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 2014  marzo 30 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MORTE DI GERARDO D’AMBROSIO


LASTAMPA.IT
È morto l’ex procuratore capo di Milano Gerardo D’Ambrosio. L’ex magistrato ed ex senatore è deceduto nel pomeriggio al Policlinico di Milano, dopo che le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate.
D’Ambrosio, 83 anni, era originario di Santa Maria a Vico nel Casertano.
Protagonista per decenni delle vicende giudiziarie del Paese, D’Ambrosio ha indagato tra l’altro sul caso Pinelli dopo la strage di Piazza Fontana ed è stato alla guida delle inchieste della stagione di Mani Pulite a Milano, prima di scegliere un’esperienza in politica come senatore del Pd.
Con D’Ambrosio esce di scena quello che fu il punto di riferimento del «pool» giudiziario protagonista delle inchieste sulla politica italiana degli anni Novanta. Con lui lavorarono per anni Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e gli altri pm che guidarono le indagini sulla Tangentopoli della Prima Repubblica.
Dopo la notizia della morte, «immenso rimpianto per le straordinarie qualità professionali e umane» di D’Ambrosio è stato espresso dai magistrati della Procura di Milano. «I magistrati della Procura della Repubblica di Milano - è scritto in una nota firmata dal Procuratore Edmondo Bruti Liberati - si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D’Ambrosio già Procuratore della Repubblica di Milano e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane».

REPUBBLICA.IT
Il magistrato Gerardo D’Ambrosio è morto al Policlinico di Milano, dove era ricoverato. Aveva 83 anni. Malato di cuore da tempo, fu sottoposto ad un trapianto già nel 1991.
D’Ambrosio, originario della provincia di Caserta, è stato il capo del pool di "Mani Pulite" - composto da Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo - e per questo accusato dalla stampa di destra, insieme agli altri, di essere un "comunista". Ma fu anche il giudice che si pronunciò sull’omicidio dell’anarchico Giuseppe Pinelli, nel 1975: per lui il volo dalle stanze della Questura avvenne a causa di un "malore attivo", attirandosi le critiche della famiglia del ferroviere e dei movimenti di quegli anni. Venti anni dopo rispose così: "Quando depositai la sentenza sulla morte di Pinelli, dicendo che non vi era prova di un coinvolgimento dei poliziotti, scrissero che ero fascista. Quando rinviai a giudizio Franco Freda e Giovanni Ventura per piazza Fontana i difensori addirittura mi ricusarono sostenendo che ero socialista".
Politico lo diventò davvero, anni dopo. Prima senatore dei Ds nel 2006, poi ancora nel 2008 (con il Pd), componente della commissione Giustizia. Il suo bilancio personale su Tangentopoli fu che "tra il ’92 e il ’94 siamo stati ingenui: pensavamo che ottenere 1.408 condanne definitive per tangenti bastasse a dare un colpo decisivo alla corruzione. Invece quando abbiamo toccato interessi più forti, ci hanno cambiato le leggi. Contro questa criminalità superiore, in ogni periodo storico, ci vogliono magistrati eccezionalmente capaci, autorevoli e preparati. E anche più coraggiosi".
"Immenso rimpianto per le straordinarie qualità professionali e umane": così lo ricordano i colleghi. "I magistrati della Procura della Repubblica di Milano - è scritto in una nota firmata dal procuratore Edmondo Bruti Liberati - si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D’Ambrosio già procuratore della Repubblica di Milano e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane". Anche il sindaco Giuliano Pisapia piange "un grande amico, simbolo della magistratura, uomo a cui la vita aveva concesso una seconda chance e che aveva saputo sfruttare a beneficio della collettività".
In una delle sue ultime interviste, proprio su Repubblica - era il 22 febbraio scorso - alla domanda se fosse pessimista per il futuro rispose che "la tendenza a cercare la scorciatoia è in qualche modo umana. Ma il nostro Paese ha saputo anche dare dei buoni esempi. Penso
a tutti quei funzionari, alcuni conosciuti e molti oscuri, che hanno servito lo Stato in maniera integerrima per anni, per decenni. Riscoprire il valore educativo dell’integrità: sarebbe quella la soluzione". E chissà, forse in qualche modo stava parlando anche di sé.

INTERVISTA A REPUBBLICA DEL 13 FEBBRAIO 2006
ROMA - "Berlusconi è un pericolo per la
democrazia. Basta guardare la riforma costituzionale che rafforza enormemente i poteri del premier. Siamo in pericolo di dittatura? Le cose non ritornano mai alla stessa maniera, ma il governo ha una maggioranza talmente schiacciante che può incedere troppo". Lo ha affermato l’ex magistrato del pool Mani pulite ed ex procuratore generale di Milano Gerardo D’Ambrosio in un’intervista a Canale Italia, la prima concessa da quando ha accettato di candidarsi alle prossime elezioni politiche con i Ds.
"Berlusconi - ha aggiunto il magistrato in pensione - è in guerra contro la magistratura sin dal 1994. Per fare un esempio di quanto grave sia il pericolo, basti pensare che egli prese un componente del pool lo candidò per Forza Italia e lo utilizzò per tutta la campagna elettorale in funzione contraria all’operato del pool".
Alle parole di D’Ambrosio ha replicato con durezza Sandro Bondi di Forza Italia. "Il dottor D’Ambrosio ha preso parte nel ’94 ad un attentato contro la Costituzione. Con le dichiarazioni di questa sera - ha commentato il coordinatore del partito di Berlusconi - e con la sua decisione di candidarsi nelle liste dei Ds mette soltanto la firma ad un progetto politico antidemocratico che si propone di agire anche per il futuro".
Parlando ancora delle riforme costituzionali, D’Ambrosio ha poi ricordato che "il referendum è dietro l’angolo". "La nostra Costituzione - ha aggiunto - prevedeva che venisse modificata un po’ alla volta. Non è che si prende un articolo della Costituzione, ma si prende tutto il complesso della Costituzione e lo si trasforma, tradendone quei principi fondamentali scritti dai padri costituenti. La dimostrazione evidente di questo tradimento sta nel fatto che il primo promotore del referendum è stato proprio il presidente Scalfaro, che era uno dei partecipanti della Prima Costituente". "Se passa questa "riforma" - ha messo ancora in guardia l’ex procuratore - il nostro ordinamento non sarà più una Repubblica parlamentare ma qualcosa di diverso, visto che risulteranno estremamente rafforzati i poteri del Presidente. Non è affatto un bene".
D’Ambrosio si è soffermato anche sulle polemiche sollevate dalla presenza dei giudici in politica. "Credo - ha spiegato il futuro candidato della Quercia - che un magistrato che sceglie di candidarsi e di fare politica non debba più rientrare in magistratura. Nel mio caso il problema non si pone, perché sono in pensione da anni, dal 2002 per l’esattezza".
"Ci sono cittadini - ha detto ancora D’Ambrosio - che mi incontrano, mi salutano, mi chiedono consiglio anche per questioni loro personali. Questo è appagante. Sono sempre stato disponibile; quando ero in servizio, rispondevo anche al telefono alle richieste per venire incontro esigenze dei cittadini. Qualcuno di loro mi ha anche consigliato cosa fare per rendere la città più sicura".
(13 febbraio 2006)

INTERVISTA DEL 21 SETTEMBRE 2000 («TANGENTOPOLI NON È FINITA)
MILANO - Tangentopoli non è finita, tutto il contrario. "Il problema della corruzione c’è sempre: se i risultati sono nettamente inferiori al periodo d’oro, quello di Mani Pulite, è solo perché si sono creati gli anticorpi, è stato fatto tesoro dell’esperienza di quegli anni per sottrarsi alle indagini. Non arrivano quasi più input dall’esterno per collaborare alla ricerca della verità". L’autore di quest’amaro bilancio è Gerardo D’Ambrosio, procuratore della Repubblica, commentando i risultati di quest’ultima inchiesta. "Non stiamo con le mani in mano - aggiunge - . L’attenzione della Procura è sempre molto viva sui problemi legati al rispetto dei principi di legalità, e soprattutto ai reati contro la pubblica amministrazione".
Ma sono aumentati gli ostacoli frapposti lungo la strada della giustizia. "Le indagini per noi sono sempre più difficili, tanto da ingenerare negli indagati la speranza di restare impuniti perché l’apparato della giustizia non riesce a portare a termine i processi prima delle prescrizioni". Per risolvere il problema "sarebbe opportuno un intervento del legislatore per stabilire che il gioco delle attenuanti non ha influenza sui termini della prescrizione. Questo sia perché ci sarebbe una maggiore collaborazione, sia perché ci sarebbe un maggior ricorso ai riti alternativi e quindi meno ingolfamento della giustizia".

D’AMBROSIO INTERVISTATO IN UN VIDEO DA ANTONIO CASTALDO DEL CDS
«SENZA DI PIETRO UN’INDAGINE COSI’ NON SI POTEVA FARE»
«UNA GRANDE OCCASIONE PERDUTA. PERCHE IN UN PRTIMO MOMENTO CI FUR LE CRITICHE MA POI IL PACCHETTO CONSO IN CUI SI CERCO CON IL PRETESTO CHE ERA LO STESSO POOL A CHIEDERE UNA SOLUZIONE POLITICA DI DEPENALIZZARE L’INTERESSE PRIV IN ATTI D’UFF ED ELEVARE LIMITE PATTEGGIAMENTO E QUINDI PER QUANTO RIGUARDA CORRUZ E CONCUSSIONE. NOI DOVEMMO FARE UN COMUNICATO PER DIRE CHE NOI, POTEVANO FARE QUELLO CHE VOLEVANO, MA NOI NON C’ENTRAVAMO NIENTE. TANT’È VERO CHE QS PROVVEDIMENTI FURONO RITIRATI.

3.200 INDAGATI
1.281 CONDANNE
10 MILA MILIARDI DI COSTI
3.609 MLD DI REATI FISCALI

CORRIERE DELLA SERA
È deceduto Gerardo D’Ambrosio, uno dei maggiori protagonisti della stagione milanese di Mani Pulite all’inizio degli anni Novanta. D’Ambrosio, 83 anni, è stato il procuratore capo della Procura milanese dal 1999 al 2002, ma già nel 1992 era parte attiva nel pool di magistrati che si occupava di Tangentopoli sotto la guida dell’allora procuratore capo Francesco Saverio Borrelli. «È una cosa che mi sconvolge e scombussola», ha detto ai microfoni di RaiNews24 Gherardo Colombo, ex magistrato Mani Pulite dopo la diffusione della notizia del decesso di D’Ambrosio.
Caso Pinelli
D’Ambrosio legò il suo nome anche al processo contro il commissario Calabresi per la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli avvenuta nella questura di Milano nel corso delle indagini per la strage di piazza Fontana nel dicembre 1969. L’inchiesta sulla morte di Pinelli, nella quale era indagato il commissario Luigi Calabresi, fu chiusa dal giudice istruttore D’Ambrosio escludendo l’ipotesi di omicidio. Questa decisione lo rese inviso a larghi settori dell’estrema sinistra.
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Gerardo D’Ambrosio, da Piazza Fontana al Parlamento
Senatore
Nel 2002 andò in pensione e nel 2006 venne eletto al Senato nelle liste dei Democratici di sinistra per la Lombardia. Seggio che venne confermato anche nelle elezioni del 2008 per il Pd. Tra le sue opere La giustizia ingiusta (Rizzoli, 2005) e Il Belpaese. L’Italia che ho vissuto (Carte scoperte, 2011). D’Ambrosio era nato a Santa Maria Vico, in provincia di Caserta, il 29 novembre 1930. Nel 1991 venne sottoposto a un trapianto di cuore. Il decesso è avvenuto all’ospedale Policlinico di Milano dove era ricoverato era ricoverato da due giorni nel reparto di medicina d’urgenza per una gravissima insufficienza cardio-respiratoria.
«Mani Pulite finì mentre stava per affrontare il passaggio più impegnativo nella lotta al malaffare e alle sue connessioni con la politica. La magistratura fu messa al centro di un vortice tremendo in cui la parola d’ordine era una sola: sono i giudici i criminali, quella parola d’ordine ci fu sistemata sulla testa come una lapide»

La biografia
Laureato in giurisprudenza a Napoli nel 1952, entrò in Magistratura cinque anni dopo, dapprima venne assegnato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola, in seguito venne trasferito al Tribunale di Voghera. Al Tribunale di Milano entrò come pretore civile, incarico che mantenne per cinque anni, poi divenne giudice istruttore penale conducendo l’istruttoria nel processo per piazza Fontana. Nel 1981 venne assegnato alla Procura Generale di Milano con funzione di sostituto procuratore generale, incarico che mantenne per otto anni e durante il quale sostenne l’accusa nel processo per lo scandalo petroli. Nel 1989 divenne procuratore aggiunto nel capoluogo lombardo, dirigendo il Dipartimento criminalità organizzata e dal 1991 quello dei reati contro la pubblica amministrazione. Dal 1992 la grande popolarità quando entrò nel pool di Mani Pulite. Dal 1999 fu procuratore capo di Milano e nel 2002 andò in pensione. «Immenso rimpianto per le straordinarie qualità professionali e umane». Così i magistrati della Procura della Repubblica di Milano ricordano D’Ambrosio. «I magistrati della Procura della Repubblica di Milano», è scritto in una nota firmata dal Procuratore Edmondo Bruti Liberati, «si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di Gerardo D’Ambrosio e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane».