Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport 1/4/2014, 1 aprile 2014
I 60 ANNI DI ANTOGNONI
Sessant’anni e due sogni nel cassetto. Giancarlo Antognoni passeggia nelle sale del Museo del Calcio a Coverciano accompagnato dallo sguardo affettuoso di Fino Fini. La maglia azzurra con la quale vinse il Mondiale in Spagna è una delle più fotografate dai turisti. Lui la guarda. Con dolcezza. Poi, lo sguardo si sposta sulla foto della squadra. Con «papà» Bearzot, Pablito, l’amico Ciccio Graziani, Brunetto Conti. «La classe al potere». Sorride. La Fiorentina è un grande amore, la Nazionale una seconda madre. Nel giorno del 60esimo compleanno si immagina un futuro ancora in maglia azzurra. «Prandelli ha appena rinnovato il contratto. Cesare ha un progetto ambizioso in testa. Vuole creare uno “stile Italia”. Mi piacerebbe diventare il dirigente accompagnatore della futura Nazionale. Dopo tanti anni al fianco delle selezioni giovanili sono pronto a questo passo».
L’altra sfida ha come sfondo la «sua» Firenze.
«Vorrei insegnare ai bambini a divertirsi inseguendo un pallone. L’idea è quella di creare un’Accademia del calcio con strutture in tanti quartieri della città. Pensate che bello scoprire un altro Antognoni».
Guardando alla nostra serie A chi è il suo erede?
«Mi sono rivisto nel primo Kakà, penso di avere molti punti in comune con Aquilani e mi piacerebbe che Bonaventura completasse il suo percorso di crescita diventando un grande numero 10».
Razza in via di estinzione.
«Gli allenatori italiani non amano il trequartista. I giocatori di talento diventano seconde punte alla Cassano o attaccanti esterni tipo El Shaarawy. Ci vorrebbe più coraggio. I 10 sono sinonimo di calcio spettacolo».
Tre campioni per i quali pagherebbe volentieri il prezzo del biglietto?
«Messi e Cristiano Ronaldo. Poi, ho un debole per Pjanic».
In qualità di accompagnatore delle nazionali giovanili quali sono i tre talenti dal futuro garantito?
«Destro, De Sciglio e Verratti».
Il nostro calcio vive un momento difficile.
«Abbiamo perso potere d’acquisto. Prendete la Juve, ha una squadra fortissima. Ma a giugno potrebbe essere obbligata a cedere Pogba. Davanti a un’offerta vicina ai 100 milioni il calcio italiano deve alzare bandiera bianca. Una volta eravamo noi a comprare Ronaldo, Falcao, Zico, Platini, Maradona. Comunque complimenti alla Juve per aver acquistato Tevez, è roba da brividi eppure era “in liquidazione”».
Torniamo alla Nazionale e al Mondiale in Brasile.
«Possiamo arrivare tra i primi quattro. Avete visto Buffon? Non invecchia mai, sembra Zoff. È un fenomeno. La difesa è forte, a centrocampo abbiamo un altro vecchietto indistruttibile come Pirlo e tanti altri giocatori di valore internazionale. Dobbiamo sperare in due cose: la crescita di Balotelli e il recupero di Rossi, il campione che può fare la differenza. Vi garantisco che Brasile, Spagna e Argentina sperano di incontrarci il più tardi possibile. A proposito, in chiave Brasile attenti a Totti. È come il vino: più invecchia, più migliora».
Antognoni e la Fiorentina.
«Sono fuori dal giro viola da 13 anni. Non c’è stato feeling con la famiglia Della Valle e non capisco perché. Avevo chiesto ad Andrea di dedicarmi il tempo di un caffè. Non mi sembrava di chiedere la luna. Invece, niente. Pazienza. Auguro ai viola di vincere la Coppa Italia. Sogno un duello tra Gomez e Rossi contro Higuain e Hamsik. Gol garantiti».
È stato Renzi a volere che Firenze le consegnasse le chiavi della città.
«Matteo è un vero numero 10. Ha classe, sa inventare il colpo decisivo e ha il carisma dei campioni. Aiuterà il Paese a uscire dalla crisi. Vedrete che aiuterà anche lo sport. Abbiamo bisogno di nuovi stadi. È il momento di avere coraggio. Bisogna combattere il razzismo ma riportare i bambini alle partite. La moviola in campo deve essere oggetto di un dibattito aperto a 360 gradi». Così parlò Giancarlo Antognoni, un 60enne con l’entusiasmo di un giovanotto.