Chiara Daina, Il Fatto Quotidiano 31/3/2014, 31 marzo 2014
L’ENEL ALLA PORTA, LA SMART INVENTA GLI ANGELI VENDITORI
Leggi “Smart Angels” su un mega cartellone lungo la strada e spalanchi gli occhi. Dopo una riga ti metti le ali: “Smart ti offre il tuo primo lavoro”. Ora che hai letto anche il requisito - essere studente universitario all’ultimo anno o neolaureato da non più di 12 mesi -, sai che fa per te e non stai più nella pelle: agguanti lo smartphone e ti candidi. A questo punto inizia la caduta in discesa libera. Scopri che è un contratto di “procacciatore d’affari occasionale”, vale sei mesi, puoi vendere al massimo cinque auto, su cui hai una provvigione di 500 euro, e se va bene ti metti in tasca 2500 euro. Fine. Mercedes-Benz - proprietaria della Smart - lo chiama lavoro. Molto opinabile.
Benvenuti nel far west delle offerte, esche per giovani precari affamati di lavoro. Gli annunci di sfruttamento più pericolosi si insinuano nei nomi inglesi, un’overdose di account, executive o specialist di qualcosa. Ma è un eufemismo per dare prestigio a mansioni degne di Spartaco. Il peggiore è l’operatore multilevel marketing, cioè il venditore porta a porta di prodotti o contratti (come quelli di gas e luce) per conto terzi. Dall’inserzione, stringatissima, non lo puoi capire. “Al primo colloquio ti dicono che devi gestire pratiche e preventivi per i clienti, poi ti chiedono di presentarti per una giornata di prova” racconta Silvia, 29 anni, di Milano, laureata in Economia all’Università Cattolica. “Mi sono trovata in macchina con altri quattro ragazzi e per otto ore abbiamo suonato campanelli e propinato contratti Enel. Mi avevano promesso un lavoro d’ufficio, ho fatto finta di niente per cinque giorni poi me ne sono andata”. Il compenso? Buoni pasto e tanti saluti. Di casi del genere è pieno il portale Lavoro anomalo , “un contenitore a supporto di chi cerca lavoro e non vuole perdere tempo e soldi dietro a false inserzioni”: oltre tre mila contatti su Facebook e centinaia di testimonianze di denuncia. Come quella del portalettere per Poste italiane. “Tempo fa feci una selezione a Livorno - scrive Daniele - ma dopo la prova scooter e il colloquio ci dissero che se ci avessero preso avremmo lavorato per due mesi e poi non avremmo più potuto lavorare per loro, neanche per altre mansioni”. È la regola di Poste italiane per evitare obblighi di assunzione a tempo indeterminato.
Prendete con le pinze la parolina data entry, letteralmente operazione di inserimento dati su computer. Quali dati però? L’annuncio è sempre incompleto. “Richiesta buona conoscenza del tedesco – spiega Elena, 30 anni, torinese -. Peccato che solo alla fine del colloquio via Skype scopro che devo tradurre siti porno per una casa a luci rosse in Svizzera”. “Una ditta locale – spiega Maria Carmen Russo, responsabile del servizio Informagiovani di Cremona, tra i più attivi in Italia – recluta sei neolaureati alla volta con la scusa di un tirocinio come data entry di cinque giorni promettendo un posto ai più meritevoli: li paga 20 euro al giorno e li lascia tutti a casa”.
Non illudetevi se ottenete un posto da office manager (tra receptionist e segretaria); accomodation manager (portiere) o logistic executive account (magazziniere) e occhio ai contratti: dopo la riforma Fornero, conferma la Nidil Cgil Napoli, si verifica un abuso di quelli a progetto, di apprendistato e prestazioni in nero scaduta la collaborazione regolare.