Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 31 Lunedì calendario

AFFARI TUTTO L’HI-TECH MINUTO PER MINUTO


Ogni 60 secondi, Apple guadagna più di 70 mila dollari e Twitter ne perde circa 1.200. Cifre da tavolo da gioco, ma le scommesse in questo caso contano poco: per capire l’andamento dei colossi del tech basta dare un’occhiata ai bilanci e armarsi di calcolatrice.
Lo ha fatto la società di online marketing Distilled, ricavandone la classifica dei guadagni delle aziende leader della tecnologia. Basta scorrere la lista per capire chi, al di là di promesse e proclami, ha davvero trovato un buon modello di business e chi invece ancora arranca. Ai vertici, sia per ricavi che per profitti, ci sono gli eterni rivali Apple e Samsung. Cupertino ha meno entrate ma guadagni più alti: arriva a 70 mila dollari al minuto su un totale di 325 mila, mentre i rivali sudcoreani accumulano oltre 400 mila dollari ogni 60 secondi guadagnandone però «solo» 54 mila. Dati che tappano la bocca a chi accusa le due aziende, per motivi opposti (Apple di non reggere i ritmi di innovazione dell’era Jobs, Samsung di non saper cavalcare i successi di vendita), di andare a rilento. Le trimestrali raccontano storie diverse: nel secondo trimestre 2013, per la prima volta da 10 anni, la società guidata da Tim Cook ha registrato un utile netto in calo.

Risultati
Al terzo e quarto posto della classifica ci sono invece due aziende che di rado vengono accostate: la vecchia Microsoft e la più vivace Google. I volumi delle entrate sono simili, ma Redmont guadagna 41 mila dollari al minuto, il doppio di Mountain View. Un buon risultato? Non per la società guidata da Satya Nadella, che ambisce a tornare ai vertici e a sfidare Apple e Samsung che invece, ora, stanno una spanna sopra. Ma considerando il rapporto tra i due indici Microsoft può stare tranquilla: i guadagni sono un terzo delle entrate, mentre per Apple sono poco meno di 1/5 e per Samsung 1/7.
Pure Google non è soddisfatta dei risultati: il cambio di passo è arrivato tre anni fa con il ritorno di Larry Page al vertice della società, una scelta fatta per provare a ritornare allo spirito (e allo slancio) delle origini dopo i dieci anni sotto la guida di Eric Schmidt. Poi c’è il «caso» Hp: per quanto riguarda le entrate la multinazionale arriva dopo Apple con quasi 214 mila dollari al minuto, ma per quanto concerne i guadagni sfiora i 10 mila dollari. Colpa della scarsa innovazione, o del fatto che rispetto alle rivali ha orizzonti più ristretti? Subito dopo infatti c’è eBay, società nata e cresciuta online : le sue entrate (30 mila dollari al minuto) sono sette volte più piccole di quelle di Hp, ma i guadagni sono la metà (5 mila dollari). La prima produce notebook e stampanti, la seconda ha il suo core business in una piattaforma web : ecco perché un’azienda nata nel 1939 finisce accanto a una lanciata nel 1995. Pure Facebook e Sony finiscono vicine per quanto riguarda i guadagni, malgrado la seconda abbia mezzo secolo di storia imprenditoriale in più alle spalle. Confrontando i profitti con i ricavi, però, non c’è paragone possibile: il rapporto tra i due dati è di 1/5 per il social di Zuckerberg e di 1/65 per la società cinese.

Il nodo di Jeff
Peggio del gruppo guidato da Kazuo Hirai c’è solo Amazon, che guadagna 1.417 dollari al minuto: 1/100 delle entrate, che sono pari a 141.651 dollari. Quello degli utili è un problema che attanaglia da sempre il gruppo di Jeff Bezos: basterebbe aumentare i costi di prodotti e servizi, ma per ora non se ne parla. Il piano di Bezos è far crescere Amazon fino a farne la leader mondiale e solo dopo mettere in moto il meccanismo di guadagno. Perciò, anche se i dati la relegano in fondo alla classifica, per gli analisti resta una delle più promettenti.
Diverso il caso di Yahoo!: i guadagni bassi (e i costi alti) sono anche la conseguenza di restyling , acquisizioni e piattaforme rimesse a nuovo sotto la guida di Marissa Mayer. Per rilanciare l’azienda in crisi da anni la ceo ha deciso di partire da lì, ma ci vorrà un po’ per vedere gli effetti della cura.
In coda alla classifica, infine, ci sono due social. LinkedIn, con 51 dollari di guadagno al minuto per 2.908 di entrate, ha ancora ampi margini di miglioramento. Mentre Twitter, a dispetto delle potenzialità e della fiducia dei mercati, è la vera pecora nera del gruppo: è l’unico colosso del tech che ogni 60 secondi non guadagna nemmeno un dollaro, ma anzi ne perde 1.228. Quasi quanto le entrate, che arrivano a 1.265 dollari al minuto. Ma è già un risultato: nato senza modello di business, per anni il social da 140 caratteri alla voce «entrate» registrava zero.