Morya Longo, Il Sole 24 Ore 29/3/2014, 29 marzo 2014
PIAZZA AFFARI FA IL PIENO DI CAPITALI ESTERI
Quando due giorni fa la Consob ha comunicato che la People’s Bank of China deteneva oltre il 2% di due grandi e strategiche società italiane come Eni ed Enel, la sorpresa è stata grande. Non è infatti consueto vedere una banca centrale investire su mercati azionari così lontani. Invece Larry Fink, numero uno della più grande società di gestione del risparmio al mondo (BlackRock), ha ormai abituato Piazza Affari alle sorprese: negli ultimi mesi con i suoi giganteschi fondi è diventato il primo azionista di UniCredit, il secondo di Intesa Sanpaolo e Mps e ha superato il 10% in Telecom Italia. Praticamente ogni giorno BlackRock annuncia qualche acquisto di azioni italiane. Per non parlare di Poltrona Frau (passata al gruppo americano Haworth) e dei tanti fondi internazionali che comprano le azioni di Mps messe in vendita dalla Fondazione Montepaschi. Il trend appare evidente: la Borsa di Milano è diventata un obiettivo per molti investitori internazionali. Dagli Stati Uniti, fino all’Asia. Passando per la Norvegia.
Rotta su Piazza Affari
Ormai sembra un incubo sbiadito il periodo in cui gli investitori di tutto il mondo scappavano dall’Italia. Sono passati solo due-tre anni dal 2011 e dal 2012, ma guardando Piazza Affari sembra trascorso un secolo. I dati raccolti da S&P Capital IQ parlano chiaro: solo gli investitori statunitensi (tutt’ora i più attivi a sul mercato) hanno ormai a Piazza Affari partecipazioni azionarie intorno a 90 miliardi di euro: da inizio 2013 sono aumentate di quasi il 70%.
I fondi esteri più attivi sono proprio BlackRock (che ha nella Borsa di Milano oltre 20 miliardi di euro), Vanguard (7,9 miliardi) e The Capital Group (6,5%). Ma anche il fondo sovrano norvegese Norges bank (con quasi 6 miliardi) si sta dando da fare in Italia. E, a partire dalla banca centrale di Pechino, anche i cinesi e gli asiatici. «Dall’Asia vediamo un crescente interesse anche verso il mondo dei fondi hedge europei», testimonia Mattia Nocera (consigliere di Global Selection Sgr) in contatto con molti investitori asiatici. Insomma: i capitali arrivano da tutto il mondo.
Opportunismo e geopolitica
I motivi per cui da ogni parte del globo si investe in Italia sono tanti, molti dei quali opportunistici. Se si chiede a uno qualunque di questi soggetti il motivo di tanto interesse per la Penisola, generalmente la risposta suona così: «Perché Piazza Affari è sottovalutata rispetto agli altri listini». Era questa la principale motivazione data lo scorso settembre, in un’intervista al Sole 24 Ore, dal gestore di BlackRock Mike Trudel. In effetti le società a Piazza Affari valgono 15,4 volte gli utili attesi nel 2014 e 12,4 volte i profitti previsti per il 2015. Ben sotto sia la media europea (19,8 volte sugli utili 2014 e 14,6 su quelli del 2015) sia quella di Wall Street (17,2 e 15,9). Insomma: le azioni a Piazza Affari sono relativamente a buon mercato. In un contesto di timida (timidissima) ripresa economica e di abbondante liquidità sui mercati, offrono interessanti opportunità di crescita.
Ma c’è anche dell’altro. I cinesi stanno investendo in Italia (e in generale in Europa) anche per un motivo più strategico: per acquisire tecnologia sofisticata e per ridurre l’esposizione delle loro riserve sul dollaro. È l’opinione di Richard Miratsky, responsabile Corporate Analytical Team dell’agenzia di rating Dagong Europe: «Ci aspettiamo - osserva - una forte crescita del commercio, degli investimenti e degli scambi economici in generale tra Cina ed Europa. Il bisogno di Pechino di acquisire tecnologia sofisticata, di ridurre l’esposizione verso il dollaro e di far fronte alle restrizioni degli Usa sugli investimenti stranieri è di forte sostegno a questa tesi». Insomma: i cinesi investono in Italia (e in Europa in generale) anche per esigenze strategiche. Non solo opportunistiche. Sta di fatto che, in questo contesto, Piazza Affari attira soldi. Ma non è detto che duri.