Vladimiro Polchi; Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 2/4/2014, 2 aprile 2014
BABY SQUILLO, BOLDRINI CONTRO I CLIENTI
Levata di scudi contro l’ipotesi di patteggiamento per i clienti delle baby squillo dei Parioli che prevederebbe, tra le altre cose, anche la possibilità di pagare circa 40 mila euro per pulirsi coscienza e, soprattutto, fedina penale. Una possibilità prevista dalla legge sulla quale la procura non si è ancora espressa ma che ha già fatto gridare allo scandalo politici e tecnici.
«Non entro nel merito dell’inchiesta in corso — dice a Repubblica la presidente della Camera, Laura Boldrini — tanto più che la procura di Roma non ha ancora deciso se ammettere il patteggiamento da parte dei clienti delle ragazze minorenni. Considero comunque lo sfruttamento della prostituzione minorile come uno dei reati più insopportabili e odiosi».
E aggiunge: «Non basterà però una sentenza, per quanto rigorosa, a liberarci dal peso di una vicenda così dolorosa, da qualsiasi punto di vista la si esamini. Ragazzine che ritengono possibile perdere il rispetto di sé pur di corrispondere a certi modelli sociali. Famiglie che non si rendono conto di quelle che accade o, peggio, lo accettano. Uomini tanto ipocriti da non sapersi assumere le proprie squallide responsabilità, figure rapaci e predatorie che sfregiano le esistenze di giovanissime donne. Mezzi di informazione che in qualche caso hanno speculato sui comportamenti di queste ragazzine, dimenticando che loro sono le vittime della storia, e non le accattivanti protagoniste di un film morboso. È una vicenda che chiama in causa tutti perché parla dei valori capovolti della nostra società».
Vincenzo Spadafora, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, si dice «sgomento» dall’eventualità che i clienti patteggino per «per evitare il processo e la gogna mediatica, pagando 40 mila euro oppure scontando alcuni giorni di carcere. Rischia di essere un pessimo segnale rispetto all’epilogo di una storia che continua a vedere per protagoniste le ragazze minorenni coinvolte».
Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pubblico ministero Cristiana Macchiusi che indagano sulle due ragazzine che si vendevano nel quartiere chic della capitale ribadiscono di non avere dato alcun consenso, anche perché gli accertamenti sono ancora in corso. E, in ogni caso, spiegano a piazzale Clodio (dove sono arrivate finora una decina di richieste di patteggiamento a fronte dei 52 clienti accusati di prostituzione minorile), le singole posizioni vanno valutate con attenzione.
Eppure la politica si indigna. Esprime «sconcerto» Sandra Zampa, deputato Pd e vicepresidente della commissione bicamerale Infanzia e adolescenza: «La politica deve correggere una via d’uscita troppo veloce e semplice ». L’Ami, Associazione avvocati matrimonialisti italiani, punta il dito contro il «garantismo giudiziario». La vicenda della baby prostitute dei Parioli, attacca il presidente Gian Ettore Gassani, «rappresenta uno dei più gravi scandali di pedofilia del nostro Paese e non può essere liquidata con pene pecuniarie. In questo modo in Italia sta entrando dalla finestra l’orrendo istituto della cauzione di americana memoria che arriva a coprire anche i reati più turpi. In assenza di risposte giurisdizionali serie, alla fine i pedofili ricchi riusciranno sempre a cavarsela».