Pierangelo Molinaro, La Gazzetta dello Sport 1/4/2014, 1 aprile 2014
SIMONE ORIGONE, LA FRECCIA ROSSA DA RECORD
Lewis Hamilton e Fernando Alonso impallidiscono davanti a Simone Origone. Ieri il 34enne valdostano di Champoluc ha migliorato a Vars, in Francia, il primato del mondo di velocità sugli sci portandolo a 252,454 km/h. Già deteneva il precedente limite, 251,400 km/h stabilito nel 2006 a Les Arcs, sempre il Francia.Nessun uomo, senza l’aiuto di un motore, è mai stato più veloce. Ma a far impallidire i campioni della Formula 1 è soprattutto l’accelerazione: da 0 a 200 km h in 5 secondi e mezzo.
Origone, questo record è il limite umano?
«No, se fossimo partiti mezz’ora dopo sarei arrivato a 255».
Perché?
«Perchè la neve si sarebbe scaldata, io avrei avuto minori vibrazioni e sarei stato più sciolto».
Sentiva possibile questo primato?
«Si, si erano create le condizoni ideali. Sabato ero arrivato a 248, domenica a 249,3. Il sole continuava a trasformare il cristallo della neve, a renderlo più rotondo e scorrevole».
Ce li racconti questi secondi da brivido.
«Parti e devi trovare subito l’assetto, stabilità sugli sci e la miglior posizione aerodinamica. Poi, quando superi i 170 km/h devi stare concentrato, perché i vortici d’aria che si generano fra le gambe tendono a farti aprire gli sci. Quando hai superato le fotocellule e devi frenare, è necessario alzare il busto di colpo e resistere alla sberla del vento senza perdere stabilità. A Vars la zona di frenata è breve, solo 450 metri».
Scusi Origone, cosa è l’aria a 250 all’ora?
«Un solido».
Quanto rende un primato del mondo di velocità?
«Tantissimo. Pensi che non ho neppure uno sponsor, d’estate sono guida alpina e d’inverno maestro di sci».
Dove si allena?
«In Italia mancano piste specifiche per il KL, il chilometro lanciato. Insieme a mio frateoo Ivan ci alleniamo su una pista che il comprensorio del Monterosa Ski ci mette a disposizione, altre volte sulla pista “sei” a Cervinia. Ma sono piste dove non puoi neppure pensare di avvicinare i 200 all’ora. Lavoro molto con la mountain bike e in palestra per avere la massima potenza, non solo nelle gambe ma in pettorali, addominali e dorsali che mi servono nella frenata».
E’ mai caduto a quelle velocità?
«Si, in gara due volte, la prima nel 2007 a Verbier mi sono fratturato ulna e radio, un’altra volta nel 2009 ci ho lasciato due costole».
Le spiace che non sia una specialità olimpica?
«Lo stava diventando, ma nel 1992 ai Giochi di Albertville dove era disciplina dimostrativa un concorrente morì durante il riscaldamento andando a sbattere contro un gatto delle nevi. I miei ori olimpici sono i primati».