Angela Zoppo, Milano Finanza 1/4/2014, 1 aprile 2014
PORTO TOLLE IRROMPE SULLE NOMINE
La sentenza sulla centrale di Porto Tolle, con la condanna a tre anni dell’attuale ad Eni, Paolo Scaroni (alla guida di Enel all’epoca dei fatti), fa irruzione sulla scena in piena partita nomine.
Poco importa che i reati ambientali non siano inclusi nell’elenco di quelli che prevedono l’ineleggibilità o la decadenza di un manager nel board delle aziende pubbliche. L’effetto è ugualmente dirompente, mentre sibillino è il commento del premier Matteo Renzi. «Rispettiamo le sentenze della magistratura e indipendentemente da questa vicenda nei prossimi giorni il governo indicherà le proprie linee di indirizzo sulle nomine di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Terna», ha detto, aggiungendo: «Ne vedrete delle belle».
Il resto è cronaca. Il tribunale di Rovigo ha condannato a tre anni per reati ambientali Scaroni, che è stato al vertice dell’ Enel dal 2002 al 2005, e anche l’allora presidente del gruppo, Franco Tatò, in carica fino al 2002. Assolto invece l’attuale ad Enel, Fulvio Conti, che in quegli anni era direttore finanziario. Il pm di Rovigo, Manuela Fasoli, con l’accusa di disastro ambientale per omessa installazione di apparecchi al fine di prevenire il deterioramento dell’ambiente circostante e l’aumento delle malattie respiratorie nei bambini, aveva chiesto condanne ancora più pesanti: per Tatò sette anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici, cinque anni e tre mesi per Scaroni, sempre con interdizione perpetua, tre anni per Fulvio Conti, più cinque di interdizione. Nel procedimento si era costituito parte civile il ministero dell’Ambiente che, attraverso l’Ispra, aveva quantificato un danno all’ ambiente di 3,6 miliardi. Scaroni ha annunciato che farà immediatamente ricorso, dichiarandosi «completamente estraneo alla vicenda e stupefatto della decisione. Come dimostrato dalle difese», ha detto, «la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore». Il pool di legali in campo comprende l’ex guardasigilli Paola Severino, Antonio Franchini, Carlo Marchiolo, Marco de Luca e Alberto Moro Visconti. Quest’ultimo ha confermato il ricorso di Scaroni, precisando che «i reati contestati non sussistono e peraltro sono così risalenti nel tempo che, se anche ci fossero stati, già oggi avrebbero dovuto essere dichiarati prescritti. In tal senso questa decisione appare inspiegabile». La tesi della difesa si basa sul fatto che il tribunale di Rovigo non ha riconosciuto «nessun danno sanitario e ambientale», facendo così cadere «il nucleo fondamentale della tesi di accusa e della consulenza epidemiologica su cui aveva puntato il Pm». Per i difensori, ovviamente soddisfatti dell’assoluzione di Conti, ora «manca solo un tassello alla affermazione della piena estraneità del funzionamento della centrale anche a una ipotetica situazione di pericolo, ossia la piena assoluzione di chi, come Tatò e Scaroni, ha sempre operato nel pieno rispetto delle leggi. In appello la verità dei fatti potrà essere ristabilita attraverso la serena rilettura delle prove agli atti».