Camillo Langone, il Giornale 30/3/2014, 30 marzo 2014
COSA VOGLIONO LE DONNE? TANTO SESSO SELVAGGIO
Povero me, poveri noi, poveri tutti i maschi se quello che scrive Daniel Bergner in Che cosa vogliono le donne. Contro i luoghi comuni su sesso e tradimento , libro che Einaudi per la mia tranquillità non avrebbe mai dovuto pubblicare, è anche solo in parte vero. Bergner è un giornalista ovviamente americano che si è preso la briga di intervistare un tot di sessuologhe, altrettanto ovviamente americane, sul tema cruciale del desiderio femminile. Per dare finalmente una risposta alla domanda che un secolo fa si pose Sigmund Freud: «Che cosa vuole una donna?».
Il padre della psicanalisi non ne venne a capo perché non disponeva degli strumenti scientifici odierni, ad esempio gli mancava quel prodigioso sensore chiamato pletismografo, una sorta di macchinetta della verità erotica, un oggettino che le signore sessuologhe inseriscono nelle vagine delle loro cavie umane per misurarne i turbamenti. E poi perché era un maschio. Proprio come Bergner che però, lo dico con grande dispiacere, è un traditore del proprio sesso, un collaborazionista del potere rosa, un seguace del femminismo montante in ogni campo, un signore convinto che la sessuologia sul versante donnesco non ci abbia mai capito nulla in quanto, fino a ieri, feudo maschile incapace di indagare «sull’eros femminile con la necessaria energia». Che magari l’autore ha perfino ragione, chissà. Se lo dice lui e se lo dicono loro, le sessuologhe americane, sarà vero che le donne monogame e romantiche sono soltanto una favola bella che un giorno ci illuse. Giusto, non bisogna rimanere inchiodati ai fidanzatini di Peynet, vecchi stereotipi. Grazie al pletismografo le signore sessuologhe hanno fatto scoperte rivoluzionarie e chi non si aggiorna, chi non si allinea, merita di essere ridicolizzato come chi, oggi, 2014, si attardasse a pensare che i bambini li porti davvero la cicogna. «L’intento di Meredith Chivers» scrive Bergner «era quello di scoprire realtà animali ». E quando animali si cercano, animali fatalmente si trovano. L’eminente studiosa, professoressa alla Queen’s University di Kingston, Ontario (quindi americana nel senso di canadese, non statunitense), per scoprire il segreto dell’eccitazione ha applicato alle sue cavie il maledetto pletismografo proiettando subito dopo immagini di donne con donne, uomini con uomini, uomini con donne, scimmie con scimmie. Il risultato è quanto di più crudo si possa immaginare: «Le volontarie, etero e lesbiche, si eccitavano a ogni scena, compresa quella dell’accoppiamento scimmiesco». Altro che monogame e romantiche. Da questa e da altre recentissime ricerche, basate anche su metodologie diverse, descritte nel libro con dettagli che risparmio al lettore, si evince che lasciate a loro stesse, ai loro quasi mai confessati desideri, le donne sono poligame perfino più degli uomini e apprezzano oltre ogni previsione gli amplessi occasionali e la pornografia. «La libido femminile appare onnivora » dice Bergner che non perde l’occasione per smontare la cosiddetta «psicologia spicciola » secondo la quale «per avere un rapporto sessuale che la soddisfi la donna deve sentirsi a proprio agio, al caldo e in intimità, e soprattutto deve fidarsi della persona con cui sta». Tutte balle, parrebbe. C’è un intero capitolo, intitolato «Il vicolo », che analizza la brama di trovarsi invece al freddo, all’aperto, possedute da uno sconosciuto. «Gli estranei provocavano un afflusso otto volte maggiore », e si sta parlando di afflusso sanguigno ai genitali generato, in laboratorio, dalla proiezione di video espliciti. «Gli amanti di lunga data erano scalzati dagli sconosciuti. Il sesso con estranei suscitava una tempesta». Adesso che ci penso, e non per sminuire il lavoro di Bergner e delle signore sessuologhe, questa dinamica mi sembra di conoscerla da sempre. O almeno dal 1997 quando gli 883 (insomma Max Pezzali) musicarono una regola formulata senza bisogno di pletismografi: «La regola dell’amico non sbaglia mai / se sei amico di una donna non ci combinerai / mai niente, mai». Non servivano tutti questi laboratori per sapere che l’oggetto del desiderio è bene rimanga sempre un po’ oscuro e distante,e che il mistero è il miglior amico dell’amore fisico.
Io personalmente non avevo nessuna fretta che la scienza legittimasse le dicerie dei compagni di scuola più brufolosi sulla zoccolaggine femminile. Questo ridurre gli esseri umani al dato animale mi sconforta. E se c’è del vero preferisco allora un pizzico di menzogna, un velo di misericordiosa ipocrisia. Non ho nessuna voglia di mettermi a discutere l’affermazione della certamente preparatissima professoressa Meana dell’Università del Nevada: «Non solo la monogamia non aiuta la sessualità femminile, ma probabilmente ha un influsso peggiore sulle donne che sugli uomini ». Però conosco la situazione tragica della famiglia in Italia, le coppie che sempre più scoppiano per instabilità sentimentale, i figli che sempre meno nascono per colpa di un nomadismo sessuale che impedisce la fondazione di un futuro. So che urgono angeli del focolare, non povere diavole schiave dei propri desideri.