-by-line approval by delegates from all participating governments. Typically this involves the governments of more than 120 countries.[9] The IPCC provides an internationally accepted authority on climate change,[10] producing reports which have the agreement of leading climate scientists and the consensus of participating governments. The 2007 Nobel Peace Prize was shared, in two equal parts, between the IPCC and Al Gore IN ITALIANO L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico [1], IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Organizzazione Esso è organizzato in tre gruppi di lavoro: il gruppo di lavoro I si occupa delle basi scientifiche dei cambiamenti climatici; il gruppo di lavoro II si occupa degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani, delle opzioni di adattamento e della loro vulnerabilità; il gruppo di lavoro III si occupa della mitigazione dei cambiamenti climatici, cioè della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. I "rapporti di valutazione" periodicamente diffusi dall’IPCC sono alla base di accordi mondiali quali la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyōto che l’attua. L’IPCC è stato guidato da Robert Watson e a partire dal 2002 da Rajendra K. Pachauri. Rappresentante dell’IPCC in Italia è Sergio Castellari, membro dell’INGV e del CMCC[2]. Attività L’IPCC non svolge direttamente attività di ricerca né di monitoraggio o raccolta dati: l’IPCC fonda le sue valutazioni principalmente su letteratura scientifica pubblicata in seguito a peer review (revisione paritaria). Tutti i rapporti tecnici dell’IPCC sono a loro volta soggetti a procedure di referaggio; i rapporti sintetici (oggetto di attenzione mediatica) sono soggetti anche a revisione da parte dei governi e del resto ogni governo è libero di farsi rappresentare dagli inviati che sceglie anche se non sono competenti. L’attività principale dell’IPCC è la preparazione a intervalli regolari di valutazioni esaustive e aggiornate delle informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche rilevanti per la comprensione dei mutamenti climatici indotti dall’uomo, degli impatti potenziali dei mutamenti climatici e delle alternative di mitigazione e adattamento disponibili per le politiche pubbliche. I rapporti di valutazione finora pubblicati sono i seguenti: "Primo Rapporto di Valutazione" (1990 [3]) "Secondo Rapporto di Valutazione" (1995) "Terzo Rapporto di Valutazione" (2001) "Quarto Rapporto di Valutazione" (2007) Il quarto rapporto di valutazione IPCC è diviso in tre parti che rispecchiano le attività di tre distinti gruppi di lavoro. La prima parte del rapporto riassume le cognizioni scientifiche attuali sul clima e sulla sua evoluzione dovuta all’impatto umano ed è stata presentata al pubblico a Parigi il 6 febbraio 2007. La seconda parte riassume le conoscenze sugli impatti del cambiamento climatico ed è stata presentata a Bruxelles in aprile mentre la terza che presenta le possibili strategie di mitigazione e adattamento è stata presentata a Bangkok il 4 maggio. La sintesi è stata presentata a novembre del 2007. Il quinto rapporto è attualmente nella sua fase finale di stesura; come il precedente sarà diviso in tre parti (che saranno completate rispettivamente a settembre 2013, marzo 2014 e aprile 2014) più una di sintesi, attesa per fine ottobre 2014[4]. I rapporti IPCC sono ampiamente citati in qualsiasi dibattito sul mutamento climatico. In genere l’IPCC è considerato fonte autorevole, ma si sono levate anche voci critiche (p.es. Bjorn Lomborg e Christopher Landsea). Critiche Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Climategate. Nel novembre 2009 è stato diffuso un carteggio via email tra vari scienziati e consulenti di IPCC che è stato usato per mettere in dubbio la credibilità dell’istituto. Alcuni passaggi estrapolati dai messaggi sembravano infatti suggerire che gli scienziati si fossero adoperati per modificare o nascondere alcuni dati e per ostacolare l’uscita di articoli non condividenti con il loro operato.[5] Inchieste interne successive sulla controversia, che è stata ribattezzata Climategate, hanno cercato di evidenziare che gli scienziati non si erano adoperati per modificare i dati, che la loro reputazione rimaneva intatta e che il carteggio non può essere utilizzato per dimostrare che il riscaldamento globale non esista. Le conclusioni delle inchieste hanno però posto l’accento su due problemi principali: l’accesso ai dati scientifici e il metodo di revisione della ricerca scientifica[6]. Altre polemiche riguardano la condotta non sempre chiara del leader dell’istituto, Rajendra K. Pachauri[7]. Che è di sicuro l’autore del famoso rapporto sull’Himalaya redatto dal coordinatore indiano Murari Lal (Scrittore e poeta indiano) e che pretendeva che i ghiacciai dell’Himalaya erano quelli che fondevano più presto nel mondo e che per il 2035 sarebbero spariti. Dopo lo scalpore suscitato nel mondo scientifico internazionale, l’istituto ha rettificato dicendo che si trattava di un errore di stampa e bisognava leggere 2335. Questo però non è confermato da Murari Lal che ha poi dichiarato che avevano pensato di fare questa dichiarazione per obbligare i politici a prendere delle misure concrete. Riconoscimenti Il 12 ottobre 2007 l’organizzazione ha vinto il Premio Nobel per la pace con Al Gore per l’impegno nel diffondere la conoscenza sui cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale.[8]