Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 01 Martedì calendario

MARTINEZ GUZMAN IL FINANZIERE-COLLEZIONISTA CHE NON VUOLE INTERMEDIARI


I suoi affari li tratta direttamente, David Martinez Guzman. E questa è anche una delle poche certezze sul nuovo socio forte di Mps. Cinquantasette anni, messicano, vive tra Londra e New York ma, secondo quanto riportano le scarse cronache su di lui, non rinuncia mai a trascorre la sera della vigilia di Natale con la sua famiglia, a Monterey. Laureato in ingegneria nella locale università, completa i suoi studi ad Harvard, forse grazie ad una eredità ma qui le fonti iniziano ad essere più confuse. Alcune di queste fonti lo indicano anche come Legionario di Cristo, o forse avviato ad una carriera ecclesiastica e per questo dimorante, per un certo periodo, a Roma. Sta di fatto che alla fine degli anni ’80 fonda a New York la Fintech Advisory. Si specializza in asset «distressed», ovvero in condizioni difficili. Investe molto in America Latina, da dove arriverebbero anche la maggior parte dei sottoscrittori dei suoi fondi, perlopiù messicani ma anche argentini e di altri paesi dell’area. Proprio in Argentina controlla una lunga serie di attività, da Cablevision al Clarin. Tra le sue (poche) uscite pubbliche è da registrare un intervento sul Financial Times sulla ristrutturazione dei debiti sovrani, una sua specialità che lo ha visto protagonista tanto in Argentina quanto, per restare più vicini, in Grecia.
Altra cosa nota è la sua passione per l’arte. Secondo ArtNews è uno primo 200 collezionisti del mondo. Gli viene attribuito l’acquisto più caro di sempre, il «No. 5, 1948» di Jackson Pollock che nel 2006 è stato venduto per 140 milioni di euro. Il suo agente ha però smentito. Viene identificato come il venditore di Rotko, nel 2010, in una causa intenta da uan collezionista texana. Ma anche lì poche certezze, dato che formalmente il venditore era schermato dietro una società del Belize.Secondo il New York Times era sempre lui ad aver venduto, lo scorso anno, il Portrait of George Dyer Talking di Francis Bacon per 70 milioni di dollari. Di certo c’è che i suoi uffici, a New York in Park Avenue e a Londra vicino a Piccadilly, sono piene di opere d’arte di gran livello, racconta chi li ha visitati.
In prima persona ha seguito anche la lunga trattativa per entrare nel capitale di Montepaschi, con l’inattesa accelerazione del fine settimana.Di solito lo accompagna solo qualche collaboratore e gli avvocati per scrivere i contratti, si racconta. Chi ha avuto a che fare con lui lo descrive raffinato nel negoziare un accordo almeno tanto quanto nello scegliere le opere della sua favolosa collezione. Riservatissimo, negoziatore infaticabile, capace di adeguare le tattiche negoziali per raggiungere il suo scopo, con l’Italia aveva finora avuto a che fare solo di sponda per la trattativa con Telecom su Telecom Argentina. I prezzi bassi hanno spinto anche lui come molti altri investitori a cercare opportunità nel Sud Europa. Così dopo la sortita su Banco Sabadell, dove nel settembre scorso ha comprato il 5% sempre tramite il fondo Fintech, ieri mattina ha messo la firma sull’accordo per comprare il 4,5% di Mps dalla Fondazione. Potrebbe non fermarsi qui, spiega chi lo conosce, e cercare altre opportunità nei prossimi aumenti di capitale degli istituti italiani.