Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 30/3/2014, 30 marzo 2014
LA STANGATA DA 2.800 MILIARDI MAXITRUFFA (SVENTATA) ALLO IOR
ROMA — Si sono presentati vestiti di tutti punto, alle 9.30 di martedì 11 marzo, alla porta di Sant’Anna. Hanno detto che dovevano andare allo Ior, la banca del Vaticano, dove erano attesi per un’operazione. Al primo controllo con l’istituto, però, nessuno ha confermato l’appuntamento. Allora sono arrivati gli uomini della Gendarmeria e i due signori — un olandese e uno statunitense — hanno fatto il nome di un cardinale. Nuova verifica, nuova smentita. L’olandese aveva con sé una valigetta, da cui sono saltate fuori le fotocopie di titoli di credito per un totale di 2.800 miliardi di euro (la metà in dollari).
Avete letto bene: 2.800 miliardi. Una cifra spropositata, che ha fatto scattare l’allarme, un provvedimento di fermo e — per la prima volta su vicende di questo tipo — l’articolo 22 dei Patti Lateranensi. Quello per cui, su richiesta della Santa Sede, «l’Italia provvede nel suo territorio alla punizione dei delitti commessi nella Città del Vaticano». La Gendarmeria ha chiamato la Guardia di Finanza, e gli investigatori del 1° Gruppo del comando provinciale di Roma hanno svelato la storia di Zvonko Bardik, 68 anni, cittadino olandese di origini malesiane, e Owen Thomas Lennon, nato a New York 54 anni fa. Moderni Totò e Peppino che anziché vendere la Fontana di Trevi volevano succhiare denaro dalla banca del Papa. Attraverso millantate conoscenze o forse con qualche complicità interna, che sarà compito delle autorità vaticane scoprire. Se lo vorranno.
In Italia Bardik e Lennon sono stati denunciati per falso e truffa, dopo che i finanzieri li hanno presi in consegna dai gendarmi della Santa Sede e hanno perquisito la stanza dell’hotel a quattro stelle con vista sulla cupola di San Pietro dove avevano preso alloggio. Trovando le prove della «stangata» organizzata dai due. Innanzitutto gli originali dei titoli per quasi 3.000 miliardi da depositare allo Ior per aprire un conto e — verosimilmente — una linea di credito, ottenere qualche milione (vero) di finanziamento e sparire nel nulla. I «bond» erano emessi dalla società d’investimento canadese Bedford International Financial Group, presieduta e amministrata da Zvonko Berdik, il più anziano della coppia. Al quale erano intestate anche quattro carte di credito (una della Bank of China di Hong Kong) e due libretti di deposito emessi. C’erano inoltre assegni bancari per milioni di dollari intestati ad altre società, nonché timbri e tamponi utili a confezionare tutto quel materiale.
Tra le carte sequestrate, come risulta dal verbale, c’era anche «corrispondenza via mail riguardante il Vaticano» e «una busta di carta di colore bianco contente documentazione relativa ai titoli della Bedford International indirizzata al “Pontefice Francesco” - Stato del Vaticano - Italy, con ricevuta contraddistinta da codice a barre e mittente Owen T. Lennon». Come se l’americano complice dell’olandese avesse scritto direttamente al Papa (o volesse farlo) per rassicurarlo sui titoli da depositare nella sua banca.
Dall’esame delle certificazioni a garanzia dei titoli, redatte in inglese, sono emersi errori grammaticali e contenuti del tutto inverosimili, con riferimenti nientemeno che all’ex presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e suo fratello Bob, entrambi assassinati; oppure a vecchi titoli di Stato emessi da Cina, Usa, Germania e Corea prima della Seconda guerra mondiale. Tutti indizi della truffa, corroborati dai verbali d’interrogatorio di Berdik dopo un suo arresto a Hong Kong del 2012, che l’olandese conservava nella stanza d’albergo. Sul suo nominativo, agli atti dell’Interpol, risultano anche una richiesta del Gambia relativa a una presunta frode, e una della Malesia, avanzata dopo che s’era presentato in una banca locale con proposte sospette.
La denuncia per Berdik e Owen è scattata a piede libero, ed è probabile che «Totò e Peppino» abbiano già lasciato l’Italia per evitare il processo e magari tentare miglior fortuna lontano dal Vaticano. Dove, a parte eventuali complicità, contavano sulla proverbiale riservatezza e circospezione con cui ci si muove dietro quelle mura. Che però s’è sgretolata davanti a un imbroglio troppo evidente.