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 2014  aprile 01 Martedì calendario

SEI FAMOSO, MI PIACI», LE LETTERE D’AMORE AI CARNEFICI I MESSAGGI INVIATI IN CELLA DA TANTE DONNE «CHI SCRIVE PREDA DI UN’ILLUSIONE DI FORZA»


Ha poco di un Principe del male l’«avvocato con la Porsche» che sconta vent’anni di carcere a Teramo. Quando sabato Luca Varani, 37 anni, è stato condannato in primo grado per l’aggressione con l’acido alla sua ex Lucia Annibali, tra le prove a suo carico c’erano anche i disegni con le istruzioni per i suoi complici che — come uno sprovveduto — aveva scritto loro in cella. Eppure c’è chi ha sentito lo stesso il suo «fascino»: sono una decina le lettere di ammirazione, persino «amore», che gli sono stare recapitate nel penitenziario. Tutte scritte da donne.
Non è un caso isolato: a febbraio hanno fatto scalpore i messaggi intercettati in Belgio per Marc Dutroux, il «mostro di Marcinelle» che nel 1996 rapì e torturò sei bambine, uccidendone quattro. Almeno dodici adolescenti hanno cercato di mettersi in contatto con lui: «Ciao, sono una ragazza di 15 anni, vivo a la Roche-en-Ardenne. Mi hai sempre affascinato, sei una persona famosa, quando vedo le tue belle foto non posso fare a meno di credere che sei una persona onesta», ha scritto una delle «fan», secondo il quotidiano Le Soir . «Vorresti avere una corrispondenza con me? Posso mandarti le mie foto se vuoi», gli ha chiesto un’altra. Non erano ancora nate quando Dutroux ha lasciato morire di fame le sue piccole vittime. Oggi ne sono in qualche modo affascinate. Sembra inspiegabile. Messaggi di amore sono arrivati, nello stesso carcere teramano dove si trova Varani, anche all’ex caporalmaggiore Salvatore Parolisi, condannato in Appello il 30 settembre a 30 anni per avere ucciso la moglie Melania Rea.
Casi tanto più impressionanti perché questi uomini sono il simbolo di violenze inaudite contro le donne e non di un malinteso spirito ribelle — come potevano sembrare Pietro Maso o «il bel René» Vallanzasca, che pure è stato inondato di lettere e in carcere si è anche sposato. «Chi scrive a queste persone lo fa in virtù di una propria fantasia. Non c’è quasi nulla di reale nella relazione con loro, se non il fascino della notorietà: rappresentano un ideale che si può costruire a piacere. Chi ne è attratto probabilmente ha bisogno di creare un immaginario che perverte e sostituisce la realtà, in modo da riempire un vuoto», spiega Alessandra Pauncz, psicologa e presidente del Centro ascolto uomini maltrattanti (Cam) di Firenze.
«Tra i meccanismi frequenti, inoltre, può esserci una sorta di sindrome della crocerossina: queste donne si illudono che, anche se quella persona ha commesso crimini terribili, non farebbe mai del male a loro, perché saprebbero “capirlo”, prendersi “cura” di lui. Rivendicano in qualche modo un potere superiore alle altre», aggiunge Pauncz. È un’illusione.
«Ho sposato l’uomo che amavo da sempre. Lui ha detto sì alla donna che lo aspettava da tutta una vita. È stato un vero matrimonio d’amore», annunciò Donatella Papi all’uscita dal carcere di Velletri, dopo aver sposato nel 2010 Angelo Izzo. Cioè uno degli autori del massacro del Circeo del 1975 (Rosaria Lopez seviziata e uccisa, Donatella Colasanti sopravvissuta con ferite incancellabili solo perché si era finta morta) e omicida recidivo nel 2005 (le vittime questa volta erano madre e figlia, Maria Carmela e Valentina Maiorano). Un anno dopo Papi chiedeva la separazione: «Izzo non è colpevole dei reati che gli sono stati attribuiti, ma di altri fatti gravissimi», disse ai giornalisti. E poi: «Non mi voglio fare complice di cose che non condivido». Nessuna parola d’amore.
A Luca Varani, nelle ultime settimane, altre ammiratrici avrebbero scritto che è bello, che lo aspettano e non è solo. «Sono dieci lettere, non diecimila, reazioni anomale da parte magari di persone che hanno problemi con la propria immagine di sé — avverte Michele Sforza, psichiatra e psicoanalista comasco che si occupa di dipendenze —. Sono donne, si può ipotizzare, che se lo immaginano abbandonato e quindi si identificano con l’aggressore. È una reazione, ovviamente distorta, alla dignità con cui Lucia Annibali non si è fatta schiacciare dal gesto del suo ex. Per donne che non saprebbero avere la sua forza, il suo senso di sé, la reazione può essere anche di invidia. Allora rovesciano la realtà e si comportano come se fosse lui la vittima», ragiona Sforza. Anche questa una fantasia.