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 2014  aprile 02 Mercoledì calendario

IL RICATTO DI BERLUSCONI “VOGLIO TUTELA GIUDIZIARIA O FACCIO SALTARE TUTTO”


IL RETROSCENA
ROMA.
La “trattativa”, così la chiamano a Palazzo Grazioli, è avviata. Sulle riforme il premier Matteo Renzi si gioca tutto, sopravvivenza del governo e leadership personale. Ma la posta per Silvio Berlusconi è ancora più alta, dalla riforma del Senato può dipendere il suo futuro da uomo libero. E così l’ultimo sogno dell’ex Cavaliere è di quelli sorprendenti: tornare a sedersi sul divanetto del Nazareno sotto alla foto del Che e di Fidel Castro che giocano a golf. È lì che lo scorso gennaio Berlusconi ha stretto il patto sulle riforme con Matteo Renzi, patto che ha ridato, nella vulgata forzista, centralità politica all’ex premier. «Un padre della Patria», da allora viene dipinto così dai suoi per proteggerlo dalle decisioni dei giudici di Milano. E così ora, a dieci giorni dall’udienza del Tribunale di sorveglianza chiamato a decidere se dare al condannato Berlusconi i domiciliari o i servizi sociali, il leader forzista torna a cercare il colpo ad effetto, la botta di immagine per indurre i magistrati milanesi ad un mite atteggiamento.
La trattativa la conduce il plenipotenziario di Berlusconi, almeno sulle riforme, Denis Verdini. È lui che parla con il ministro Maria Elena Boschi sugli aspetti più tecnici da modificare nel testo sul Senato. Ed è lui a tenere i contatti direttamente con Renzi, al quale è legato dalle comuni origini fiorentine. «Matteo, mi devi dare una copertura politica in vista dell’udienza del Tribunale di sorveglianza del 10 aprile », è il messaggio che Berlusconi ha fatto recapitare all’inquilino di Palazzo Chigi. E quale migliore tutela politico-giudiziaria di un incontro pubblico con Renzi al Nazareno con ovvio clamore mediatico? «Deve far capire a tutti che io sono il suo interlocutore su quelle riforme indispensabili per il futuro del Paese», è il refrain che l’ex Cavaliere ripete ai suoi. Una volta si sarebbe parlato di “salvacondotto”, ma ormai la condanna è arrivata e Berlusconi e i suoi legali non possono che lavorare che a una strategia per limitare i danni. Puntano ad indurre i giudici milanesi ad optare per i servizi sociali, lasciando agibilità politica ad un ex premier il cui incubo è di essere confinato per nove mesi agli arresti domiciliari, lontano da tutto e da tutti, tagliato fuori dalla vita di un partito allo sbando alla vigilia delle europee del 25 maggio.
Questo il ragionamento riassunto da un berlusconiano di rango: «O Renzi garantisce una tutela politica al nostro leader, o noi facciamo di tutto per far saltare le riforme». Per questo ieri il partito si è spaccato, con Brunetta e Romani che minacciavano fuoco e fiamme se la riforma del Senato non sarà modificata. Anche se in realtà molti ieri spiegavano che l’escalation era tatticamente voluta dall’ex Cavaliere. Ed è per questo che tutta Forza Italia, dalla Santanchè allo stesso Brunetta, continua a ripetere che a far saltare le riforme sarà il Pd. Come dire, avete bisogno di noi per approvarle. E un modo per evitare di passare per chi fermerà il cambiamento abbracciato, nei sondaggi, dal 75% degli italiani. E involontariamente un aiuto alla strategia di Forza Italia arriva dalla pattuglia dei democratici, sempre più robusta, critica verso il testo sul nuovo Senato, una potenziale voragine da riempire al momento del voto a Palazzo Madama.
I forzisti premono tanto perché l’incontro tra Renzi e Berlusconi ci sia, e subito, che alcuni big già lo danno per fatto: «Si vedranno al rientro di Renzi dal viaggio a Londra, entro il fine settimana », giurava ieri sera una amazzone berlusconiana. Giusto il tempo di dare agli sherpa, dicono da Grazioli, di approfondire gli aspetti controversi della riforma Renzi-Boschi. Ma la finalità e i rischi dell’operazione non sfuggono a Palazzo Chigi. A chi chiede se l’incontro ci sarà Renzi risponde seccamente: «Non è in agenda». In pubblico si dice certo che Fi non farà saltare il tavolo, blandisce Berlusconi ma le minacce di far deragliare il treno delle riforme dei forzisti vengono giudicate «a vuoto». Un bluff, dicono i renziani, perché «se salta il patto sulle riforme e si va al voto Forza Italia va incontro a un flop storico». E infatti sulla scrivania di Berlusconi è nello scorso week end arrivato un sondaggio che in caso di voto politico ravvicinato assegna agli azzurri un risultato choc, addirittura sotto al 15%. Ma i forzisti non disperano, confidano nel fatto che anche Renzi ha bisogno di Berlusconi «per le riforme e, in caso di incidenti seri al Senato, perché no, anche per il governo». E così sperano che l’operazione vada in porto, ricordano che anche a gennaio l’incontro tra i due leader era stato negato fino all’ultimo dallo staff dell’allora neosegretario del Pd.