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 2014  marzo 31 Lunedì calendario

CAOS STAMINA, ORA UN GIUDICE ORDINA LO STOP DELLE INFUSIONI


Fermate tutto a Brescia. Negli Spedali Civili scatta il divieto di coltivare cellule secondo il presunto metodo Stamina e di infonderle nei pazienti in lista d’attesa. E per i medici sparsi in tutta Italia che finora hanno prescritto il misterioso cocktail cellulare di Vannoni e i suoi arriva la denuncia penale e il rinvio a sanzioni disciplinari da parte dell’Ordine dei Medici.
Una doppia bomba, perché a lanciarla non è uno dei tanti pazienti che si è sentito raggirato dalla Stamina Foundation, ma il Tribunale ordinario di Torino, con un’ordinanza sui “medici ciarlatani”, resa nota solo in parte nei giorni scorsi ma coperta da alcuni omissis, che abbiamo potuto leggere e destinati a scatenare nuove polemiche.
Uno di questi è da far tremare i polsi a più di un camice bianco. Nel respingere la richiesta dei genitori di sottoporre il proprio figlio al trattamento Stamina, il giudice di Torino infatti «ordina alla cancelleria di trasmettere questa ordinanza alla Procura della Repubblica di Torino, nonché agli Ordini dei medici della provincia dei medici X (qui l’omissis resta), per la valutazione dei medesimi sul piano penale e disciplinare», si legge nel decreto di rigetto. In pratica una denuncia, già depositata sul tavolo del Procuratore Guariniello, che sta per rinviare a giudizio i protagonisti della vicenda, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e alla somministrazione di farmaci pericolosi, per arrivare all’esercizio abusivo della professione medica e di biologo. Accuse alle quali se ne potranno ora aggiungere altre a carico dei medici prescrittori del “metodo Vannoni”.
Ma il decreto di rigetto del Tribunale torinese blocca anche qualsiasi attività di Stamina nell’ospedale bresciano. Il punto sette dell’ultima pagina del provvedimento afferma che l’ordinanza e la diffida Aifa (l’Agenzia ministeriale del farmaco) di maggio e novembre 2012 «sono provvedimenti pienamente legittimi, ampiamente motivati e fondati su rilevanti accertamenti ispettivi e specialistici» e che «non sussistono le condizioni giuridiche per la loro disapplicazione».
Quindi non sono più efficaci le ordinanze sin qui emanate da Tar e giudici del lavoro, che appunto aggiravano i provvedimenti Aifa che bloccavano la produzione e la somministrazione di cellule Stamina a Brescia. Una decisione assunta dopo un’ispezione della stessa Agenzia del farmaco, condotta con i carabinieri dei Nas, che a maggio del 2012 rilevarono una montagna di irregolarità nei laboratori degli Spedali Civili.
Prima di tutto il laboratorio risultava «assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale, sia per le cattive condizioni di manutenzione e pulizia». E poi quella coltivazione cellulare non avrebbe contenuto nemmeno staminali, ma sostanze ignote ai medici che le iniettavano senza alcun protocollo. A considerazioni identiche arriverà anche il primo comitato di esperti nominato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per il quale le infusioni altro non sarebbero state che un pericoloso cocktail di cellule, detriti ossei e tracce di sangue.
Aifa e Nas rivelavano inoltre la mancata tracciabilità dei materiali trattati, con relativi rischi per i pazienti. Mentre i parere del comitato etico bresciano avrebbero autorizzato i trattamenti senza considerarne l’opportunità.
Tutte irregolarità che hanno ora spinto il Tribunale di Torino a mettere la parola fine all’esperienza di Vannoni e i suoi a Brescia. A meno che non arrivi qualche altro Tribunale a rovesciare nuovamente la frittata.