Andrea Greco, Affari&Finanza 31/3/2014, 31 marzo 2014
BANCA INTESA E UNICREDIT FRATELLI NON GEMELLI
Trova analogie e differenze. I piani strategici di Unicredit e Intesa Sanpaolo, ravvicinati e dopo tre anni di navigazione “a vista”, sono fratelli ma non gemelli. Entrambe le banche hanno chiuso il 2013 con perdite miliardarie, per svalutazioni di avviamenti (goodwill, oggi non più good) e più riserve su crediti. Entrambe incrementeranno la redditività oltre il 10%. Entrambe hanno avviato forme di segregazione interna sui crediti difficili (da 87 miliardi la prima, da 46 la seconda), per migliorarli e ridurli drasticamente. Fine delle similitudini. Intesa Sanpaolo, partita da una migliore qualità del credito, non ha dovuto stanziare i 13,7 miliardi di Unicredit, che però oggi vanta un 52% di copertura dei crediti deteriorati (contro il 46% di Ca’ de Sass). Il gruppo di Carlo Messina si fa forte di un patrimonio al 12,3% (Common equity), che garantisce un cuscinetto da una decina di miliardi di capitale eccedente con cui mettersi al riparo dal severo doppio esame della Bce. Sempre usando il capitale - nel chiudere 800 filiali - Messina continuerà a stipendiare 4.500 dipendenti da “riqualificare”. Il gruppo di Federico Ghizzoni ha invece un patrimonio primario del 9,4% che proietta al 10% a fine piano, pertanto spingerà sulla leva dei costi, salutando 8.500 dipendenti al 2018. Detto che simili piani vanno giudicati ex post (e i precedenti due furono travolti dalla crisi sovrana), finora la Borsa li ha premiati entrambi.