Stefano Filippi, Il Giornale 1/4/2014, 1 aprile 2014
FISCO BESTIALE AD APRILE: OPPRESSI DA 120 SCADENZE
Non è un pesce d’aprile, è tutto vero. Il mese che oggi si apre si trascina quasi 120 adempimenti tributari a carico di contribuenti, società, enti e professionisti. Se togliamo le domeniche e le vacanze (Pasqua e 25 aprile) sono in media sei appuntamenti ogni giorno con il fisco, che si aggiungono alle scadenze già previste per questo periodo, come per esempio tutto ciò che ruota attorno all’approvazione dei bilanci chiusi il 31 dicembre scorso.
Per gli amanti del brivido, l’elenco dettagliato può essere consultato sul sito dell’Agenzia delle entrate (www.agenziaentrate.gov.it). Il calendario dell’anagrafe tributaria prevede 37 comunicazioni, 6 adempimenti contabili, 63 versamenti, 2 ravvedimenti, 8 dichiarazioni, 3 fra richieste, domande e istanze. Totale 119 scadenze. La maggior parte sono concentrate a metà e fine mese, giornate campali in cui presentare rendiconti e versare imposte come Iva e ritenute d’acconto, fornire elenchi e comunicazioni, emettere fatture e dichiarare operazioni di commercio elettronico. Il rischio di ingorghi ed errori è naturalmente altissimo, e sappiamo che l’erario non perdona nulla.
Ma è elevato anche il rischio d’infarto. Aprile è infatti il mese in cui prende corpo lo spesometro (il nome ufficiale in burocratese è «comunicazione polivalente»), il nuovo strumento nelle mani del fisco per stanare gli evasori attraverso il controllo di come vengono spesi i soldi. I ripetuti rinvii del «governo tentenna» di Enrico Letta hanno trasformato aprile in uno dei mesi più critici nei rapporti tra gli italiani e il fisco. Due sono le date che attendono gli interessati, ovvero le partite Iva: entro il 10 aprile devono trasmettere lo spesometro i soggetti con liquidazione Iva mensile, ed entro il 22 aprile (sarebbe il 20 ma è Pasqua e poi c’è Pasquetta) quanti hanno liquidazione trimestrale e annuale.
Nel nuovo spauracchio di società, enti non commerciali e contribuenti autonomi (professionisti, artigiani, commercianti) vanno inserite tutte le spese superiori ai 3.600 euro sostenute nel 2013: abbigliamento, viaggi, elettrodomestici, mobili, automezzi. Va tutto comunicato e dimostrato con scontrini e fatture, e la documentazione va conservata perché lo spesometro non esaurisce il lavoro di sorveglianza del fisco. L’Agenzia delle entrate infatti può eseguire controlli a campione, e se trovasse movimenti di denaro non segnalati nello spesometro scatterebbe l’accusa di infedele o omessa dichiarazione.
Adempimenti e scadenze si sono accumulati a causa della legislazione caotica degli ultimi anni e delle continue proroghe che si sommano in questo disgraziato mese. Il risultato non è soltanto una confusione diffusa, ma soprattutto lo scetticismo sulla reale efficacia di queste misure anti-evasione. Anche pochi giorni fa l’Agenzia delle entrate ha pubblicato nuovi chiarimenti per redigere i moduli dello spesometro. Il che sta moltiplicando le voci secondo cui sono in arrivo richieste di ulteriori rinvii per una parte degli adempimenti di aprile. Proroghe su proroghe che però non risolverebbero alla radice i problemi dei rapporti impossibili con il fisco, che conoscono tutte le sfaccettature fuorché quelle della semplificazione e della razionalizzazione. Con la stretta tributaria ritorna anche la campagna per la rivolta fiscale. A rilanciarla è Gianluca Busato, il promotore del referendum per l’indipendenza del Veneto. Come riferisce il Gazzettino, alla prima «convention» del movimento a Montegrotto Terme (Padova) Busato ha detto chiaro e tondo: «È finito il Veneto paga e tasi. Alla prima scadenza fiscale di maggio-giugno applicheremo il decreto di esenzione. Ci serve tempo per preparare l’operazione e fare massa critica, poi partiremo: nessuno paga più le imposte, ognuno le trattiene per la fase di transizione. È sufficiente che il 5 per cento delle aziende venete non paghi ed è fatta. Senza il gettito del Veneto l’Italia non sta in piedi».