Frammenti, 1 aprile 2014
Carlo Toto, nato a Chieti nel 1944, figlio del costruttore Alfonso Toto che viveva di subappalti, appassionato di Ferrari, collezionista di orologi, padrone di una barca anche senza saper nuotare, era subentrato nell’azienda al padre, facendosi però appaltatore in prima persona e diventando uno dei fornitori preferiti dell’Anas (autostrade)
Carlo Toto, nato a Chieti nel 1944, figlio del costruttore Alfonso Toto che viveva di subappalti, appassionato di Ferrari, collezionista di orologi, padrone di una barca anche senza saper nuotare, era subentrato nell’azienda al padre, facendosi però appaltatore in prima persona e diventando uno dei fornitori preferiti dell’Anas (autostrade). Aveva comprato il suo primo Boeing nel 1994, rilevandolo da un fallimento per quattro milioni di dollari. La Lufthansa glielo aveva rimesso a posto e nel 2000, attratta dalle rotte italiane trascurate da Alitalia e coperte invece da Air One (nel 2007 ormai per il 33% del territorio), ne aveva fatto il suo partner nella penisola. Restava tuttavia un capitalista senza capitali e non aveva i cento milioni di patrimonio indispensabili per essere ammesso alla gara Alitalia. Evidentemente informato per tempo delle caratteristiche che avrebbe avuto la gara, Toto trasformò una sua scatola vuota Sub Holding 1 srl con 10 mila euro di capitale in una spa con 120 mila euro di capitale (21 novembre 2006). Questa spa aveva un solo socio, la Toto spa (capogruppo), che nell’assemblea dei soci del 30 dicembre deliberò un aumento di capitale di 300 milioni con sovrapprezzo di 569,772 milioni ottenuto mediante conferimento alla medesima dell’intera partecipazione Air One, che però fino al giorno prima era valutata 55 milioni. La rivalutazione fu resa possibile da una perizia giurata del perito Andrea Mennilli, nominato dal tribunato di Chieti, e pronunciata il giorno prima, 29 dicembre, per un valore di 1075,54 milioni, poi ridotto «per prudenza» a 869,652 milioni in sede di conferimento. Il 22 gennaio 2007 Toto (per il 45%) e suo nipote Paolo (per il 55%) fondavano la Ap capital srl, capitale sociale di 10.000 euro, che entrava con 300 azioni (0,001%) nel capitale di Ap Holding. Il 26 gennaio Ap Holding riuniva quindi in assemblea i soci - Toto spa per il 99,999% e Ap Capital per lo 0,001% - e deliberava un nuovo aumento di capitale per 100 milioni, pari al 10,3% del nuovo capitale, interamente destinato a Ap Capital srl. La quale lo sottoscriveva mediante un prestito di 105 milioni ottenuto da Unicredit grazie al pegno del 100% delle proprie azioni (di valore pari, a questo punto, al 10,3% di Ap). . Con questa somma in cassa, la squattrinata Ap Capital poteva tuttavia partecipare alla gara per Alitalia (questo complesso movimento è stato ricostruito da Gianni Dragoni del Sole 24 Ore). Si disse allora, e si pensa ancora oggi, che Unicredit stesse dietro a Toto soprattutto per recuperare un credito altrimenti perduto. Il gruppo era esposto per più di 800 milioni, e non si sa quanta parte di questa somma rappresentasse il rischio della banca. L’esposizione di 27 milioni al momento della fusione (13 gennaio 2009) nulla chiarisce sulla situazione al 30 gennaio 2007.