Maria Teresa Meli, Io Donna 29/3/2014, 29 marzo 2014
IL DESTINO DI ALFANO
“GNa a fa’ o nun gna a fa’?”. Era un interrogativo tormentone reso famoso da Corrado Guzzanti nella sua imitazione di Gianfranco Funari, presentatore, showman e
tante altre cose cose ancora. Tradotto dal romanesco all’italiano: ce la fa o non ce la fa? In genere la risposta alla domanda (retorica) era “nun gna a fa”.
È lo stesso identico interrogativo che si pongono renziani e berlusconiani sulle sorti di Alfano. L’interesse dei primi è scontato. Come ammette un autorevole esponente di Forza Italia, che preferisce non essere citato per nome, e, tanto meno, per cognome: «Il nostro partito ormai non è né carne, né pesce. Non stiamo in maggioranza, ma non facciamo opposizione a Renzi, che, peraltro, sta mettendo in atto alcune delle cose che avremmo dovuto fare noi. Ora io non so quanto questo avvantaggi il Nuovo centrodestra, ma certo dei voti potrebbe portarglieli».
Stesso interrogativo, altra sponda politica. Qui le scuole divergono. I renziani del giro strettissimo sono convinti che Alfano non riuscirà a raggranellare voti in più dallo smottamento di Berlusconi. Sono sicuri che quei consensi andranno a loro o resteranno a casa. Gli altri renziani, quelli meno vicini al premier, ma che si “battono” i territori sostengono che invece Alfano sta sottraendo portatori di voti al suo ex capo, e che perciò potrebbe andare meno peggio di quello che si pensa. Insomma “gna a fa’ o nun gna a fa’”? Stavolta non c’è una risposta da copione: lo si saprà solo dalle urne, il 25 maggio.