Varie, 1 aprile 2014
Binocolo per Sette - Sono almeno 160 anni che esiste il binocolo. Nel 1854 il genovese Ignazio Porro introdusse nel cannocchiale binoculare due prismi di cristallo rettangolari che avevano la funzione di rinviare avanti e indietro i raggi luminosi raccolti dalle lenti dei due cannocchiali affiancati
Binocolo per Sette - Sono almeno 160 anni che esiste il binocolo. Nel 1854 il genovese Ignazio Porro introdusse nel cannocchiale binoculare due prismi di cristallo rettangolari che avevano la funzione di rinviare avanti e indietro i raggi luminosi raccolti dalle lenti dei due cannocchiali affiancati. In realtà il binocolo è ancora più antico. Lo mise a punto nel 1608 l’ottico fiammingo Johannes Lippershey, su richiesta della commissione che aveva rilasciato il brevetto per il cannocchiale, poi imitato da Galileo Galilei. Lippershey lo presentò come un telescopio «da guardare con ambedue gli occhi». Lippershey presentò alla commissione brevetti due binocoli che gli furono pagati 300 fiorini. Di uno si sono perse le tracce, l’altro fu donato al re di Francia Enrico IV. Binocolo, dal latino bi-, due, e oculus, occhio. Rispetto all’originale, numerosi i miglioramenti successivi: la regolazione dalla distanza tra gli oculari per adattarla a quella degli occhi (introdotta dall’italiano Selva), la messa a fuoco centralizzata (1820, Lamière), il raddrizzamento delle immagini con prismi di Ignazio Porro, fino al prototipo del binocolo moderno, disegnato da Ernst Abbe (1893) e messo in produzione da Carl Zeiss. Altri progressi sono, poi, venuti con il trattamento antiriflessi (realizzato nel 1935 da Alexander Smakula ancora per la Zeiss) e l’invenzione del binocolo stabilizzato (1990). I binocoli sono definiti da due numeri (per esempio 7x42): il primo numero indica gli ingrandimenti, cioè quante volte viene aumentata l’immagine (7 in questo caso), il secondo il diametro delle lenti in millimetri. L’angolo di campo, ovvero la porzione di immagine che il binocolo è in grado di mostrare. Più è ampio questo angolo e più grande è la porzione di territorio che si riesce a osservare. Il “binocolo della gelosia” usato in teatro nel Cinque-Seicento: grazie a un gioco di lenti permetteva di guardare le persone sedute di lato, tenendolo però puntato in avanti. Quell’italiano che nel 1941 scrisse una lettera ad Adolf Hitler per chiedergli in dono un binocolo, «magari uno dei tanti catturati al nemico». Lo Standmaster, binocolo militare collegato a un computer utilizzato anche nel tennis per calcolare i metri corsi, il totale dei colpi, dei dritti e dei rovesci di un giocatore. Usato per la prima volta al Roland Garros del 2001 durante l’incontro tra Agassi e Squillari. Si riuscì a calcolare che il primo (vincitore) aveva corso un terzo meno dell’avversario, 3.643 metri contro 5.000. Lo Zeiss Turita 8x24, sempre al collo di Ernest Hemingway. «La poesia è come la lente del binocolo che aiuta a mettere a fuoco il mondo. Non può cambiarlo, ma si ha l’impressione che quando l’essere umano riesce a sfuggire alla vaghezza e all’indeterminatezza e a vedere le cose in modo più nitido, allora anche le cose possono cambiare per il meglio» (Séamus Heaney, premio Nobel per la letteratura 1995). La serie di binocoli Swarovski ricevuti da Filippo di Edimburgo e dalla regina Elisabetta per il Giubileo di Diamante. Maria Sofia, ultima regina del Regno delle Due Sicilie, durante l’assedio dei piemontesi a Gaeta cercò in tutti i modi di incoraggiare i soldati borbonici distribuendo loro medaglie con coccarde colorate da lei stessa confezionate. Durante il lungo assedio si espose costantemente al fuoco nemico e assistette di persona i feriti. Diventò un mito anche tra i soldati avversari, che non perdevano occasione per scrutarla, vestita di un costume calabrese di foggia maschile, attraverso i loro binocoli. Joséphine Baker, ormai in là con gli anni ma ancora sul palco (aveva da mantenere una decina di figli adottivi), al signore del pubblico che la stava fissando col binocolo: «Monsieur, conservi le sue illusioni». Giampaolo Pansa famoso perché andava ai congressi dei partiti portandosi un binocolo Zeiss: «Made in Ddr. Ha iniziato la carriera quando ero al Corriere, nel congresso Dc in cui inventai le “truppe mastellate”». Lo portava sempre per due motivi. Primo: «Ti mette cento metri davanti ai colleghi. Se vedi la faccia di De Mita dopo cinque ore di relazione puoi capire tutto di lui». Secondo: «C’è sempre una collega affascinante che ti chiede: ”Oh, Pansa! Me lo presti?”». Il binocolo è stato usato anche in Parlamento. A febbraio del 1981 i radicali facevano ostruzionismo a una legge sul fermo prolungato da parte della polizia. Marco Boato iniziò il suo intervento alle 20.10 del 10 febbraio e concluse alle 14.15 del giorno seguente, parlando ininterrottamente per 18 ore e 5 minuti. Il vicepresidente Luigi Preti, trovandosi a presiedere l’Assemblea durante la notte, ricorse al binocolo per verificare se l’oratore si servisse di appoggi o tentasse di sedersi. Il binocolo con il quale Al Capone dalla sua stanza del Lexington Hotel leggeva i titoli dei giornali appesi all’edicola all’angolo della strada. La polizia di Los Angeles sta sperimentando un binocolo con telecamera incorporata in grado di estrarre da una folla, e identificarle tramite collegamento con database, 400 facce al secondo. Pare che in passato Oscar Farinetti, allora presidente della catena Unieuro, si piazzasse di notte a spiare i punti vendita della concorrenza con binocolo a raggi infrarossi.