VARIE 1/4/2014, 1 aprile 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO DELLE BABY SQUILLO: CON 40 MILA EURO SI PATTEGGIA
FIORENZA SARZANINI SUL CDS DI STAMATTINA
ROMA — Richiesta di patteggiamento per uscire dall’inchiesta prima possibile. E così ottenere uno «sconto» ed evitare la pubblicità del processo. I clienti di Azzurra e Aurora, le due ragazzine romane di 14 e 15 anni che si prostituivano in un appartamento dei Parioli, cercano un accordo con i pubblici ministeri. E in alcuni casi l’hanno già trovato: cinque mesi e dieci giorni, in alternativa 40 mila euro di pena pecuniaria sostitutiva oppure la libertà controllata. È la strada segnata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Cristiana Macchiusi per chi è incensurato. Ma non potrà valere per tutti, perché la linea della Procura sembra voler escludere anche chi frequentava abitualmente quella casa.
Si decide volta per volta, intanto la sfilata degli avvocati è cominciata. E non sono pochi tenendo conto che gli indagati sono già più di cinquanta e altre decine di posizioni sono sotto osservazione. Per Mauro Floriani, il marito dell’onorevole Alessandra Mussolini che ha ammesso i rapporti con Azzurra «ma ero certo che avesse almeno 19 anni», i magistrati erano orientati a sollecitare il rito immediato e adesso bisognerà vedere se anche lui cercherà di scendere a patti con l’accusa. Ancora sospesa pure la posizione di Nicola Bruno, il legale figlio del parlamentare di Forza Italia Donato Bruno, che dovrebbe essere interrogato proprio in questi giorni. E poi ci sono funzionari, professionisti semplici impiegati la cui identità non è stata ancora svelata. Tutti individuati grazie alle intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati. Tutti poi pedinati, controllati e finiti nella lista dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma soltanto nel momento in cui le verifiche hanno dato esito positivo.
I dati a disposizione degli investigatori sono centinaia, ma in alcuni casi si tratta di contatti casuali che non hanno avuto seguito perché gli uomini non si sono presentati all’appuntamento oppure perché hanno rinunciato dopo aver visto di persona le due ragazze. «Cercavo altro», avrebbe detto qualcuno dopo essersi accorto di avere a che fare con minorenni. Ma c’è anche chi è rimasto, chi è tornato svariate volte. E adesso vorrebbe «liberarsi» di questa vicenda, probabilmente anche per evitare di dover confessare a mogli, fidanzate, parenti e amici di essere stato coinvolto nella «rete» dei clienti.
Il conto fatto dai pubblici ministeri per chi chiede di siglare l’accordo parte da una pena di un anno di reclusione che scende a 8 mesi considerando la concessione delle attenuanti dovute a chi non ha precedenti penali. Un ulteriore sconto di un terzo deriva dal patteggiamento, si arriva così a 5 mesi e 10 giorni. Ed è proprio su questo calcolo che si può scegliere l’alternativa. Se si opta per il pagamento della pena pecuniaria si devono calcolare 250 euro al giorno e dunque moltiplicando per 160 giorni di condanna inflitta si raggiungono i 40 mila euro. Se invece si sceglie di non pagare, si ha la possibilità di accedere alla «libertà controllata».
È la legge 689 del 1981 a fissare le cinque condizioni da rispettare: divieto di allontanarsi dal Comune di residenza; obbligo di firma in commissariato o presso la stazione dei carabinieri; divieto di detenere a qualsiasi titolo armi, munizioni ed esplosivi, anche se è stata concessa la relativa autorizzazione di polizia; sospensione della patente di guida; ritiro del passaporto e di tutti gli altri documenti validi per l’espatrio. Le trattative sono in corso, la volontà espressa da alcuni clienti è quella di chiudere prima possibile.
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri presenteranno la richiesta di rinvio a giudizio per gli «sfruttatori» e per la mamma di Aurora, accusata di aver saputo che cosa faceva la figlia e di non aver impedito, ma anzi di averla sollecitata a continuare visto che la ragazzina guadagnava molti soldi. Una circostanza che rende tutta questa vicenda ancor più agghiacciante.
Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it
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ROMA - Nessun assenso a patteggiamenti per i clienti delle minorenni che si prostituivano in un appartamento nel quartiere Parioli è arrivato dalla Procura di Roma. Negli ambienti della procura di Roma si precisa, che nulla, al momento, è stato ancora concordato e che non c’è stato alcun assenso da parte di chi indaga. Il ricorso a questo rito alternativo è un’ipotesi prevista dal codice e sarà valutato caso per caso, anche alla luce della consapevolezza o meno dei clienti della minore età delle due ragazzine. Una notizia preceduta da una polemica sull’ipotesi di sconti di pena nell’ambito dell’inchiesta sulle baby squillo nella Capitale. Primo fra tutti l’attacco di Sandra Zampa, deputata Pd e vicepresidente della commissione Bicamerale Infanzia e adolescenza. "Il reato di sfruttamento della prostituzione minorile è un reato ignobile per il quale è sconcertante la possibilità di ricorrere a sconti di pena". "E’ sconcertante che per un reato tanto grave come lo sfruttamento della prostituzione minorile, sia possibile ricorrere a sconti di pena tali da evitare il processo - prosegue Zampa - lo dico pur nel pieno rispetto del lavoro dei giudici e senza alcun giudizio sui singoli soggetti che accederanno al patteggiamento per i recenti casi avvenuti a Roma. E’ evidente che occorre assumere al più presto provvedimenti e che la politica deve correggere una via d’uscita troppo veloce e semplice, come una pena pecuniaria".
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In merito "agli eventuali patteggiamenti degli indagati-imputati", Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami) ha espresso preoccupazione. "In Italia sta entrando dalla finestra l’orrendo istituto della ’cauzione’ di americana memoria, in Italia la pena pecuniaria sta diventando cauzione, che arriva a coprire anche i reati più turpi come quello in questione", ha detto Gassani. ’No’ a patteggiamenti, a sconti di pena o a misure che porterebbero ad una rapida conclusione della vicenda e ad evitare la pubblicità del processo sono contenuti anche in una mozione presentata da un gruppo di esponenti del Pd della capitale, Daniela Tiburzi (presidente Commissione Elette Roma Capitale) e Valeria Baglio (Presidente Commissione Politiche Educative Scolastiche Roma Capitale).
VIDEO Fischia il vento, baby squillo e uomini di potere di GAD LERNER
Interventi relativi alla posizione di alcuni imputati coinvolti nel caso romano. Due studentesse di un liceo classico di Roma di 14 e 15 anni, sono state adescate su internet da tre uomini che le avrebbero avviate alla prostituzione in un appartamento dei parioli, un esclusivo quartiere della Capitale. La denuncia era scattata da una segnalazione della madre di una delle minorenni, insospettita dall’improvvisa disponibilità economica della figlia.
CORRIERE.IT
Dopo le accuse e gli attacchi per la possibilità di concedere il patteggiamento ai clienti delle ragazzine che si prostituivano in un appartamento dei Parioli, i magistrati romani confermano la linea scelta anche se ribadiscono che non potrà valere per tutti. Il rito che prevede uno sconto di pena potrà infatti essere applicato soltanto ai clienti occasionali che non abbiamo precedenti penali. Non a caso dalla Procura viene precisato che la trattativa tra accusa e difesa è tuttora in corso e che <si tratta di un’ipotesi prevista dal codice e sarà valutata caso per caso, anche alla luce della consapevolezza o meno dei clienti della minore età delle due ragazzine>. In mattinata era stato Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, a dirsi «sgomento, perché il patteggiamento rischia di essere un pessimo segnale rispetto all’epilogo di una storia che continua a vedere per protagoniste le ragazze minorenni coinvolte. Il pericolo è che in futuro altri potenziali clienti si sentano più al riparo da pesanti conseguenze giuridiche e di indignazione sociale. Il tutto a discapito di ragazze minorenni rispetto alle quali, invece, si è provato a conoscere ogni cosa». In linea nota Antonio Marziale e Antonino Napoli, presidente e vicepresidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, secondo i «non esiste prezzo che possa equipararsi al danno subito dalle minorenni ed è perfettamente inutile che lo Stato italiano continui a firmare convenzioni internazionali contro l’abuso all’infanzia quando la propria legislazione è più dalla parte dei rei che delle vittime».