Giacomo Amadori, Libero 1/4/2014, 1 aprile 2014
PER GRILLO SI RIAPRE IL FRONTE LAVORATORI SFRUTTATI
A Carrara domani, mercoledì 2 aprile, la Cgil terrà una conferenza stampa a sostegno di un lavoratore. Niente di strano, diranno i lettori. Il sindacato deve occuparsi dei diritti dei lavoratori per statuto. La curiosità è che in questo caso non si tratta di una tuta blu o di un impiegato qualsiasi. Questa volta si parla di un militante grillino nonché aspirante collaboratore parlamentare e di due senatrici del Movimento cinque stelle, Laura Bottici e Sara Paglini. Accusate di non aver onorato un contratto di lavoro. Una collaborazione neppure molto onerosa visto che sulla carta si trattava di 11 ore settimanali (5,5 per ogni parlamentare) per uno stipendio mensile di 440 euro (10 euro l’ora). Il grillino che le ha denunciate alla direzione territoriale del Ministero del Lavoro si chiama Carlo Baratta. Bottici, questore a Palazzo Madama, ha siglato con lui un contratto a tempo determinato che avrebbe dovuto durare dall’1 giugno 2013 al 31 dicembre dello stesso anno. Paglini, invece, ha iscritto Baratta al centro per l’impiego come collaboratore il 17 giugno 2013 e l’ha pagato per una parte del suo impegno con un assegno. Senza firmare, però, alcun accordo cartaceo. Baratta ha portato al ministero e alla Cgil la documentazione che comproverebbe un mese e mezzo di lavoro reale, dopo il quale le senatrici sarebbero sparite. Un comportamento, quello delle esponenti grilline, che da queste parti non stupisce. A Carrara si trova infatti lo studio dell’avvocato Claudio Lalli, forse il civilista più noto in questa terra di cave ed anarchici. Tra i suoi clienti c’è Dario Fochi, ex cantante di successo con gli Sharks e per otto anni collaboratore di Beppe Grillo. Fochi nel 2003 denunciò il leader del Movimento 5 stelle sostenendo di essere stato sfruttato e non adeguatamente pagato. Oltre che licenziato in tronco. Grillo respinse in toto le accuse, ma decise insieme con il suo manager di pagare Fochi «allo scopo anche di evitare l’alea e i costi del giudizio». Dunque Carrara per i datori di lavoro a 5 stelle è da tempo matrigna.Ma ritorniamo all’attualità e alle accuse di Baratta, ex candidato grillino alle elezioni comunali e alle parlamentarie. Per saperne di più basta visitare la bacheca del Meetup cittadino. Uno degli ultimi post di Baratta si intitola «Riciclificio a 5stelle». Qui il militante sostiene (vedere intervista) che le senatrici gli avevano promosso di portarlo a Roma come assistente parlamentare, ma che Bottici al suo posto avrebbe preferito dei «raccomandati». Quindi stigmatizza «la mancanza assoluta di trasparenza» nelle assunzioni dei collaboratori: «Non lo si poteva comunicare sul Meetup con tanto di curricula?» chiede. In questa diatriba Cgil e ministero hanno preso posizione. La direzione territoriale del lavoro ha tentato una conciliazione chiedendo alle senatrici il «pagamento delle retribuzioni per il periodo lavorato» e «la regolarizzazione anche ai fini contributivi». Poi, visti gli scarsi risultati, ha incaricato il proprio ispettorato di indagare. Il sindacato ha deciso di rendere pubblica la vicenda con la conferenza stampa di mercoledì: «A noi non interessa se dietro ci sia una questione politica» dichiara a Libero Stefano Nicoli, segretario provinciale della Filcams (lavoratori commercio, turismo, servizi) Cgil di Carrara, «il problema che noi solleviamo è il mancato rispetto dell’accordo di lavoro. Per quattro mesi abbiamo provato a portare a termine una conciliazione e, ora, dopo nove mesi, abbiamo deciso di far sentire il nostro sostegno al lavoratore, anche di fronte all’opinione pubblica». Parole pesanti che a Grillo (mai troppo tenero con i sindacati) ricorderanno la querelle con Fochi, suo antico collaboratore carrarese. L’avvocato Lalli a Libero mostra la copia del ricorso contro Grillo e la società del suo manager, la Marangoni srl. Nel documento, datato aprile 2003, Fochi sostiene di aver lavorato con il comico, soprattutto come autista, dal 1994 al 2002 durante le sue tournée. Dal ricorso apprendiamo altri particolari: «Tale attività in più occasioni, sempre su disposizione del signor Grillo, veniva svolta anche a favore dei famigliari di questi, moglie e figli». Per esempio il leader del M5S avrebbe ordinato a Fochi di andare in auto a Genova da Milano «per prendere il figlio e portarlo in montagna a Bolzano ». Ma anche la consorte di Grillo, Parvin Tadjik, lo avrebbe incaricato per piccole commissioni: «Ciò talvolta avveniva tramite il marito, in altre occasioni lo contattava direttamente la moglie stessa». Fochi avrebbe avuto anche il compito di preparare il camerino di Grillo e di «gestire la privacy e gli incontri dell’artista e quindi allontanare telecamere, fotografi o fan». Oltre che di riaccompagnare il comico «in albergo o anche in qualche locale, sempre secondo precise disposizioni ». Davanti al giudice del lavoro Fochi denunciò pure di aver dovuto «viaggiare di notte» e di aver sopportato orari di lavoro stremanti: «durante le tournée l’impegno era quotidiano, senza alcun giorno di riposo e di una durata tra le otto e le venti ore giornaliere». L’ex musicista giura di aver sgobbato anche a casa Grillo, dove il comico gli «richiedeva lo svolgimento di lavori domestici quali: pulire il fondo della piscina, spostare mobili o provvedere a piccole riparazioni». Il tutto senza che il leader del M5S avesse mai «ufficializzato il rapporto» con Fochi. Il quale era retribuito dalla Marangoni srl, «seppure in maniera inferiore » alla reale attività, con «una ricevuta per collaborazione occasionale indicandolo come “assistente tecnico per spettacoli di beppe Grillo”». Nel ricorso si precisa anche che Fochi «in altri casi riceveva un compenso senza alcuna ufficializzazione da parte di Aldo Marangoni». Con il giudice l’autista non mancò di descrivere il giorno del licenziamento, avvenuto a Sesto fiorentino il 26 giugno 2002. Un’interruzione del rapporto di lavoro che sarebbe stato accompagnato dalle seguenti parole: «Vattene da questo camerino, pezzo di merda». Decisione che sarebbe stata ribadita il giorno seguente e accompagnato da altre offese. Per tutto ciò Fochi chiese al tribunale 97.316,69 euro lordi di arretrati, aggiungendo in calce un elenco di 16 testimoni. Nella sua memoria difensiva Grillo contestò la ricostruzione di Fochi, sottolineando che questi non era il suo autista, ma quello del suo manager, che sarebbe stato lo stesso Fochi a licenziarsi «per motivi personali », che con l’ex musicista c’erano «rapporti personali d’amicizia» e che nella sua villa genovese Fochi non ci andava per faticare, ma come «ospite» e che qui «ebbe modo di usufruire persino della piscina». A conferma di ciò Beppe indicò come testi lo stesso Marangoni, la moglie e due amici. Nonostante versioni così distanti le due parti trovarono un accordo del tutto favorevole a Fochi e la Marangoni srl pagò all’ex collaboratore 41.316,55 euro netti e la parcella di Lalli (8.192 euro). In cambio l’ex autista dovette solo dichiarare «di non aver svolto nessuna attività a nessun titolo nei confronti di Grillo». Oggi Fochi, contattato da Libero, conferma la sua prima versione. E anzi aggiunge di essere pronto a scrivere un libro sui suoi anni al fianco di Grillo, promettendo decine di aneddoti e qualche scottante rivelazione. Intanto su Internet si può acquistare una sua vecchia canzone dal titolo emblematico: «Il Grillo bugiardo».